Gli italiani a tavola davanti alla televisione

di Samuele Bartolini - 23/06/2010

Per noi italiani è normale guardare la televisione mentre mangiamo. I telegiornali e i prime time di Raiset hanno un posto riservato alla nostra tavola tutte le sere. La tv accesa sulla pastasciutta al pomodoro e la mozzarella del discount offre grandi vantaggi. Azzittisce la bimba che vorrebbe raccontare la sua giornata ai giardini con la babysitter. Neutralizza l'incazzatura del babbo, che è troppo preso dal commento in onda dell'ultima partita dell'Italia. Fa sognare la mamma, dietro le immagini sfavillanti dell'ultima sfilata di moda di Milano. Così, dopo una giornata di lavoro – sempre che il lavoro ci sia, ovviamente - la famiglia italiana si ritrova l'unica volta assieme quando è a tavola e, invece di condividere le cose belle e brutte che sono accadute, che fa? zittisce davanti alla scatola luminosa e spenge cuore&mente catturata da gente sconosciuta che parla, canta e balla. Cosa ci sia da cantare e da ballare tutto il santo giorno nessuno lo sa, ma la parola, almeno, potrebbero tenersela quelli fuori dal vetro luminoso. 
Fatto sta che noi italiani abbiamo un rapporto particolare con la tv. La amiamo. Anche come oggetto fisico. E non ce ne basta una. No. Ogni componente della famiglia ha il diritto sacrosanto ad avere la sua, di tv. La bambina ce l'ha in camera e la tiene accesa su Cartoon Network tutto il giorno. Il babbo e la mamma ce l'hanno nella loro, di camera. Vuoi mettere, infatti, la goduria di vedersi il filmone della prima serata belli spaparanzati sul letto mentre la figlia è fuori dalle scatole incollata alle magie di Barbie Raperonzolo? E poi c'è il salotto. Lì, però, il televisore assume un altro valore. Deve essere ultrapiatto, possibilmente al plasma e deve stare spento, per farselo invidiare come sovrammobile dal vicino di passaggio. E poi c'è il top: la tv dentro il bagno, piazzata su in alto sopra l'armadietto del dopobarba o attaccata alla parete a mo' di pensione linda, ovviamente a favore di water-closed. Volete, infatti, negare allo stimolo che non viene, un'aiutino?
Gli studiosi dicono che la tv appiattisce, banalizza. Apparecchia sullo stesso nastro trasportatore immagini di tutti i tipi e nell'arco di pochi minuti affianca il discorso del papa ai bastoncini findus, la grande storia ai rotoloni regina, il corpo insanguinato di un delitto di camorra al candore della philadelphia spalmata su una bella fetta di pane. Si dirà: è il mercato, bellezza! Vallo a dire, però, a un bimbo di 6 anni che, dati statistici alla mano, passa dalle 3 alle 4 ore davanti alla tv. Lui delle logiche del mercato non sa nulla, non dà valore alle immagini che passano e se le sorbisce tutte indistintamente. Con quali effetti? Ai posteri, l'ardua sentenza. Comunque se i bimbi i valori non ce l'hanno, noi grandi siamo sulla via di perderli o li abbiamo già persi, sempreché l'abbiamo mai avuti. Un'occhiata al palinsesto invernale Raiset appena chiuso potrà servire. Sul piatto ci han servito un'insalatona cronachistico-eroticol-sentimentale da leccarsi i baffi. Ecco un breve elenco degli ingredienti: pomeriggi5, feste italiane anche a natale, viteindiretta, amici nemici giurati, grandi fratelli in piscina (e chi sarà il trans?), donne aspiranti veline dal tronista-figo di turno, postini in amore, isole di famosi e non, pupe, bulli, secchioni e ominidi che hanno definitivamente fatto ciao a Darwin. Un piatto unico che noi italiani ci pappiamo – scusate il francesismo - da almeno quindici anni. “Roba” innocua, all'apparenza, ma che sfornata nelle nostre case a ritmi industriali ha la capacità di trasformare in candycandy anche l'anima più tignosa. Saremmo scorretti, però, se lasciassimo fuori dalla porta i telegiornali. Il signor Tg1, per esempio. Da sempre il telegiornale per antonomasia. “Un esempio di imparzialità”. Ha dichiarato urbi et orbi il direttore Minzolini in un suo editoriale. Putacaso qualcuno avesse cominciato a nutrire qualche dubbio. E poi c'è la riserva indiana popolata da quelli che non si sono persi una puntata di Report, Ballarò o Annozero. Ma sono catto-comunisti. E di riserva indiana si tratta.
E' cosa spaventevole a dirsi, ma un'altra statistica dice che l'80% degli italiani si forma un'opinione solo ed esclusivamente attraverso il tubo catodico. Solo ed esclusivamente. E' un dato, non si discute, ma nella sua matematica semplicità agghiacciante. Allora da quel pizzico di spirito critico che ci rimane dopo tonnellate di risoscotti, una domandina sorge spontanea. Se è vero - come ha detto Enrico Vaime - che “gli italiani pigliano sempre quello che gli dai” e se i dati statistici sono la bibbia, quale tipo di opinione dobbiamo aspettarci da noi italiani con una tv che da mane a sera ci spara addosso armi di distrazioni di massa? Quella della mucca?

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