Dilettanti allo sbaraglio

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 14/08/2011
Dichiarazioni fumose, tagli a caso, difesa di privilegi, macelleria sociale, questo è il piano di Tremonti e del governo Berlusconi per superare la crisi: si salvi chi può!

Siamo testimoni in queste ultime settimane di un disorientamento politico totale, non solo nel governo, ma anche nell’opposizione. Non sembra proprio che sappiano come riparare ai guasti fatti nell’economia del paese. Lo hanno impoverito, depredato, mortificato, degradato e distrutto e adesso guardano le macerie senza sapere cosa fare. O meglio: sanno benissimo cosa dovrebbero fare, ma non vogliono rinunciare a nessun privilegio, a nessuna prebenda. E’ di oggi, su tutti i giornali, l’elenco dei prezzi del ristorante del Senato: costi da far impallidire un fast food, ma raffinatezze da ristorante 5 stelle. Come se non potessero pagare cifre ben più alte! Senza pudore, senza dignità, senza decoro. Vergognosamente avidi e ingiusti. E come poteva essere diversa la finanziaria che hanno scritto? Potevano forse privarsi di qualcosa? Potevano non addossare a noi il prezzo della crisi?Loro hanno fatto festa e mangiato a 4 ganasce e noi laveremo i piatti. Come sempre. Dunque la domanda fondamentale resta sempre la stessa: perché non li cacciamo? Cosa aspettiamo ancora a mandarli via? Il punto è che questa parte spetterebbe all’opposizione che non c’è, ai nostri rappresentanti... nostri?? Ma quando mai sono stati dalla nostra parte?!
Però queste sono le regole di una democrazia delegata come la nostra: sono gli eletti, delegati appunto dal nostro voto, che dovrebbero interpretare le nostre esigenze e comportarsi di conseguenza, facendole valere nei luoghi deputati al governo del paese. Ma ormai non c’è più nessun contatto fra noi e loro e non si vede come si possa rimettere loro le briglie di un giusto e doveroso controllo.
Così noi subiamo le loro scelte lobbistiche come subiamo le speculazioni delle banche e le crisi pilotate da chi gioca in borsa e si sta facendo d’oro sulla nostra pelle.
Intanto sono settimane che si fanno annunci e si indicono riunioni da cui dovrebbero scaturire svolte eclatanti ed epocali e sono settimane che invece sentiamo ripetere sempre le solite cose ovvie e trite, che prevedono svendite totali dei beni dello stato e sacrifici sanguinosi per i cittadini più deboli, mantenendo i privilegi dei più ricchi e garantendo impunità per gli evasori.
Come se non bastasse Berlusconi indice conferenze stampa – annunciando grandi novità – solo  per continuare a magnificare il proprio operato ( ma ci vuole una bella faccia di tolla!!), in una condizione costante di esaltazione e autocelebrazione selvaggia, incapace di fare un discorso serio e conforme al momento gravissimo che vive il paese, ma riuscendo solo ad annoiare e irritare perfino i suoi. Meno male che è ormai quasi scomparso dalla scena politica, perché le sue uscite sono diventate proprio insopportabili.
Ma il sole è tramontato anche su Tremonti, che – schizzato e macchiato irrimediabilmente dal fango che ha coperto il suo fido collaboratore e “padrone di casa” Marco Milanese - ha dimostrato di avere più boria che intelligenza, come del resto da tempo i cittadini avevano capito. Solo i politici facevano finta di crederlo un luminare dell’economia. Ma adesso dopo aver letto le sue ricette per superare la crisi e pareggiare il bilancio, non ci crede più nessuno, nemmeno per finta.
Il resto del governo è inesistente: Brunetta non lo mandano più in giro solo da un pezzo e quanto a Bossi, ogni volta che apre la bocca è per affossare i suoi alleati. Con un amico così, i nemici non servono.
Continuano intanto lo sbriciolamento e le fratture nel PdL, gli scandali e ogni sorta di sconcezze, mentre il paese è in caduta libera dentro una crisi economica senza precedenti.
A parte smetterla di dire stupidaggini e di pensare più alle elezioni che al benessere dei cittadini, cosa potrebbero fare i nostri politici per fermare la crisi? Davvero non si può fare nulla contro le bizze delle borse?
Beh, un esempio certamente sorprendente ci arriva dall’Islanda: anche quella nazione, come noi, era strozzata dai debiti fatti soprattutto dalle banche e dai finanzieri, ma  - come è stato scritto da un romanziere islandese, Einars Már Gudmundsson – mentre gli utili delle banche erano stati privatizzati, le perdite sono state nazionalizzate. Così i cittadini islandesi per ripianare tutti i debiti dovevano farsi carico di pagare 100 euro mensili a persona per 15 anni, per un totale di 18 mila euro a testa. E questo per salvare dal fallimento un ente privato come lo è una banca! Ma non vi ricorda niente? Eh già, è proprio la nostra situazione! Ma gli islandesi hanno detto chiaramente che non si sarebbero addossati alcun debito accumulato da banchieri e finanzieri. Il capo dello Stato islandese Olafur Ragnar Grimsson si è messo dalla parte dei cittadini e ha indetto un referendum per sentire il loro parere. La cosa non è stata senza conseguenze a livello internazionale: le nazioni che avevano dei crediti, come Inghilterra e Olanda, hanno minacciato pesanti sanzioni e ritorsioni: il FMI (Fondo Monetario Internazionale) avrebbe bloccato il prestito chiesto e avrebbe congelato risparmi e conti in banca degli islandesi. Ma loro non se ne sono curati, invece hanno riformato il loro stato, mandato a casa i propri politici,  cambiato la loro costituzione e riscritta tutti insieme in lunghe sedute streaming su internet. L’Islanda oggi si sta riprendendo dalla crisi in un modo completamente diverso da quello che tutti davano come unico e inevitabile: dunque niente salvataggi da parte di banche o di fondi monetari internazionali, ma la ricostruzione orgogliosa e consapevole del proprio paese e della propria economia, dopo averla sottratta allo strapotere dei banchieri internazionali e del denaro virtuale, da parte dei cittadini impegnati tutti in prima persona.
Perché qualche economista non ci spiega se potremmo provarci anche noi? Che abbiamo infine da perdere?

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