Il contratto di servizio della RAI non consente affatto al Governo di
svolgere istruttorie sui contenuti di una trasmissione di informazione,
né di chiederne ragione ai vertici della RAI, né di promuovere
l’intervento dell’AGCOM. L’art. 39 del contratto fa salve le competenze
delle altre istituzioni.
Anche di recente, con la sentenza n. 69 del
13 marzo 2009, relativa al caso Petroni, la Corte Costituzionale ha
escluso qualsiasi possibilità di interferenza governativa sulla
gestione editoriale della RAI ed ha affermato che la Commissione
parlamentare di vigilanza ha il compito di mantenere gli amministratori
della concessionaria al riparo da pressioni e condizionamenti.
Fermo
restando che Santoro ha aperto la sua trasmissione a tutte le voci, va
ricordato che nella stessa sentenza della Corte Costituzionale si
legge: “l’imparzialità e l’obiettività dell’informazione possono essere
garantite solo dal pluralismo delle fonti e degli orientamenti ideali,
culturali e politici, nella difficoltà che le notizie ed i contenuti
dei programmi siano, in sé e per sé, sempre e comunque obiettivi”.
Quanto
alla possibilità di intervento dell’AGCOM in materia, la stessa RAI
l’ha negata, ricorrendo al Tribunale Amministrativo Regionale nel marzo
2009 contro le misure sanzionatorie applicate dall’Autorità per i
programmi di Fazio e di Santoro.
L’iniziativa di Scaiola e
Romani si presenta quindi come un tentativo di risuscitare il
Minculpop, introducendo nel nostro ordinamento meccanismi censori
contrari alla Costituzione ed ai trattati europei.
Riportiamo l'intervento dell'Avvocato Domenico D'Amati sulla volontà di di intervenire contro Annozero manifestata dai ministri Scajola e Romani. Come leggerete le intenzioni del Governo non solo si collocano al di fuori di ogni prassi istituzionale, ma sono in aperta violazione dei dettami costituzionali, così come già stabilito dalla Consulta.