Intervista a Thiphane Lagarde portavoce e copresidente dell'Associazione " 269 LIBERATION ANIMALE

di Thiphane Lagarde - 269 LIBERATION ANIMALE - 13/02/2019

"269 LIBERATION ANIMALE “ E’ UN ASSOCIAZIONE ANTISPECISTA CREATA NEL 2016 E CHE HA SEDE A LYON , FRANCIA. LOTTA PER LA LIBERAZIONE ANIMALE ATTRAVERSO UN ATTIVISMO OFFENSIVO BASATO SU AZIONI DIRETTE E LA CIVILE DISOBBEDIENZA.

( Traduzione delle parti più importanti dell’intervista di Tiphane Lagarde,giurista, portavoce e copresidente dell’associazione alla rivista Ballast , dal giornalista M. Emery)

“L’ANTISPECISMO E IL SOCIALISMO SONO STRETTAMENTE LEGATI.

Lo spirito di ciascuno , e di qualsiasi sforzo in vista di un miglioramento della nostra società si basa esclusivamente sulla credenza che un “mondo migliore” non solo sia augurabile, ma realizzabile nel breve o nel lungo periodo (altrimenti perchè militare?) ....................E pertanto avrei voluto rispondere che sono certa che nel 2057 l’umanità avrà a cuore la giustizia e che i menu dei ristoranti saranno epurati da cadaveri di individui senzienti.

Ma l’orientamento attuale del movimento animalista - che con difficoltà si concretizza come una vera forza d’opposizione , perseguendo obiettivi politici che rischiano di annullare il suo potenziale scopo contestatario, a causa di una istituzionalizzazione precoce e sopratutto a causa di un abile recupero orchestrato dalle lobby della carne- non fa presagire un risultato così rapido.

D. NESSUN OTTIMISMO MOBILITANTE DUNQUE?

R ---Sono stupefatta di constatare che malgrado la deteriorata situazione degli animali non-umani - che non sono mai stati così sfruttati e massacrati - i vegani e più in genere i difensori degli animali sono , nella maggioranza, in piena contraddizione. Essi sovrastimano il significato delle riforme, in sostanza molto poche e puramente simboliche per gli animali, senza rendersi conto ciò che è inquietante a livello globale. Essi sottostimano il ruolo dell’industria e dello Stato che difende una società basata sullo sfruttamento animale e le grandi ONG animaliste finiscono per essere integrate dal sistema collaborando con una industria consapevole che la contestazione che affrontano può essere assorbita dalla associazioni stesse e dalla propaganda di una carne e di una morte “etica”.

Per ignoranza e per lassismo , un vento di moderazione soffia sull’animalismo: i militanti rifiutano in massa l’uso della strategia offensiva come disobidienza civile e l‘azione diretta .......

.I blocchi e le occupazione di mattattoi che organizza l’associazione , permette di intravedere un nuovo obiettivo: l ’industria specista , e non più solo i consumatori.

.....Resistere non più simbolicamente ma fisicamente ,intervenire per DISTURBARE I MASSACRI LA DOVE HANNO LUOGO, LA DOVE SI DECIDONO , è un atto indispensabile: da l’idea davvero della determinazione di un movimento che vuole vincere la causa..

D. DA QUALCHE ANNO , LA QUESTIONE ANIMALE, SI E’ RITAGLIATA UN POSTO NON DA POCO NEL DIBATTITI CHE AGITANO LA NOSTRA SOCIETA’. CIO’ NON SIGNIFICA FORSE CHE SIA L’INIZIO PROMETTENTE DI UNA PRESA DI COSCIENZA COLLETTIVA E CONCRETA?

R. Dopo la forte emozione suscitata dai video dell’associazione L214 , si è avuto a livello editoriale una maggiore produzione sulla questione animale così come a livello di stampa. Vi si legge l’avvenimento di una rivoluzione vegana . L’ossessione del consumismo ha portato ad una presa di coscienza piuttosto che al passaggio all’azione, mettendo in prima linea il veganismo , con particolare attenzione a questo piuttosto che alla sorte degli oppressi. L’associazione che io rappresento è sistematicamente fustigata a causa del suo incoraggiamento per una nuova strategia più offensiva.Le modalità di azione attuale non ha l’ambizione di arrivare alla liberazione completa degli animali non umani dall’oppressione, ma piuttosto di promuovere l’esistenza di alternative vegane nei luoghi dove avvengono le consumazioni, e nei ristoranti.

