La prossima TAV si chiama GALSI

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 02/03/2012
Galsi è un gasdotto che partirà dall’Algeria e traversando e devastando tutta la Sardegna raggiungerà le coste della Toscana. All’Isola costerà 150 milioni di euro, ma nessuna impresa sarda potrà partecipare alla sua costruzione.

Il nome GALSI è un acronimo, significa Gasdotto Algeria-Sardegna-Italia. Infatti porterà il gas dei giacimenti algerini, attraverso il mare e la Sardegna, verso la penisola e l’Europa. Un’altra opera gigantesca e inutile ( manco a dirlo frutto di accordi del governo del cavaliere), che pagheremo in modo devastante. Questa costruzione faraonica è sostenuta da “una compagine di primarie aziende internazionali e nazionali che operano nel mercato energetico - Sonatrach, EdisonEnel Gruppo Hera -  e dalla Regione Sardegna che partecipa attraverso la finanziaria Sfirs. Inoltre dal 7 novembre 2007 anche Snam Rete Gas, la società leader in Italia nel trasporto del gas naturale, collabora con Galsi alla realizzazione del progetto, avendo siglato un accordo con il quale diverrà realizzatore, operatore e proprietario del tratto italiano del gasdotto”. E i sardi? Noi metteremo solo i soldi e la terra, che vuoi che sia?

Manco a dirlo il passaggio in Sardegna è infatti solo una servitù: il gas è diretto al nord Italia e all’Europa, però la CE investe solo 120 milioni di euro, mentre la Sardegna dovrebbe sborsarne 150 milioni. Non si capisce a che titolo e perchè, visto che le nostre imprese non potranno partecipare alla costruzione e agli utili, mentre il passaggio di questo enorme tubo devasterà l’Isola da sud a nord, travolgendo e sventrando siti archeologici, nuraghi, boschi, corsi d’acqua, sconvolgendo, modificando e snaturando il paesaggio e inquinando l’ambiente. Per non parlare dello stravolgimento del fondale marino, visto che il gasdotto sarà il più profondo del mondo, a 2.800 metri sotto il livello del mare; per non dire del riscaldamento delle acque al passaggio del gas nel tubo, con inevitabili e devastanti riflessi sulla pesca.

Barbara Galsi tracciato

Ma quelli che dicono che però ne potremo usufruire anche noi sardi ( e visto che attraversa la nostra terra sarebbe il minimo!), mentono o non sanno cosa dicono, perchè noi non ci potremo nemmeno collegare, dato che la rete del nostro gasdotto a gas propano non può essere usata per il metano algerino, quindi se volessimo farlo dovremmo spendere altri soldi per costruire un’altra rete compatibile. Il che sarebbe assurdo, visto anche che il vecchio gasdotto che avevamo è stato modificato per il propano da pochi anni.

Stiamo parlando dunque di una violenza sul nostro territorio, di una tragedia ecologica pari a quella della TAV e come quella inutile ai cittadini, ma molto molto utile a imprese che non sono locali e che sul disastro ecologico di queste due regioni si faranno ricche.

Quello che ci si chiede in questi casi è: ma chi ci governa lo fa per venire incontro alle nostre esigenze o contro di noi per i suoi interessi? Perchè davvero mi sembra paradossale che le persone a cui abbiamo dato il nostro voto ci impongano poi cose che non solo assolutamente non vogliamo, ma che ci penalizzerebbero! Ma non vi sembra una assurdità inspiegabile? No, invece si spiega benissimo, se si pensa che non rendono conto a noi, ma ad altri poteri che con noi cittadini non c’entrano affatto, ma che determinano il nostro destino. E’ semplicemente pazzesco che noi sopportiamo questa situazione senza ribellarci e ancora più pazzesco che quando lo facciamo ci taccino di terrorismo! Chi difende l’integrità della propria terra sta diventando un criminale, che va picchiato e demonizzato sui tg delle emittenti nazionali e assimilato ai Black Bloc, che spesso vengono infiltrati proprio per creare confusione e violenza.

Anche l’informazione della stampa è molto vaga e parziale su questi argomenti, ma non può certo meravigliare, visto che l’80% dei giornali è di partito, per il semplice fatto che solo la stampa dei partiti può godere di sovvenzioni pubbliche speciali. Questo per dimostrare come si sia blindata sotto ogni profilo, questa casta di zecche.

Così anche nel caso della GALSI quasi nessuno ha riportato le dichiarazioni del consulente del governo algerino Mebtoul, che ha detto: “Il prezzo basso, con forte consumo interno (visto che 1 famiglia su 2 fa uso del metano e la stessa industria algerina si alimenta con questo gas), rischia di pesare sulla durata delle riserve e, in seconda battuta, l’Algeria difficilmente potrà onorare i suoi accordi internazionali, evidentemente nei confronti dell’Europa, per l’approvvigionamento del gas. Se il prezzo è di 9/10 dollari in media, la durata media delle riserve di metano è di 25 anni, se il prezzo del gas è di 9/10 dollari, come oggi, la durata di vita del gas sarà meno di 15 anni, se rimane questo prezzo. Nelle dinamiche di affari non c’è sentimento: è business”.

