Lancia un appello ai bolognesi con il cuore e non solo con le ragioni
della scienza: "Andate a votare e votate sì, che vuole dire: non
vogliamo il ritorno del nucleare in Italia". Vincenzo Balzani,
professore emerito dell'Alma Mater, è uno dei chimici più ascoltati al
mondo.
Vincenzo Balzani, è da anni impegnato sul fronte antinucleare, a
favore delle energie rinnovabili, le stesse che con i suoi studi a
contribuito a far progredire. È coordinatore del gruppo di scienziati
"Energie per il futuro", da anni scrive ai politici per convincerli a
dire no al nucleare, da Berlusconi a Bersani. In questi giorni lo
scienziato, che è stato candidato al consiglio comunale nella lista di
"Amelia per Bologna" gira come una trottola tra scuole e centri
culturali di Bologna. È la sua campagna referendaria: "Non basta dire:
non facciamo le centrali nucleari perché non va bene. Bisogna spiegare
perché".
Allora perché, professore, non accettare il nucleare?
"L'incidente
di Fukushima ha confermato che le centrali nucleari non sono sicure. La
Germania, la più grande potenza industriale europea e la quarta nel
mondo, ha deciso definitivamente di uscire dal nucleare e di puntare
sulle energie rinnovabili. Basterebbero questi due avvenimenti per
giustificare il Sì al referendum".
Poi ci sono le ragioni più profonde.
"Certo. La gente deve
sapere che il rientro dell'Italia nel nucleare non risolverebbe, ma
aggraverebbe i nostri problemi energetici per vari motivi. L'Italia non
ha uranio, risorsa limitata e non rinnovabile, che dovremmo importare
come accade oggi per i combustibili fossili; il nucleare produce scorie
radioattive pericolose per centinaia di migliaia di anni; il
collocamento in sicurezza di queste scorie è un problema che non è stato
risolto neppure negli Stati Uniti; dopo un periodo di funzionamento di
40-50 anni, le centrali dovrebbero essere smantellate, ma non lo si può
fare poiché sono esse stesse gigantesche "scorie" radioattive".
C'è chi sostiene che il nucleare è conveniente, è vero?
"Falso.
Lo dicono anche le agenzie di rating. Oggi il nucleare si sviluppa solo
nei paesi a basso tasso di democrazia, con intervento diretto dello
Stato e quasi sempre in commistione col nucleare bellico. Ma se anche il
nucleare fosse conveniente e privo di incidenti gravi, e non è così,
non dovrebbe ugualmente essere sviluppato per motivi etici: lascia una
pesante eredità sulle spalle delle prossime generazioni. Come smaltire
le scorie, come smantellare le centrali obsolete? Entrare nel nucleare è
difficile, uscirne è impossibile".
Da scienziato quale alternativa propone?
"La via di uscita
dalla crisi energetica è quella del risparmio e dello sviluppo delle
energie rinnovabili. Noi siamo un Paese che non ha petrolio, metano,
carbone, uranio, ma che ha il sole. Non si tratta di un ripiego, ma è
l'unica strada sicura che abbiamo per raggiungere l'indipendenza
energetica e, soprattutto, per custodire il nostro pianeta Terra".
Fra dieci giorni i cittadini chiamati alle urne per il referendum. Il chimico: "Le centrali non sono sicure, anche la Germania punta ora sulle energie rinnovabili"