Sblocca Italia, la rapina dei beni comuni

di Roberto Ciccarelli - Il Manifesto - 16/10/2014
Parte la campagna «Blocca lo Sblocca Italia - Difendi la tua terra!», il 15 e 16 ottobre indetto un presidio a piazza Montecitorio. La battaglia per un altro modello di sviluppo: «Puntare sull’economia diffusa, il riuso, il riciclo e il sistema agro-ambientale»

Con­tro di loro Mat­teo Renzi ha isti­tuto uno stato di ecce­zione. Dopo averli defi­niti, in senso dispre­gia­tivo, «comi­ta­tini», il suo governo è pas­sato alle vie di fatto. Nello «Sblocca Ita­lia» ha con­fe­rito poteri straor­di­nari a com­mis­sari ad hoc – ad esem­pio l’Ad di Fer­ro­vie Ita­liane Elia – per asfal­tare ogni forma di resi­stenza. E con que­sto s’intende anche i pareri con­trari dei sin­daci o delle regioni. Per tutto il resto ci pen­serà la forza pub­blica o, per­ché no, l’esercito. A quello che sarà sfug­gito dalle maglie di que­sta rete ci pen­serà la magi­stra­tura. Il modello viene spe­ri­men­tato in Val Di Susa. Nei pros­simi due anni potrebbe essere appli­cato ai quat­tro angoli del paese. Sarà que­sto il costo, civile e umano, per rilan­ciare il Pro­dotto interno lordo (Pil)?

Con il decreto Sblocca Ita­lia il governo spin­gerà al mas­simo la tur­bina della finan­zia­riz­za­zione, deva­sterà ter­ri­tori e farà gli inte­ressi di fondi immo­bi­liari e costrut­tori, alcuni dei quali ben rap­pre­sen­tati dai par­titi di mag­gio­ranza. Sul tavolo c’è l’alleanza con la finanza di rapina e l’auspicio di una demo­cra­zia auto­ri­ta­ria e l’uso pre­da­to­rio del patri­mo­nio pub­blico e dei territori.

I comi­tati hanno deciso di rea­gire. Hanno con­vo­cato tutto il mondo dell’ambientalismo ita­liano, dell’altra eco­no­mia, dei beni comuni e dei movi­menti civili ad un pre­si­dio a piazza Mon­te­ci­to­rio per mer­co­ledì 15 e gio­vedì 16 otto­bre. Le sigle sono cen­ti­naia, e si pos­sono con­sul­tare sul sito www​.acqua​be​ne​co​mune​.org. Ci sono i movi­menti No Triv, No Tav e No Tap, il Wwf e i Cobas e tan­tis­sime asso­cia­zioni impe­gnate nella bat­ta­glia «Blocca lo sblocca Ita­lia». Chie­dono al par­la­mento di «far deca­dere le norme di que­sto decreto, chia­rendo che le vere risorse stra­te­gi­che del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale, con forme di eco­no­mia dif­fusa, dal turi­smo con­sa­pe­vole all’agricoltura, dalle rin­no­va­bili dif­fuse alle filiere del rici­clo e del riu­ti­lizzo». È un modello eco­no­mico oppo­sto a quello che sta a cuore a Renzi, basato sul ciclo “finanza-prodotto-finanza” ad alto tasso di cemen­ti­fi­ca­zione, pri­va­tiz­za­zione e com­pen­sa­zioni immo­bi­liari. La quasi con­tem­po­ra­nea pub­bli­ca­zione dell’ebook «Rot­tama Ita­lia» (Altre­co­no­mia edi­zioni, ne ha par­lato ieri su Il Mani­fe­sto Paolo Ber­dini) ci per­mette di abboz­zare lo sce­na­rio denun­ciato dai movimenti.

Nel film imma­gi­nato da Renzi e dal mini­stro delle Infra­strut­ture Mau­ri­zio Lupi (Nuovo Cen­tro Destra) spun­te­ranno tri­velle per estrarre gas nell’Adriatico, piat­ta­forme nel golfo di Napoli e in quello di Salerno, tra Ischia Capri e la costiera Amal­fi­tana. Ci sarà una piog­gia di auto­strade, a comin­ciare dalla farao­nica Orte-Mestre che deva­sterà la Riviera del Brenta e il primo tratto del corso del fiume Tevere, le valli di Comac­chio e quelle del Mez­zano, nel fer­ra­rese, lam­bendo il Parco nazio­nale delle fore­ste casentinesi.

