L'invidia

di Francesco Baicchi - 20/01/2013
La ripetizione ossessiva delle stesse argomentazioni ridotte a slogan è una delle costanti del berlusconismo, mutuata dalle tecniche della comunicazione pubblicitaria

In questo avvio di campagna elettorale uno dei temi più utilizzati dagli esponenti del PDL è l'invidia, peccato da cui sarebbero affetti quanti pretendono addirittura la progressività del sistema tributario, come previsto dalla nostra Costituzione. E, a maggior ragione, quanti vorrebbero veder punita più severamente l'evasione fiscale.

Di fronte a questo tentativo di screditare gli 'altri', i 'comunisti', cioè tutti quelli che non accettano l'ingordigia egoistica e la sopraffazione individualistica come uniche regole di vita, non possiamo non esprimere ammirazione.

La trasformazione di quella che in un Paese normale sarebbe considerata una virtù civica in peccato, e quindi colpa, è senza dubbio una brillante idea pubblicitaria, favorita anche dalla cultura cattolica che permea la nostra società.

Vorresti vedere punito chi si arricchisce commettendo reati, utilizzando impropriamente il proprio potere politico o ingannando il fisco e facendo pagare più imposte a te? Tu pensi che sia aspirazione alla giustizia e alla solidarietà, invece è solo perché sei invidioso e vorresti essere al suo posto.

Venti anni di berlusconismo, troppo blandamente contestato da una sinistra indecisa e divisa, sono probabilmente riusciti a permeare una parte non insignificante della nostra società di queste idee auto-giustificatrici, magari gabellandole per 'regole del mercato'. In realtà nei Paesi realmente 'liberali' l'opinione pubblica è il più efficace custode della legalità e l'evasione fiscale è un reato che non riceve alcuna indulgenza.

Le conseguenze della troppo lunga assenza di una forza politica coerentemente impegnata nella lotta all'evasione fiscale e ai privilegi ingiustificati le viviamo ogni giorno, o meglio le vivono tutti quelli che, anche se volessero, non potrebbero imitare evasori e furfanti. Le viviamo sul piano dei conti pubblici, sia per gli sprechi prodotti dalla 'casta' che per la riduzione delle entrate fiscali, ma anche per la scarsa credibilità internazionale, che tiene lontani gli investitori esteri.

Questo dovrebbe fare proprio della credibilità nella lotta per la legalità e per la difesa dei principi costituzionali di equità e solidarietà una discriminante fondamentale per gli elettori responsabili.

Quelli che, accusati di invidia, forse provano ammirazione per l'astuzia degli accusatori, ma sentono soprattutto profondo disgusto.

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