Mediazione e altre riforme

di Vari giuristi italiani - 02/04/2011
I giovani avvocati sono disperati per la riforma della "mediazione", che li riduce in ginocchio. Nella sostanza il provvedimento non è che l'ennesimo di quelli nefandi ed anticostituzionali varati dal governo Berlusconi e come sempre a favore di ben individuabili interessi di parte

L’avvocatura è “preoccupata” per la mediazione, per la quale il Cnf chiede “un intervento legislativo urgente che riporti la disciplina e il sistema complessivo nell’alveo delle garanzie costituzionali”, per il progetto di esaurimento dei procedimenti civili pendenti, per la situazione conseguente alla crisi economica e per il clima di “aperta ostilità che oggi più che mai la circonda”. Una situazione che impone alla sue istituzioni rappresentative di “moltiplicare l’impegno nella difesa dei diritti degli avvocati”.

Mediazione e altre riforme. 

“Ribadiamo la necessità di un intervento legislativo urgente che riporti la disciplina e il sistema complessivo nell’alveo delle garanzie costituzionali”, scandisce Alpa. Le incostituzionalità sono nell’obbligatorietà della composizione della lite, nella mancata previsione dell’assistenza dell’avvocato, nei costi aggiuntivi che si impongono  a chi vuole accedere alla giustizia, negli ostacoli che si frappongono al cittadino che voglia adire il giudice naturale,  nelle sanzioni a cui sono sottoposte le parti e gli avvocati nelle circostanze previste, nella insufficiente qualificazione dei conciliatori, nella sostanziale preventiva allocazione delle cause ad operatori privati.

“Si è preferito coinvolgere competenze diverse da quelle legali, organismi di natura privata, personale avventizio  non qualificato, soprattutto ignaro degli aspetti giuridici delle controversie da comporre, sulla base di una nozione errata di conciliazione. Perché così come è stato concepito il sistema si è dato ingresso ad una fase pre-processuale, che del processo ha tutti gli aspetti e che nel processo ordinario susseguente alla mancata definizione  porta il suo peso”, evidenzia Alpa che attacca: “E’ facile dire che temiamo la mediazione perché temiamo che essa riduca i nostri redditi, è facile dire che l’alto numero degli avvocati è causa del contenzioso, è facile dire che oggi si può evitare il coinvolgimento degli avvocati, perché le cause sono troppo lunghe e i costi legali troppo alti. E’ un teorema prospettato in modo subdolo e corporativo: la durata delle cause ha ben altre ragioni, la competitività non si misura sui costi legali, le tariffe sono una garanzia, la necessità di conoscere professionalmente il diritto e di avvalersi di professionisti costituiscono  il fondamento della difesa dei diritti  e della legalità delle operazioni economiche

 

L'Assemblea degli Avvocati di Lecce ha approvato un protocollo come forma di ulteriore protesta contro l'entrata in vigore della procedura obbligatoria di conciliazione

Non viene espressa la contrarietà alla preventiva conciliazione, né agli organismi di conciliazione, ma alla obbligatorietà della procedura estesa a gran parte del contenzioso e non limitata. Pubblichiamo di seguito la lettera di accompagnamento a firma del Segretario Dirigente dell'Associazione Forense di Lecce.

" Cari Colleghi, l'assemblea degli avvocati di Lecce indetta dal nostro Consiglio e tenuta il 21.3., sull'onda della protesta promossa dall'OUA, che ha visto l'adesione della quasi totalità degli avvocati, ha approvato il protocollo allegato, proposto da questa Associazione come forma di ulteriore protesta contro l'entrata in vigore della procedura obbligatoria di conciliazione. Ha, altresì, preso atto della proposta dell'AIGA di abbattere notevolmente il costo della procedura. In buona sostanza si tratta, pur senza violare la legge, di non agevolarne il funzionamento, che reca di fatto pregiudizio ai diritti dei cittadini ed al diritto di difesa e di astenersi nelle forme dettagliatamente descritte nel protocollo al fine di superare lo scoglio della improcedibilità dell'azione senza costi per il cliente-cittadino. Se tale iniziativa, che non ne esclude altre, si estenderà a macchia d'olio, il legislatore non potrà non prendere atto del fallimento della riforma, che ha messo in piedi un costosissimo "carrozzone", che grava sulle spalle di chi intende far valere un proprio diritto e ciò ha voluto fare escludendo l'avvocatura sia come interlocutore che come depositaria della tutela dei diritti. I tratti del protocollo sono i seguenti:

- rivolgere l'istanza, senza costituzione dell'avvocato, esclusivamente all'organismo del Consiglio dell'Ordine (quale messaggio forte contro la privatizzazione della Giustizia) ;

- informare il cliente sul procedimento nelle forme di legge;

- non partecipare, quali avvocati del convenuto, al procedimento, in forma di protesta e, qualora il cliente non intenda parteciparvi da solo, come è più che plausibile visti i costi, inviare all'organismo la comunicazione di non adesione alla richiesta di conciliazione (si potrebbe motivare per la assenza di tutela difensiva);