D. VOI PARLATE SEMPRE DI SCONFITTA DEI MILITANTI DELLA CAUSA ANIMALE.

R. Si. La scelta delle strategie sperimentate ad oggi non si sono rivelate efficaci. Non ci sbagliamo: l’offerta sempre maggiore dei prodotti vegani ( nei supermercati ed altri luoghi di consumo) non corrisponde a nessun segno di un miglioramento delle condizione degli animali, ma solo delle nostre condizioni di vegani.....La sola questione che ha un senso è sapere se il numero degli animali uccisi diminuisce; ma dal momento che il sistema specista non ha vacillato quantitativamente, è una sconfitta che va constatata... e sopratutto ammetterlo, se uno accetta di mettersi dalla parte degli oppressi,. L’approccio scientifico delle cifre fornisce un risultato senza appello. In Francia i dati del Ministero dell’Agricoltura non registrano nessun abbassamento della produzione e del consumo della carne , in Francia i consumatori comprano un po meno carne rossa , ma ne acquistano di più di quella dei polli.... La situazione è allarmante .

LO SFRUTTAMENTO ANIMALE E’ IN CRESCITA ESPONENZIALE A LIVELLO MONDIALE E NIENTE CAMBIERA’ SENZA UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE STRUTTURALE.

Poichè non abbiamo cambiato nessun metodo e oggi regna una omogenizzazione strategica dettata dalle grandi associazioni animaliste , niente fa presagire che i prossimi 40 anni saranno più promettenti.....

D. DA CIO’ LA VOSTRA VOLONTA’ DI SPOSTARE LA CONTESTAZIONE SUL TERRENO DELL’AZIONE DIRETTA, LEGALE O MENO ?

R. Dobbiamo secondo me porre urgentemente la questione delle specismo, cambiare pagina criticando ed attaccando le industrie e le istituzioni, e sopratutto superare la cultura legale del movimento animalista diventata totalmente inoffensiva. , un movimento da formare che persegue obiettivi politici.La scelta di opporsi o meno allo sfruttamento animale (o ad altre forme di dominio) è tutt’oggi vissuta dell’opinione pubblica come come una semplice preferenza di gusto . I militanti non riescono a capire il sistema che dicono voler combattere : lo specismo sottointende le istituzione sociali. economiche , giuridiche e politiche. L ‘attivismo si limita oggi ad un appello alla virtu di noi cittadini, come scelta principalmente individuale e alla colpevolizzazione dei non- vegani.

D. SI DOVRA’ ALLORA PRENDERE DI MIRA LE STRUTTURE E NON CERCARE DI COSCIENTIZZARE I CONSUMATORI IGNORANTI?

R. Si dimentica che ciò che ci distingue fondamentalmente dalle altre lotte legali, è la presenza di un interesse economico che è alla base dello specismo. . Difronte ad un tale nemico, il boicottaggio massiccio, e le vie classiche della protesta non possono essere sufficenti. Ciò implica che l’obiettivo che ci dobbiamo porre non sono soltanto i cittadini, ma lo Stato e le grandi imprese.Ma le grandi associazioni animaliste si muovono tutte sullo stesso piano: inchieste politiche, educative , campagne pubblicitarie e manifestazioni di piazza. .........L’azione diretta può rappresentare la strategia più efficace per politicizzare la questione animale. Sottostimiamo questo tipo di comunicazione pubblica, ma l’azione diretta è un potente strumento per imporre questa questione all’interno della società.

A proposito dell’intervista con il demografo Emmanuel Todd, la Lagarde lo definisce une degli intellettuali che vogliano in tutte le maniere conservare il potere del “dominio” .Sarebbe l’ora , dice la Lagarde, che gli intellettuali si aggiornassero piuttosto di restare all’interno di uno schema specista e di usare il loro potere affinchè niente cambi. Questa intervista mi ha stupita e scioccata per gli esempi assolutamente fallaci e di un conservatorismo incredibile per un intellettuale che stimo come E.Todd A corto di argomenti , finisce per brandire la sua origine ebrea per portare il dibattito a livello emozionale, mettendo fine alla discussione. con Il tentativo di far passare gli antispecisti “quasi” antisemiti”: è una manovra disonesta, sopratutto quando sappiamo bene che il movimento 269 Life ha origine in Isdraele. Sono rimasta basita difronte a questa sua affermazione: ”Mettere l’uomo al disopra e superiore alle altre specie è un atto fondamentale del progresso”.

