Il grande inganno: di pace si muore

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 14/10/2010
Altri morti dopo quelli in Iraq, fra i nostri soldati in Afghanistan. Ormai è chiaro a tutti che quelle sono guerre perse, che l’Occidente con tutta la sua prepotenza e violenza si è infilato in un nuovo Vietnam, eppure il ritiro appare ancora lontano: troppi interessi economici tengono i nostri governi aggrappati a una sconfitta disonorevole.

In questi giorni si piangono altri soldati italiani morti in Afghanistan, in una guerra che nel 2002 si dava per già vinta e i talebani sembravano ormai senza futuro. Quel paese e quella guerra furono abbandonati per concentrare truppe e risorse nell’invasione dell’ Iraq, inventandosi una guerra preventiva piena di falsità e menzogne. E per farla a tutti i costi gli USA prevaricarono anche l’ONU, contraria a una guerra che appariva priva di una reale motivazione. George “Worst” Bush, è proprio lui, ex alcolista, di intelligenza e cultura più che modeste, a decidere della vita e della morte di migliaia di uomini, aprendo una guerra disastrosa di cui non si vede ancora una fine e dietro alla quale ci sono davvero troppe cose poco chiare e poco pulite. E mentre si stornavano dall’Afghanistan le truppe per mandarle a distruggere l’Iraq, i talebani – un tempo usati e sostenuti dagli stessi americani contro l’Unione Sovietica – riprendevano respiro e, foraggiati dai pakistani, riuscivano a riconquistare piano piano tutto il paese. E adesso le truppe occidentali, vista la déblâcle in Iraq, vengono rimandate a farsi massacrare lì, in un paese che li considera invasori e nemici. Ci dicono che si tratta di missioni di pace, ma lo dicono solo, ad usum delphini, i nostri governanti a noi italiani, minorenni e minorati, sempre tenuti all’oscuro di tutto, caso mai riuscissimo ad esprimere un qualsiasi parere. E ce lo dicono senza nessun imbarazzo, ormai rotti ad ogni bugia, ma in questo caso costretti a mentire, visto che la nostra Costituzione al suo articolo 11 “ripudia la guerra”.

Quindi siamo come sempre a mollo nell’ipocrisia più stupida e vergognosa e mentre tutti gli altri sono in guerra noi siamo in missione di pace. Ma a fare cosa non siamo riusciti ancora a capirlo. Dai racconti sappiamo solo di scontri armati, di vite blindate dentro fortini, di pericoli ovunque e di mezzi corazzati fatti saltare da ordigni primitivi, capaci di aprire i blindati italiani come scatole di sardine. L’inutilità di questo spreco di vite e di denari pubblici è raccontato senza remore in una lettera aperta di Monsignor Nogaro, vescovo emerito di Caserta: “Questa guerra continua nel silenzio e nell’indifferenza, nonostante l’infinita processione di poco meno di 2.000 bare dei nostri soldati morti. Che si tratti di guerra è ormai certo, sia perché tutti gli eserciti coinvolti la definiscono tale, sia perché il numero dei soldati che la combattono e le armi micidiali che usano non lasciano spazio agli eufemismi della propaganda italiana che continua a chiamarla “missione di pace”. Si parla di 40.000 morti afghani (militari e civili), e il meccanismo di odio che si è scatenato non ha niente a che vedere con la pace [...] Chi dunque ha voluto e vuole questa guerra afghana che ci costa quasi 2 milioni di euro al giorno?Chi decide di spendere oltre 600 milioni di euro in un anno per mantenere in Afghanistan 3300 soldati, sostenuti da 750 mezzi terrestri e 30 veicoli? Come facciamo tra poco ad aggiungere al nostro contingente altri 700 militari? Quante scuole e ospedali si potrebbero costruire? Chi sono i fabbricanti italiani di morte e di mutilazioni che vendono le armi per fare questa guerra? Chi sono gli ex generali italiani che sono ai vertici di queste industrie? Che pressioni fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’arma? Quanto lucrano su queste guerre la Finmeccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto Melara, l’Alenia Aeronautica e le banche che le finanziano? E come fanno tante associazioni cattoliche ad accettare da queste industrie e da queste banche elargizioni e benefici? Può una nazione come l’Italia che per presunte carenze economiche riduce i posti letto negli ospedali, blocca gli stipendi, tiene i carcerati in condizioni abominevoli e inumane, licenzia gli insegnanti, aumenta gli studenti per classe fino al numero di 35, riduce le ore di scuola, accetta senza scomporsi che una parte sempre più grande di cittadini viva nell’indigenza e nella povertà, impegnare in armamenti e sistemi d’arma decine di miliardi di euro? A cosa serviranno per il nostro benessere e per la pace i cacciabombardieri JSF che ci costano 14 miliardi di euro (quanto ricostruire tutto l’ Abruzzo terremotato)? E le navi FREM da 5,7 miliardi di euro? E la portaerei Cavour – costata quasi 1,5 miliardi e per il cui esercizio sprechiamo in media circa 150.000 euro al giorno – come contribuirà a costruire la pace?E come è possibile che il Parlamento abbia stanziato 24 miliardi di euro per la difesa nel bilancio 2010?”

