Alluvioni, tracimazioni e fiumi di fango

di Barbara Fois - 12/11/2018
La lunga storia di degrado del nostro paese

In questi giorni non si commemora solo la “vittoria” ( ma di chi??) della prima Guerra Mondiale, ricorre anche il 52esimo anniversario della terribile alluvione di Firenze, del 4 novembre 1966.

Nessuno di noi, penso, può dimenticare quelle immagini di una città sommersa da acqua mista a fango e a nafta, che imbrattava muri, libri rari, opere d’arte, che distruggeva tutto al suo passaggio, persone e cose. Tutti ci siamo disperati soprattutto per Firenze, ma in quel novembre non solo l’Arno aveva esondato lungo tutto il suo alveo, distruggendo borghi, periferie, casolari isolati, campagne coltivate, vigne e oliveti, ma a nord anche l’Adige, il Piave, il Brenta, il Tagliamento strariparono distruggendo ogni cosa, nel Triveneto, in Friuli dove si contano 20 morti e in Trentino dove se ne contano 18. A Venezia l’acqua alta raggiunge il metro e 94 cm.

Tre anni prima una immensa frana si stacca dal monte Toc e precipita nel bacino della diga del Vajont e un’onda gigantesca spazza via Longarone, uccidendo circa 2000 persone.

Andando a ritroso nel tempo di sciagura in sciagura, di disastro in disastro, sotto piogge torrenziali, smottamenti e dissesti idrogeologici di portata biblica, risaliamo il tempo e ci accorgiamo che queste “disgrazie” ci sono sempre state. E più o meno anche nelle stesse date: per esempio ci fu un’altra esodazione dell’Arno il 3 novembre del 1844 e perfino una il 4 novembre del 1333. e tutte disastrose. Nel novembre 1994 l’alluvione ci fu in Piemonte e provocò la morte di 70 persone, mentre i senza tetto furono 2226. Il Polesine venne periodicamente inondato, ma nel novembre del 1951 fu davvero terribile, tanto che si contarono 84 morti.

Ma anche ottobre è un mese scarognato: a parte il Vajont il 9 ottobre del 1963, come abbiamo detto, la Sardegna fu travolta dalla pioggia, dalle esondazioni e da colate di fango nell’ottobre del 1951: 1/3 dell’Isola finì sotto l’acqua: circa 8mila kmq!Strade e ponti furono distrutti in tutta l’Isola, campi allagati, paesi isolati: tanto che le derrate alimentari e i generi di prima necessità vennero paracadutate dagli aerei. Nonostante tutta l’acqua intorno, quella del rubinetto non si può bere: le falde acquifere sono inquinate dal fango e dalle carogne degli animali: un paesaggio davvero infernale si apre sotto gli occhi dei soccorritori.

Alluvione Einaudi

A ottobre del 1954 una alluvione terribile a Salerno miete 318 vittime e si contano anche 250 feriti, oltre a 5500 senza tetto.

A settembre del 1902 un uragano in Sicilia conta 300 morti. Sempre a settembre ma questa volta nel 1557, a Palermo un uragano di violenza inaudita uccide 7000 persone, mentre fiumi di fango scendono dai fianchi delle montagne intorno alla Conca d’oro e intasano le strade di Palermo fino all’altezza di 4 metri. Sempre a settembre e sempre nel 1557 un’altra alluvione distrugge per l’ennesima volta Firenze.

Insomma, in un lunghissimo arco di tempo, c’è direi una notevole ripetizione di eventi drammatici e una simiglianza nella loro tipologia con quelli odierni. Sia ben chiaro: questo non diminuisce le responsabilità degli amministratori in questi disastri, né tanto meno vuole servire da scusa alla loro incuria cialtrona, alla loro inveterata incapacità a prendersi cura del territorio e delle persone che lo abitano e che sono sotto la loro responsabilità. E neppure voglio sminuire l’incidenza dell’inquinamento del globo sugli effetti metereologici. Ma allora perché questa lunga disamina? Perché dobbiamo smetterla di farci prendere dal panico e pensare che sia la fine del mondo. Lo sarà solo se crederemo che ormai non c’è più niente da fare e che il danno è irreversibile. Perché anche questo atteggiamento di rassegnazione può diventare un alibi per non far nulla. La situazione è grave, ma noi possiamo, ognuno anche nel proprio ambito personale, essere utili. Fare la raccolta differenziata dei rifiuti con rigore, non sprecare il cibo, non sprecare l’acqua, tenere pulite le nostre città e le nostre campagne, nonché il nostro mare. Già soltanto fare questo può davvero fare la differenza e non ci vogliono soldi o il coinvolgimento di volontà politiche indifferenti, indolenti e abuliche. Possiamo farlo tutti, da subito e non ci costerà nient’altro che il nostro impegno. Può sembrare poco, ma se ci pensiamo bene è già moltissimo.

Barbara Fois

Per avere ulteriori dati:

https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_alluvioni_e_inondazioni_in_Italia

le foto sono di repertorio.

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