L’umanesimo antropocentrico è un concetto fondato sull’idea della superiorità umana, che la tradizione judaico-cristiana non ha fatto altro che rinforzare.Tutta la tradizione filosofica occidentale è segnata da un taglio ontologico fra l’uomo e l’animale: bisognerà aspettare Jaques Derrida e la sua decostruzione del “propre de l’uomo” , affinchè la questione sia posta: come è stato possibile legittimare la violenza verso l’animale? ....Allora di quale progresso parla E. Todd? un progresso morale? materiale? se il progresso è una evoluzione dell’umanità verso un fine ideale allora questa separazione qualitativa fra l’ umanità e gli altri animali ( che si materializza nell’umanesimo e nella religioni monoteiste) non ha prodotto una società migliore e egualitaria.E’ necessario assolutamente leggere l’opera di Patrice Rouget , ”La Violenza dell’umanesimo - Perchè perseguitare gli animali?”, per capire che gli animali diventano di fatto le vittime impotenti di questo colpo di stato.Per affermare questa pretesa superiorità ontologica, bisogna accettare la differenza nel negarli come soggetti e nel ridurli oggetti ad uso dell’uomo. L’ umanesimo ed il processo industriale, strutturalmente articolato, si rinforzano mutualmente per mantenere questa rottura con gli animali. ...La parola “animale” diventa un marchio di esclusione, la parola “animale” non sta nel suo contenuto ma nella sua funzione separatrice dall’ umano superiore .In tal senso la parola umanesimo è il terreno di tutte le possibili esclusioni.

Comunque l’umanesimo è una corrente di pensiero a più sfaccettature per cui alcuni intellettuali hanno riconosciuto l’interesse sulla questione dei diritti degli ani mali. Mantaigne è stato uno di quelli che hanno rimesso in questione la superiorità dell’uomo sugli animali.. Riconosce una intelligenza al regno animale.Ma se l’uomo ha intelligenza e morale, di cosa parliamo quando si tratta di far soffrire inutilmente gli animali? Io non sono d’accordo sul fatto che fare appello alle facoltà di compassione e di empatia , caratterizza l’uomo come un liberatore o un protettore , e dunque come un appartenente ad una specie superiore in moralità ed intelligenza......Che noi li alleviamo, li abbattiamo, li nutriamo, o tentiamo di salvarli, significano la stessa cosa: quella del dominio della specie umana sugli animali. Con il presupposto che noi abbiamo un dovere caritatevole in base alla nostra superiorità intellettiva , gli animali passano per individui “vulnerabili”. Come dire che le donne sono degli esseri vulnerabili. Gli animali come le donne sono resi vulnerabili.

D. ANIMNALISMO ,ANTISPECISMO, VEGANISMO. QUESTE NOZIONI SI IMPONGONO A LIVELLO SOCIALE , MA L’ULTIMA SEMBRA ESSERE RIDUTTRICE, PERCHE’?

R.Non è tanto la nozione di “veganismo” in quanto tale che pone dei problemi, ma sopratutto il fatto che sia percepita come l’obiettivo scontato delle varie associazioni animaliste. L’”antiispecismo” è in un certo senso invisibile per i veganesimo .La ragione è semplice, si preferiscono le conferenze sul benessere delle crudité e di altri modelli di salute piuttosto che affrontare gli urgenti problemi strategici, che dobbiamo porci se vogliamo uscire dalla sconfitta !Per avere paura di scioccare e di non essere abbastanza “amabili” si preferisce non menzionare gli animali non-umani e affrontare argomenti di tipo antropocentrico. Si preferisce parlare del nostro sistema alimentare piuttosto che della sorte degli oppressi.. Ciò permette di dare una bella immagine di se stessi . Ma l’antispecismo non ha bisogno di “vendere”.

La giornalista femminista Dawn Foister denuncia questo fenomeno nella sua opera “Lean aut “che affronta una tendenza soprannominata il “Femvertising”; l’uso degli slogan femministi per far vendere dei prodotti pubblicizzati! Perchè tutto ciò funziona? Perchè ciò promette una garanzia di ribellione che non terrorizza l’opinione pubblica-

PIU’ SI INDIVIDUALIZZA LA QUESTIONE ANIMALE MENO LA SI POLITICIZZA.