L’idea di costruire que­sto mostro da circa 10 miliardi di euro non è dell’Anas. Per l’economista Luca Mar­ti­nelli è della Mana­ge­ment Engi­nee­ring Con­sul­ting, una società con­trol­lata da Vito Bon­si­gnore, oggi dell’Ncd, lo stesso par­tito di Lupi. Lo stesso «comma Orte-Mestre» riguarda chi gesti­sce l’autostrada Brescia-Padova e ha con­ces­sioni in sca­denza o già sca­dute, come la A4 Hol­ding, società con­trol­lata da Intesa San­paolo, oppure la Bre­bemi (A35), primo azio­ni­sta ancora Intesa San­paolo. Lo Sblocca Ita­lia impe­di­sce il rin­novo delle con­ces­sioni mediante una gara. Il «mer­cato» delle auto­strade resterà così in mano ai monopolisti.

L’articolo 26 dello Sblocca Ita­lia per­mette inol­tre la sven­dita degli immo­bili non uti­liz­zati del dema­nio sta­tale. Gli 8.057 comuni potranno pre­sen­tare un pro­getto per cam­biarne la desti­na­zione d’uso. Le caserme potranno essere tra­sfor­mate in cen­tri com­mer­ciali, le biblio­te­che in negozi anche chic, un palazzo d’epoca in un con­do­mi­nio di lusso. In com­penso i comuni otter­ranno un com­penso, come accade agli inter­me­diari. O ai sen­sali. Ogni obie­zione delle Soprin­ten­denze, nel caso di beni sto­rici o di inter­venti sul pae­sag­gio, verrà aggi­rata impo­nendo loro di sot­to­stare alle deci­sioni ulti­ma­tive dei com­mis­sari con i super-poteri. Lo stesso modello dovrebbe essere adot­tato a Bagnoli dove la boni­fica e la rige­ne­ra­zione urbana dell’area viene inte­stata diret­ta­mente a Renzi in per­sona (e del gover­na­tore della Cam­pa­nia, il ber­lu­sco­niano Cal­doro) che deci­derà su demo­li­zioni e rico­stru­zioni, oltre che sull’adozione di «modelli pri­va­ti­stici con­sen­suali». Il comune di Napoli è stato esau­to­rato, pur dispo­nendo dal 1994 di un pro­getto di riqua­li­fi­ca­zione. Vezio De Lucia e Sal­va­tore Set­tis par­lano di una vera «ever­sione» dell’ordinamento costi­tu­zio­nale, oltre che delle norme secondarie.

Lo Sblocca-Italia vuole anche cam­biare i con­no­tati delle nostre città pri­vi­le­giando il ruolo dei costrut­tori e delle poli­ti­che urba­ni­sti­che spe­cu­la­tive e dall’alto. Il modello è incen­trato sul nuovo ruolo della Cassa Depo­siti e Pre­stiti (Cdp) e la sua con­trol­lata Inve­sti­menti Sgr. L’esempio, sostiene Ber­dini, è quello della «valo­riz­za­zione» delle caserme nel quar­tiere Fla­mi­nio a Roma e dila­gherà in Ita­lia. L’articolo 17 del decreto per­mette inol­tre di rea­liz­zare stralci fun­zio­nali invece di urba­niz­zare i nuovi quar­tieri. Sarà la festa della spe­cu­la­zione, men­tre per gli enti locali pro­se­guirà la dieta dell’austerità. Nel les­sico di Renzi «sbu­ro­cra­tiz­zare» signi­fica spe­cu­lare e pri­va­tiz­zare. Sino­nimi taciuti quando va all’estero alla cac­cia di inve­sti­tori per mostrare la bel­lezza di un paese basato sulla diver­sità dei ter­ri­tori, sostiene il fon­da­tore di Slow Food Car­lin Petrini. Quando torna in patria, il pre­si­dente del Con­si­glio cam­bia vestito e approva lo Sblocca Ita­lia, il più grande pro­getto di deva­sta­zione del ter­ri­to­rio pen­sato dal governo Ber­lu­sconi ad oggi.

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