Dal parlamento degli inquisiti al paramento degli asserviti

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 01/04/2011
Un grido “agghiacciante” circola tra i palazzi della politica “farete tutti la fine di Bettino Craxi!”.

E’ uno dei tanti che si è levato dai manifestanti sotto Montecitorio, quelli che hanno fatto inorridire il noto democratico Ignazio La Russa mentre alla Camera si stava tentando un nuovo miserevole colpo di mano con tanto di inversione dell’ordine del giorno per evidenti e comprovati motivi d’urgenza, data l’imminenza della sentenza per il processo Mills.

L’ultima versione della prescrizione breve per gli incensurati, che si aggiunge alla precedente ex Cirielli insufficiente a raggiungere lo scopo, quella che il beneficiato definisce pomposamente “processo europeo” serve semplicemente ad evitare che venga emessa anche la sola sentenza di primo grado nei confronti dell’imputato di corruzione di testimone, l’ipotesi più grave di corruzione.

E siccome c’è una sentenza della Corte di Cassazione le cui motivazioni chiariscono in modo molto puntuale come l’avvocato Mills sia stato corrotto, e siccome la prova regina della corruzione si fonda sulla lettera autografa del corrotto che confessa di aver ricevuto 600.000 dollari da mister B. per averlo tenuto fuori da un mare di guai, grazie alla sua falsa testimonianza, è facilmente comprensibile che il beneficiario del servigio non voglia che questo processo vada a sentenza.

E pretende che non ci sia una sentenza nemmeno di primo grado, anche se sa che il processo è destinato a prescrizione, che non arriverà mai una sentenza definitiva, che non farà nemmeno un’ora di galera e che non subirà mai la pena accessoria che lo atterrisce e che significherebbe la liberazione per il paese: l’interdizione dai pubblici uffici.

E’ questo il quadro in cui bisogna leggere tutto l’indegno e rivoltante teatrino di questi ultimi giorni ed ore: i lunedì di udienza per Mediatrade, di cui non gliene può fregare di meno perché in fondo si tratta “solo” di frode fiscale ed appropriazione indebita, con tanto di predellino tra “i suoi” davanti al palazzo di giustizia; la sceneggiata da guitto in disarmo a Lampedusa per stornare l’interesse del paese e dei media da quanto si sarebbe dovuto consumare alla Camera;

la performance boomerang del sempre camerata ministro della Difesa che esce per mostrarsi ai manifestanti, rientra per provocare l’opposizione e infine offende in modo osceno il presidente della Camera che assolve con dignità alla propria funzione nonostante la campagna di intimidazione di cui è oggetto da molti, troppi mesi.

E la “delicatezza” del processo Mills che non deve essere celebrato, spiega anche sul fronte della sedicente informazione le capriole e la sfrontatezza dei giornalisti embedded: il molto faceto, a sua insaputa, Maurizio Belpietro per sostenere che il cosiddetto processo breve non favorisce minimamente Berlusconi e che la norma sulla nuova prescrizione non lo riguarda minimamente, grida, come ha fatto ad AnnoZero soprattutto per coprire la voce di Marco Travaglio, che il processo Mills è già un processo morto e che confronti di Berlusconi non c’è nessuna prova e che non esiste nessun trasferimento di denaro da Berlusconi a Mills. La spiegazione, simile alle argomentazioni di Totò e Peppino quando scrivono alla malafemmina, consisterebbe nel fatto che il Mister B. della confessione di Mills, non sarebbe il Berlusconi Silvio salvato dalla sua deposizione in All Iberian, bensì Carlo Bernasconi, braccio destro de Berlusconi, deceduto nel 2001. Perché non mister Bean? E comunque, al di là, delle versioni ridicole sui singoli processi, la vulgata dei difensori, parlamentari e giornalisti è che il processo breve come tutta la folta legislazione ad personam è solamente “legittima difesa” contro “l’uso politico della giustizia” da parte di una magistratura “fuori controllo”.

Insomma a distanza di ben 19 anni dal parlamento degli inquisiti che sotto la pressione popolare ha ritenuto opportuno, dopo la vergogna della mancata autorizzazione per Craxi, modificare l’art. 68 della Costituzione, ci troviamo ancora a subire come e più di allora l’arroganza, la prevaricazione, il ribaltamento metodico della verità in funzione di una crociata permanente contro l’uso politico della giustizia, da parte di chi si è impossessato del paese grazie ad uno spaventoso conflitto di interessi e si è messo le istituzioni repubblicane sotto i piedi.

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