La strategia maggioritaria è quella del mimetismo.Non si affrontano mai dibattiti su progetti politici. Secondo noi si tratta invece di esprimere delle idee (abolizione dello specismo) piuttosto di far parte di una categoria (essere vegani).L’esigenza di giustizia reclama dei cambiamenti legislativi, istituzionali e sociali: l’appello alla virtù è apolitico ; chiede alla gente di cambiare il loro comportamento individuale.

Lo stesso processo avviene all’interno della lotta femminista, dando solo un’idea apolitica dei rapporti sociali fra i sessi e non tenendo conto delle conseguenze concrete dei rapporti di potere da cui hanno origine le divisioni e le gerarchie fra i sessi. Decenni di sconfitte dovrebbero invitarci a cambiare strategia...... Tutt’oggi il capitalismo rimane un discorso intatto- non sappiamo riconoscerlo come il nemico, dicendo che è un obiettivo troppo ambizioso- non siamo capaci di definire il vero scopo che è quello della fine dello sfruttamento degli animali, portando come scusa che i tempi non sono maturi.

D. VOI AVETE ORGANIZZATO DELLE NOTTI DAVANTI AI MACELLI. FATE RIFERIMENTO A ZINN D’ALISKY O ANGELA DEVIS, RIFERIMENTI DELLA SINISTRA RADICALE. PERCHE’ INSISTERE SU QUESTI RIFERIMENTI?

R.Il dibattito che noi cerchiamo di portare avanti è la costruzione di una società di uguaglianze e pertanto è urgente far capire che la scelta di opporsi o meno allo sfruttamento degli animali o di altri tipi di dominio, non è un fatto di gusto. Ha delle enorme conseguenze su individui umani e non umani. L’antispecismo deve essere inteso per realizzare dei cambiamenti strutturali, attraverso un sistema politico ,dove gli interessi di tutti gli esseri senzienti siano protetti da un solido meccanismo di diritti. Si tratta di attaccare tutte le istituzioni sociali di dominio e di discriminazione e le ideologie che le sostengono (il capitalismo, il razzismo, il sessismo, lo specismo ecc)..

D. UN PARTITO POLITICO SU QUESTA QUESTIONE SAREBBE PERTINENTE?

R.Tutto il lavoro di riflessione che faccio all’interno dell’associazione ” 269 Libération Animale” consiste nel trovare dei nuovi modelli di comunicazione pubblica; innanzitutto va evitato di ridurre la politica allo Stato. Se fare politica passa per la creazione di un partito politico. Io non sono assolutamente d’accordo.La questione animale NON DEVE ESSERE VISTA COME UNA QUESTIONE SPECIFICA, PARTICOLARE: isolandola all’interno di un partito politico, ci si priva anche di una critica più generale sul sistema di democrazia rappresentativa .

Come dice Yves Bonnardel: “ l’egualitarismo dovrebbe logicamente rimettere in discussione lo stesso sistema della democrazia rappresentativa ; la democrazia nella quale viviamo è in effetti una vera oligarchia”

D. L’ISTITUZIONALIZZAZIONE E’ DUNQUE UN PERICOLO?

R.Si.quando interviene troppo presto nella costruzione di un movimento sociale. Nello stesso tempo è inevitabile quando si passa da una contestazione politica ad un progetto. Implica il riposizionamento dei movimenti sociali nel campo politico, inserendoli nelle istituzioni regolate. Le conseguenze da temere sono necessariamente un affievolimento della loro portata di trasformazione....La maggioranza delle associazioni si augurano che la rivendicazione animalista sia integrata nel discorso politico, ma a che prezzo? Come è possibile che la sua integrazione nei dispositivi del potere si articoli con una logica di contro-potere che dobbiamo imperativamente mantenere? L’istituzionalizzazione disciplinata della protesta antispecista, pur prevedendo una critica radicale al sistema specista, affievolisce le sue chance di presentarsi come una vera forza di opposizione. La costituzione di un ministero che si occupi della questione animale, per esempio, sarebbe un formidabile mezzo di controllo sociale, di normalizzazione, e di sorveglianza volta a soffocare la minaccia di una rivolta antispecista.