 

Parole forti. Parole giuste e coraggiose. E’ proprio così: è una guerra insensata nella quale abbiamo buttato tanti soldi, che tuttavia sono certamente serviti ad arricchire gli stessi personaggi che amministrano da sempre le risorse del paese. E davanti a questi altri morti il ministro della Difesa La Russa si è permesso di dire che forse è il caso di cambiare i blindati e di sostituire i Lince della IVECO (FIAT...ma va’?) con un altro blindato (la Freccia, sempre della IVECO) e di dotare di bombe gli aerei italiani. Come no?, così potremo ammazzarne di più e senza richiare di saltare in aria anche noi. Perché l’obiettivo di questa guerra non è mai stato la vittoria, ma lo sterminio.E se non possiamo avere l’una, possiamo sempre mettere in atto l’altro. Scrive a questo proposito Luca Marco Comellini, Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) “ Prima di invitare il Parlamento ad esprimersi sull’uso di bombe  da parte degli aerei rischierati in Afghanistan,  che sembrerebbero essere già state acquisite per soli 84 milioni di euro,  il Ministro della difesa dovrebbe spiegare agli italiani e al Parlamento per quale motivo dal 2008 continua ad annunciare l’invio dei blindati “Freccia” e solo dopo due anni e decine di morti è riuscito ad inviarne soltanto 17. Per quale motivo se era a conoscenza degli attacchi portati ai convogli delle Truppe ISAF non ha provveduto ad impiegare come scorta i blindati freccia di cui dispone in quelle zone?...” Belle domande, che ovviamente non avranno mai una risposta.

Intando davanti ai feretri avvolti nel tricolore i responsabili di queste morti si riempiono la bocca di paroloni vuoti, che ormai non si possono più ascoltare. Francamente penso che si debba mettere un punto a questo pattume retorico, che sta diventando veramente insopportabile e rischia di offuscare la verità e la realtà delle cose.

Qualche volta è necessario anche dire cose impopolari, se riteniamo che sia giusto farlo. Ed è il momento di chiedersi: cos’è un eroe? Chi si può chiamare eroe? Una persona che consapevolmente e volontariamente mette a repentaglio la sua vita per salvare quella degli altri e non lo fa per mestiere. Salvare qualcuno che sta annegando quando non sei un bagnino, per esempio, o salvare qualcuno dalle fiamme se non sei un pompiere, o farsi fucilare come Salvo d’Acquisto per salvare la vita di tutti, essendo innocente. Questi sono eroi. Matteotti che viene ucciso perché ha avuto il coraggio di esprimere le sue idee contro un dittatore è un eroe. Falcone e Borsellino uccisi dalla mafia che stavano combattendo sono eroi. Ma chi salta su una mina o muore per una bomba non è un eroe, è una vittima. E c’è una bella differenza. E la differenza sta proprio nella consapevolezza, nella determinazione, nel credere fortemente nella giustezza di una scelta, fino alla fine, fino al sacrificio della vita.

