Silvio Berlusconi

di Stefan Ulrich - Sueddeutsche Zeitung - (traduzione dal tedesco di José F. Padova) - 29/05/2009
Il premier italiano è braccato per sue quisquilie private, eppure le colpe del politico Berlusconi non si limitano al mondo dell’erotismo – esse sono molto più imponenti.

Al Capone, il boss della malavita di Chicago, si era reso colpevole di molti delitti capitali, prima che la giustizia potesse impacchettarlo per delitti relativamente più piccoli: per evasione fiscale e riciclaggio di denaro.

L’opposizione italiana nel suo conflitto con Silvio Berlusconi si basa attualmente su una strategia di questo tipo. Incalza il premier non per i suoi peccati politici, ma per supposti vizi privati. Una possibile tresca con una aspirante show-girl dovrebbe fermare il capo del governo.

Eppure il rapporto del premier con la giovanissima signorina Noemi per il destino dell’Italia è irrilevante. E irrilevante potrebbe anche diventare l’opposizione di sinistra se va avanti come adesso.

Le colpe del politico Berlusconi non sorgono nel settore dell’erotismo. Mlto peggio, il “Cavaliere” ha infranto lo Stato di diritto italiano, la democrazia e il principio della pluralità dei media, che è il fondamento di una nazione sana, moderna e fiorente.

Negli ultimi giorni Berlusconi ha nuovamente attaccato lo Stato di diritto, sotto la forma della giustizia, in un modo che veramente dovrebbe chiamare in causa l’Unione Europea. Egli ha insultato i giudici come estremisti di sinistra e ha loro rinfacciato di emettere giudizi in anticipo, soltanto perché hanno condannato uno dei suoi avvocati per corruzione. Nondimeno Berlusconi stesso avrebbe dovuto temere una condanna, se non avesse fatto disporre la propria immunità come premier dalla sua maggioranza parlamentare.

Come Berlusconi si ponga nei confronti della democrazia lo dimostra il suo rapporto con l’opposizione. Chi vota a sinistra è spinto da odio e invidia, queste e altre simili affermazioni parlano da sé. Il premier dirige i propri partiti, dapprima Forza Italia e adesso il Popolo della libertà, in modo carismatico-autoritario, come fossero sua proprietà privata.

Come capo del governo si atteggia a dirigente d’azienda, che gestisce gli affari secondo il principio dell’autoritarismo e dell’obbedienza. Adesso cerca anche di mettere il popolo contro il Parlamento, per ristrutturare la Costituzione secondo i suoi desideri. Simili metodi di dominio plebiscitario sono pericolosi, la storia lo dimostra.

Berlusconi però ha commesso la nefandezza più grave nel campo della libertà dei mezzi di comunicazione. Grazie alle sue impressionanti capacità imprenditoriali e alla sua attitudine politica è riuscito a costituire un impero dell’informazione, dell’opinione e dell’intrattenimento, che comprende giornali, settimanali, aziende produttrici di film e soprattutto le reti più importanti della televisione privata.

Da decenni questo impero esercita la sua influenza sugli italiani – e così cambia la società. Spettacoli da sgargianti a volgari, sfrenatezza, avidità consumistica e opportunismo vengono rappresentati come normalità – o come desiderabile condizione di vita. In questo è immagine guida il vecchio presentatore e charmeur, che si fa svolazzare intorno le stelline della TV e distribuisce al popolo premi e doni, allo stesso modo del Cavaliere.

Berlusconi ha allevato il popolo dei suoi elettori con le sue reti televisive. A questo la sinistra italiana si è opposta troppo poco. Ha mancato soprattutto nella difesa di un panorama mediatico pluralista. Per questo motivo essa deve oggi pietosamente aggrapparsi a Noemi.

Altrettanto hanno mancato le destre borghesi, i democristiani e le elite conservatrici. Come hanno potuto accettare che Berlusconi diventasse la loro faccia, la loro voce e alla fine il loro dominatore? Perché non hanno costituito alcuna attendibile forza antagonista, che fosse degna erede della grande nazione italiana, ricca di cultura, di livello europeo? Tutta l’Europa dovrebbe porsi questa domanda. L’evoluzione dell’Italia è sotto il segno della sventura. Essa dimostra quanto siano cagionevoli le società moderne, quando permettono che un uomo raggiunga una forza mediatica di enormi proporzioni.

Testo originale:

http://www.sueddeutsche.de/politik/407/469959/text/

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