Le attuali commissioni d’inchiesta sul “benessere” ed il “rispetto” animale, e le riforme simboliche che il governo offre alle associazioni animaliste costituiscono degli spazi di neutralizzazione del movimento antispecista nella sua forma più radicale. A questo proposito penso al lavoro di Bruno Lautier sui reali obiettivi della lotta contro la povertà iniziata dalla Banca Mondiale: una maniera per depoliticizzare il problema, nel porlo sotto il segno della compassionevole moralità e sotto il controllo delle istituzioni.Vi suggerisco di leggere il suo eccellente testo “Perchè aiutare i poveri?”. Egli spiega brillantemente come questa lotta sociale è ricuperata dalle istituzioni , che ne fanno una questione di dovere caritatevole (dei potenti), al fine di eludere una reale riflessione sulle cause strutturali della povertà: una questione prevalentemente politica economica certo ma anche una questione di rapporti di potere, del modo di governare, di democrazia, di corruzione, di clientelismo ecc..... Alla fine sembra che tutto cambi per restare tutto uguale.......Il concetto dell’impoverimento ,proposto della Black Femministe nord americane, è stato esso stesso assorbito dalle istituzioni dell’ Onu e dalla Banca Mondiale facendo perdere il suo significato di emancipazione collettiva e politica e la sua portata radicale. Il potere cerca di far passare la questione animale per un dovere morale e parla di progetti di legge che non servono a niente , non rimettano in discussione lo sfruttamento animale .Del resto come conciliare la parola ”rispetto” dell’animale, con la loro uccisione di massa ?.........I cittadini sembrano esclusi oggi dai giochi politici: c’è una monopolizzazione delle decisioni strategiche fatte da un gruppo ristretto. Noi dovremmo dunque politicizzare la causa animale per altre vie non convenzionali. ....Mi sono ispirata in un primo momento ai testi di McAdam, Tarrowe ,Tilly, ”Per una cartografia della contestazione politica” , che tutti i militanti dovrebbero leggere .L’ azione diretta e la disobbedienza civile permettono di restaurare la “conflittualita” dei fenomeni politici e sono modi di esprimere opinioni che non passano per i rappresentanti ufficiali istituzionalizzati......... Non abbiamo altri mezzi per farci sentire che adottare strategie disturbatrici che possano suscitare reazioni repressive da parte dello Stato quando questi si sente minacciato!

Lungi dal trovare un consenso razionale,la democrazia si manifesta attraverso delle azione dove dei progetti, degli interessi, dei valori ,delle istituzioni e dei collettivi si oppongono gli uni agli altri: la democrazia non mette fine alle divisioni sociali, che lavorano al suo interno. Non cerca di contenerle , le lascia esplodere liberamente manifestandosi sotto forma di conflitti politici. “Il movimento antispecista” non è riuscito ad oggi ad andare oltre la sfera del semplice “fenomeno sociale” : le mobilitazioni antispeciste sono fenomeni di breve durata. Rappresentiamo forse una reale forza contestatrice, che mette in discussione i valori dominanti all’interno della società? Siamo noi un ostacolo allo sviluppo e al proseguimento del sistema specista? NO. Non siamo un ostacolo e pertanto secondo me non siamo un movimento politico..La mancanza di strategia è appunto il male dell’antispecismo. Bisogna creare, inventare dei modelli di azione nuovi e di essere creatici e audaci, creare nuove figure di disobbedienza come si trovano nell’opera di Goffrey de Lagasnerie” .”L’Arte della rivolta”.

Recentemente ho scoperto un opera molto interessante: “Hegemony, How To: A Roadmap for Radicals” di Jonathan Smucker, conosciuto per le sue implicazioni nel movimento Occupy Wall Street. Costituisce una riflessione sud una questione strategica per la sinistra di tutto il mondo. Come riuscire a cambiare il “sistema”, “L’ordine delle cose”, o semplicemente del mondo? “What is wrong”( Cosa non funziona? ,”How to change” (come cambiare). In quest’ottica pensare una strategia vittoriosa necessita la mobilitazione di mezzi spesso trascurati da una generazione di militanti che non accettano di buon occhio la questione del potere, della leadership, e della strategia stessa. L’azione diretta libera la militanza dalle pieghe simboliche della legge, della rappresentazione e del negoziato.. ....... ".......Dovrebbero capire che il loro potere non sta nella forza del voto, ma nella capacità di paralizzare la produzione” Questa frase di Voltairine de Cleyrerèsum riassume tutto l’ingegnosità dell’azione diretta. Attaccare la dove si fa male.