Partecipare a una confusa, avversata e poco chiara missione di pace, i cui scopi sono oscuri e i cui risultati sono invisibili, più che una scelta coraggiosa, è una scelta disperata. Leggiamo nomi e storie di questi poveri morti: in gran parte gente del sud, ragazzi che volevano una vita normale, volevano una casa, una famiglia, un lavoro e potevano averli solo così, accettando un ingaggio pericoloso e ben pagato e sperando di poter tornare a casa e avere quelle cose semplici e giuste, che dovrebbero poter avere tutti senza rischiare di morire. Non si devono chiamare eroi. Non è giusto e non è onesto. Soprattutto per loro. E già, perché se dobbiamo considerarli eroi allora dobbiamo ammettere una volontarietà di farsi ammazzare da parte loro che non c’era e non c’è ( visto che nominalmente è una missione di pace) e nello stesso tempo così annulleremmo le responsabilità di chi cinicamente ce li ha mandati - ben sapendo cosa rischiavano - per calcoli politici in cui il bene comune non c’entra affatto.

Qualche dubbio su questo ce l’ha anche la medaglia d’oro ed eroe mutilato di guerra Gianfranco Paglia, deputato di Futuro e Libertà, che stasera - a parlamento semivuoto, proprio quando si doveva discutere dell’opportunità di dotare di bombe gli aerei italiani - ha detto con amarezza: “ in questo periodo mi sono chiesto spesso se la classe politica meriti il sacrificio dei nostri soldati e obiettivamente vedere i banchi di quest'Aula così vuoti conferma i miei dubbi...”

Questo paese ha bisogno di ritrovare una dimensione diversa: viviamo troppo dentro volgari reality dove tutto è spettacolo, dove ogni sentimento è solo finzione, dove ogni cosa è enfatizzata, gridata, dove tutto sembra uno spot pubblicitario. E non parlo più del Grande Fratello, parlo ormai dello special sulle case ai terremotati d’Abruzzo, per esempio, con i finti applausi che uscivano dagli altoparlanti, come in una sit-com americana, secondo quanto raccontano gli abitanti del posto e che è documentato nel film Draquila.O della notizia del rinvenimento del cadavere della figlia alla madre in diretta TV.

L’uomo che guida questo paese è sempre fuori dalle righe e ha fatto sì che questo stato di esaltazione incontrollata sembri la normalità, così ogni cosa qui sta diventando enfatica, pomposa, retorica, tronfia, esagitata, oltre che quasi sempre anche volgare, sbracata e senza regole.

Stiamo perdendo il senso della misura, il senso del decoro e della dignità. O forse è già successo e ormai non riusciamo a percepire la differenza. Forse il decoro e la dignità ce li siamo già persi fra una menzogna e una falsa promessa, fra un sondaggio tarocco e una battuta volgare, fra una figuraccia internazione e una escort candidata al parlamento. Ormai con le TV e i giornali che dicono solo quello che il cavaliere vuole, la gente ripete quello che sente dire da ogni parte e viene indotta a credere che sia la verità. Così anche una disgrazia diventa un atto d’eroismo, che sublima una scelta politica altrimenti ingiustificabile.

Ma l’aria sta cambiando: stavolta i parenti gridano a La Russa “Ministro si goda lo spettacolo!”. I fischi si sprecano e ci fanno pensare a quanto ha ragione Brecht a dire: “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi...”

Barbara Fois

Approfondimenti

La lettera di Monsignor Nogaro si può sottoscrivere a questo indirizzo: http://www.islam-online.it/2010/10/guerra-in-afghanistan-missione-di-pace-un-vescovo-che-non-ha-paura/

Interessante è anche la lettera scritta dal Partito in difesa dei diritti dei militari al ministro La Russa:

http://www.partitodirittimilitari.org/index.php?option=com_content&view=article&id=217:afghanistan-comellini-pdm-prima-di-parlare-delle-bombe-la-russa-risponda-sui-freccia-&catid=1&Itemid=113

Consiglio a chi ha stomaco e nervi saldi di guardare le immagini di questa guerra vergognosa. Ho scelto questa foto perché ha un messaggio fortissimo e sconvolgente: un papà tiene fra le braccia il suo bambino e cerca teneramente di tranquillizzarlo, nonostante lo abbiano incappucciato e sia tenuto prigioniero come un animale. Mi ha ferito profondamente, l’ho vissuta come una intollerabile offesa all’idea stessa di Umanità e mi ha fatto vergognare di appartenere alla stessa etnia di chi ha perpetrato questa crudeltà.

Perchè sia più chiaro accludo qui altre immagini, dalle quali ho escluso rigorosamente quelle pulp.

 

afghanistan2

 

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