MILANO 20 APRILE - ABBIAMO ABBATTUTO IL MURO DEL SILENZIO

di Stefania Sarsini - 25/04/2013
Sabato 20 aprile il muro di silenzio eretto a difesa dei laboratori e degli stabulari dove ogni anno, in Italia, trovano la morte circa 900.000 animali ha cominciato a scricchiolare

Tre attiviste e due attivisti del Coordinamento Fermare Green Hill, in pieno giorno, hanno occupato un intero piano, il quarto, della facoltà di Farmacologia dell'Università degli Studi di Milano.
 In quei locali vengono detenuti, seviziati http://it-mg41.mail.yahoo.com/neo/launch?.rand=5lpgm6g4hlil8#mail, infine decapitati, migliaia di individui. Siamo entrati in possesso dei documenti riguardanti anni e anni di esperimenti condotti utilizzando topi, conigli, ratti, gerbilli, pesci, criceti e cani.
 Abbiamo potuto portare fuori da quelle pareti le immagini degli animali reclusi, potendo raccontare la loro storia, la loro esperienza, ciò che subiscono sulla loro pelle in mesi o anni di manipolazioni, iniezioni, osservazioni morbose, torture. Abbiamo voluto farlo mostrando il nostro volto, affrontando a viso aperto i responsabili di quella situazione con la volontà e la consapevolezza di non sottrarci alle conseguenze che scaturiranno dalla nostra azione.


 GUARDA IL VIDEO DI QUESTA STORICA GIORNATA:
 http://youtu.be/YTrjsHVVjKc

 GUARDA LE FOTO DAGLI STABULARI E DEGLI ANIMALI LIBERI:
 http://youtu.be/YTrjsHVVjKc

 Negli stabulari abbiamo trovato 18 conigli terrorizzati: alla vista di una persona scattavano contro la parete posteriore della gabbia, nel vano tentativo di sottrarsi agli occhi di chi, secondo la loro esperienza, li avrebbe afferrati per trascinarli nei laboratori dei piani sottostanti.
 Negli angoli di quelle gabbie grumi di feci ammuffite erano l'unica compagnia di quegli sfortunati animali. Due di loro sono detenuti dal 2008, molti altri dal 2009 e dal 2010, alcuni dal 2011.

 In ciascuna delle altre stanze erano stipati diversi scaffali contenenti ognuno circa 30 gabbie in plexiglass ricolme di piccoli topi.
 Molti avevano le orecchie forate da buchi perfettamente circolari. Abbiamo capito, successivamente, che quel tipo di ferita era causata da una specie di graffetta identificativa, utile a distinguere i singoli animali di una gabbia, che abbiamo osservato pendere dalle orecchie di alcuni, coi bordi raggrumati di sangue.
 Molti presentano patologie del pelo, ferite cutanee e si grattano furiosamente.

 Alcuni topi passano molto tempo appesi alle sbarre del soffitto della gabbietta, afferrandole con tutte e quattro le zampine, scappando al minimo segno di presenza umana, segno di un profondo stress e di un disagio inesprimibile.
 Diversi topi cercano costantemente di liberarsi, tentando di saltare addosso ai bordi del coperchio della gabbia, con violenza, arrivando a sbattere in continuazione la testa.
 Altri topi sono catatonici, immobili, insensibili a qualunque stimolo esterno.

 I box dei cani erano vuoti, adibiti a magazzino temporaneo, anche se in due box c'erano segni di quella che poteva sembrare una detenzione recente (chiazze di urina rappresa).

 Dopo una lunga trattativa, resa possibile dal fatto che i nostri stessi corpi bloccavano ogni accesso possibile e forti del possesso di tutti i documenti presenti, abbiamo ottenuto di andarcene con quanti più animali possibili, ospitati ora dall'associazione Vita da Cani Onlus di Arese.
 I responsabili dell'università si sono detti disponibili a cedere anche tutti gli altri animali presenti nello stabulario, resi ormai inservibili dalla "contaminazione" data dalla nostra presenza e dallo scompiglio dei cartellini identificativi (rendendo quindi impossibile identificare i singoli animali).
 Abbiamo così condotto verso una vita libera centinaia di topi e un coniglio, uno dei due detenuti dal 2008.

 È notizia di ieri che il rettore si rifiuti di cedere gli animali restanti a chi direttamente è entrato negli stabulari.
 Ciò non ci preoccupa: la nostra unica volontà è vedere quegli animali fuori di lì, esistono molte realtà competenti che potranno aiutarli a trovare una vita diversa, lontano dalla grinfie di chi li considera oggetti.

 Il muro di silenzio comincia a cedere: siamo riusciti nell'intento di diffondere informazioni su ciò che avviene in quei luoghi, di portare la voce degli animali dove qualcuno potrà e vorrà udirla, di creare consapevolezza mostrando la realtà, in modo che tutti possano rendersi conto di quale incubo senza fine sia la sperimentazione animale.

 Stiamo studiando i protocolli dei quali ci siamo impossessati, presto sapremo dare dati precisi su quali esperimenti avvenivano e come erano condotti.
 Sapremo presto dirvi come morivano gli animali e cosa accedeva loro la dentro, mettendo in difficoltà, coi loro stessi documenti, quanti si prodigano in queste ore in dichiarazioni false.

 I mattoni che compongono quel muro crolleranno uno ad uno: l'oscurantismo che vorrebbe vedere quegli individui come strumenti, le voci umane che soverchiano le voci animali, chi nega a topi, conigli, ratti, cani la vita e la libertà.