D. SE PRENDETE IN CONSIDERAZIONE IL CAMPO DELL’EMANCIPAZIONE, LA CAUSA ANIMALE NON RIEMPIREBBE LE COLONNE DEI MEDIA MILITANTI ! PARLATE DUNQUE AD UN DESERTO SOCIALISTA?

R.Certo . Pertanto essere di sinistra é credere e operare per una società più equilibrata, più giusta e ,sempre, indignarci contro tutte le forme di violenza, d’ingiustizia , di miseria, di razzismo, contro tutte le forme di umiliazione, causate dall’odio nel mondo. Il socialismo chiede a ciascuno secondo le sue possibilità, da a ciascuno secondo i suoi bisogni. Si tratta di adottare la visione di un società che si situa al di la di una società strettamente umana: ” un socialismo di tutto il mondo...... di tutto il mondo intero.. Un socialismo che non si riduce più ad un particolarismo (prendendo per oggetto solo la specie umana) ma che diventa un vero universalismo”. Ma il socialismo, per quello che ne resta oggi, può avere questo progetto ambizioso di una solidarietà che va oltre la frontiera della specie, una solidarietà inter-specie? L’utopia sembra essere crollata: il capitalismo ha vinto, le illusioni sono sparite ,il sogno stesso si è trasformato in un incubo per milioni di persone.. L ‘estrema miseria è stata trasportata verso il terzo mondo.

Si abbattano 70 miliardi di animali terrestri sotto un falso pretesto di necessità - “nutrire il pianeta”- mentre su 7 miliardi che noi siamo, 3 soffrono ancora di sottonutrizione e più di 900 milioni di bambini muoiono di fame ogni anno.

In questa situazione catastrofica, il socialismo, che poteva incarnare una volta lo spirito di un mondo migliore, non ha più niente da proporre come trasfomazione della società.Interrogarsi sui legami tra socialismo e antispecismo richiede qualche parole sulla posizione dell’antispecismo rispetto al socialismo. Se l’obiettivo comune è liberare gli animali dalla categoria di merce, non si riesce ad avere un quadro unitario del movimento di liberazione degli animali. Al di la del rifiuto della mercificazione degli animali, gli antispecisti non sono uniti rispetto all’abolizione dal mondo della merce, del salario, dell’impresa privata, della concorrenza e della ricerca del profitto. La maggioranza dei militanti per i diritti degli animali non sono nella logica che subordina la liberazione animale ad un profondo cambiamento del mondo economico e sociale.. E’ un grave errore voler correggere gli effetti nocivi senza cambiare il funzionamento del sistema : secondo me è una aberrazione.Ciò mi fa pensare al documentario di Raul Peck”I am not your negro”, Sono stata impressionata dall’analisi di James Bardwin, che spiega molto bene come il sistema di oppressione si sia rinnovato all’interno del capitalismo. Sono state votate leggi anti-segregazione ma non si è mai andati all’origine del problema del razzismo. Si è lasciata emergere una classe di borghesia nera, diventando essa stessa protettrice del sistema: una elite che trova giusto l’establishment americano e continua a proporre l’immagine non violenta del pastore Martin Luther King, nascondendo il radicalismo del suo pensiero degli ultimi due anni della sua vita , così come il confronto con MarcomX. Si è meso da parte le loro comuni posizioni politiche che consistevano nel oltrepassare il concetto di razza per passare a quello di classe.Prima del suo assassinio Martin Luther King lavorava ad una marcia su Washigton contro la povertà!

Oggi questo stesso sistema permette a Donald Tramp e a Marine Le Pen di far credere ad un problema di razza, di migranti, di stranieri ,continuando a produrre povertà ed una concentrazione di ricchezze. Il capitalismo è un sistema sacrificale, che distrugge i più deboli affinchè “chi è in alto rimanga in alto” come scrive il giornalista e romanziere americano Upton Sinclair: Bisogna leggere “La Jungle” per capire che l’organizzazione industriale dei mattatoi di Chicago, prefigurano il nostro destino.Il massacro cieco degli animali non è mai lontano da quello degli uomini.

La questione animale ha oggi dei risvolti per la rimessa in questione di un sistema capitalista , a condizione che non lo si riduca all’oppressione fra padroni e salariati. I nostri rapporti con gli animali rivelano quello che accettiamo di fare agli altri esseri che sono diversi da noi ma che ci assomigliano anche molto in quanto esseri senzienti .



testo originale francese - https://www.revue-ballast.fr/269-liberation-animale-lantispecisme-socialisme-lies-1-2/