Ma vi rendete conto dell’irresponsabilità di chi ha fatto un progetto del genere? Tutto quel massacro di terre e acque per una manciata di anni e non è nemmeno certo che duri quel poco!! E inoltre perfino la società algerina Sonatrac che gestisce il metano ha ammesso che “L’operazione Galsi non è conveniente.” Fra l’altro il gasdotto è una struttura obsoleta con una tecnologia vecchia di almeno 40 anni (il gas trasportato attraverso i gasdotti arriva a costare il 40% in più rispetto a quello fornito dalle navi gasiere), e che arriva con 30 anni di ritardo rispetto alla legge di metanizzazione della Sardegna.

Queste notizie ed altre sono riportate anche nell’intervento letto in Consiglio da Claudia Zuncheddu, consigliera regionale di Sardegna Libera, a cui per altro la maggioranza di destra ha votato contro, preferendo evidentemente che l’Isola resti terra di sfruttamento e lasciando che siano i sardi a pagare tutti i costi di una operazione che non solo non li arricchirà, ma li taglierà fuori da ogni beneficio, insieme a tutto il sud della penisola ( ma và!?).

Come se non bastasse, il presidente della SFIRS, la finanziaria della Regione sarda, ha dichiarato serenamente nel corso di un’audizione in Commissione Bilancio, che i costi di gestione e manutenzione della rete, li : “pagheranno i cittadini attraverso la bolletta.” Cioè noi cittadini, oltre a regalare 150 milioni di euro per un progetto che ci metterà in ginocchio e proprio ora che le condizioni economiche dell’Isola consiglierebbero ben altri investimenti, dovremmo accollarci nelle nostre bollette anche il prezzo della gestione della rete, a cui per altro non possiamo nemmeno accedere!?! Ma chi siamo, i più scemi dell’intera galassia??Ma chi sono i nostri governanti regionali: dei cloni dei fratelli DeRege?? Dei fan di Tafazzi?? A volte cercare di capire certe scelte politiche dà un senso di disorientamento, di confusione mentale, di mal di testa...

Ma ci sono altre considerazioni pratiche: la consigliera Zuncheddu ha anche fatto presente che “... i gasdotti sono strutture obsolete e la casistica sulle esplosioni, in tutto il mondo, sono riccamente documentate. La Sardegna presenta varie criticità, dalla piaga degli incendi incontrollabili, ad una eccessiva militarizzazione del territorio dove si praticano quotidianamente esercitazioni con armamentari da guerra...” non ci vuole una grande immaginazione per rendersi conto di cosa potrebbe succedere se uno dei nostri incendi scoppiasse nei pressi del gasdotto....

Quanto all’inquinamento ambientale, il presidente della GALSI, ingegner Potì, ha dichiarato con leggerezza : “le emissioni della centrale riguardano solo gli ossidi di azoto, ma saranno molto al di sotto dei limiti consentiti dalla legge a garanzia della salute pubblica e tenderanno a disperdersi gradualmente allontanandosi dal perimetro della centrale…

Ma sì, basta stare lontani dalle centrali, dall’immenso tubo che spaccherà in due l’Isola, basterà che non scoppino incendi, sarà sufficiente che noi indigeni ce ne stiamo ben chiusi in casa nelle nostre riserve e tutto andrà bene. Poi se l’ambiente si inquina, se qualche nuraghe viene sventrato, se verrà rubata terra alle colture e ai pascoli e se tutti i danni li dovremo pagare noi, pazienza: ne hanno sempre tanta i sardi!

Potranno anche sopportare di veder sventrata la spiaggia di Porto Botte, dove sbarcherà il gasdotto, che insieme a Porto Pino è una delle spiagge più belle del sud Sardegna, con il suo grande stagno pieno di fenicotteri, diviso dal mare da una lunga striscia di sabbia bianca. Le dune di sabbia arrivano fino al mare... certo i sardi potranno tollerare anche che dopo aver sfasciato tutta l’Isola il gasdotto arrivi a Olbia, al centro di una delle costiere – la Costa Smeralda – più belle del Mediterraneo... ma lo fanno apposta?

Barbara garsi Porto Pino

Barbara Garsi porto Botte

Barbara Garsi Dune

Guardate le immagini di questa spiaggia e ditemi se potremo lasciare che venga distrutta. No. Stavolta hanno fatto male i conti. Non è così che andrà, non piegheremo la testa. Stavolta anche qui la gente si solleverà come hanno fatto i piemontesi contro la TAV : le prossime barricate saranno contro la GALSI.

 

 

Barbara Fois

 

Approfondimenti

http://prosardegnanogasdotto.blogspot.com/2011/11/discussione-con-il-comune-di.html

http://www.claudiazuncheddu.net/index.php/551-galsi-giovedi-ore-21-su-videolina

http://www.consregsardegna.it/XIVLegislatura/Mozioni/Moz143.asp

 

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