Se l'avvocatura sarà compatta il risultato pratico sarà che verrà superata la improcedibilità dell'azione (i giudici non potranno non prendere atto della giusta motivazione per la mancata partecipazione delle parti); il risultato politico sarà il fallimento di una procedura, che ha voluto escludere gli avvocati, voluta dai poteri forti privati, che hanno già istituito i loro organismi privati, con notevoli costi che si vanno ad aggiungere a quelli già onerosi per accedere alla giustizia (per promuovere un giudizio del valore di euro 51.000 occorre un contributo unificato di euro 374,00 e si avrà una sentenza; per procedere obbligatoriamente alla conciliazione ogni parte dovrà pagare 1.000,00 senza garanzia di risultato!!!!).  Non siamo contrari alla preventiva conciliazione, nè agli organismi di conciliazione; siamo contrari alla obbligatorietà della procedura estesa a gran parte del contenzioso e non limitata, invece, sulla scorta della positiva esperienza del contenzioso sulle telecomunicazioni, alle cause bagatellari e di poco valore (per es. 1000 euro) a tutela del consumatore. 

Il segretario dell'Associazione Forense Lecce (ANF)

avv. Angelo Galante

 

La mediazione obbligatoria aumenta i costi ed è contro il cittadino. Le critiche dell'avvocato Pecorella Consigliere Ordine Avv. Napoli

A partire dal 21 marzo, il tentativo di trovare un accordo amichevole tra le parti coinvolte in una lite civile o commerciale diventa obbligatorio. Per alcune materie, dalle locazioni all'affitto di aziende, dalle successioni ai contratti assicurativi, il passaggio da uno dei 160 organismi di mediazione fin qui accreditati dal ministero della Giustizia diventa «condizione di procedibilità». Poniamo alcune domande all’avvocato Vincenzo Pecorella, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli.

Domanda: Qual è la posizione dell’Ordine degli Avvocati partenopei in merito?

Risposta: Abbiamo una posizione molto critica perché questa riforma introduce un passaggio costoso per chiunque si avvicini alla giustizia. A mio parere il Ministro Alfano sa ben poco di tutta questa faccenda, gestita da qualcun altro all’interno degli uffici ministeriali. Il Presidente del Consiglio ne sa ancora meno e tutto questo potrebbe far diminuire i consensi per il Governo. Il fatto di rimandare al 21 marzo 2012 l’obbligo di mediazione per le controversie condominiali e sulla rc auto è frutto di un preciso intendimento del ministro per evitare il naufragio della mediazione già al primo giorno, considerato l’enorme mole di procedure che si sarebbe abbattuta sugli organismi di mediazione. Il vero problema è che questa legge è contro il cittadino perché aumenta i suoi costi. Per questo noi consiglieri dell’Ordine partenopeo abbiamo chiesto a più riprese una modifica della norma per quanto riguarda l’obbligatorietà dell’istituto. C’è un altro problema, poi, che è quello dell’organizzazione interna. Per legge i consigli degli ordini degli avvocati possono istituire organismi presso ciascun tribunale avvalendosi di proprio personale e utilizzando i locali loro messi a disposizione dal presidente del tribunale stesso. Nella realtà, però, gli ordini non sono in condizione di operare perché la maggior parte degli uffici giudiziari non hanno avuto disponibilità di sale. A Napoli presso il Palazzo di Giustizia del Centro Direzionale non è stata concessa una sede presso il tribunale.

D.: Come mai nonostante la posizione molto critica il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli ha istituito un proprio organismo di mediazione, con Delibera dell’8/03/2011?

R.: Perché l’Ordine non vuole lucrare e vuole evitare che lo facciano gli altri. Il nostro organismo di mediazione, in via di costituzione, presenterà un regolamento particolare. In esso verrà imposta l’assistenza obbligatoria dell’avvocato e l’accettazione delle sole proposte di mediazione presentate congiuntamente dalle parti. Inoltre si sta cercando di mantenere le tariffe molto limitate, nonostante la legge imponga dei minimi tariffari non ulteriormente riducibili.

D.: Cosa pensa lei del ricorso al Tar del Lazio proposto da De Tilla?

R.: Il ricorso al Tar rappresenta un attacco al regolamento, secondo la mia opinione va attaccato invece l’istituto. Sono i parlamentari che devono agire. Ho seri dubbi per l’esito positivo del ricorso ma se questo fosse accolto la situazione non cambierebbe perché la mediazione non verrebbe eliminata. Solo una pronuncia di incostituzionalità potrebbe modificare la situazione.

D.: All’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2011, presso la Corte di Appello di Napoli, il Presidente Caia ha elencato una serie di criticità in materia di conciliazione. Tra queste si è posto l’accento sulla possibile costituzione di organismi conciliativi in cui siano presenti capitali di provenienza illecita. Quanto è alto il rischio di infiltrazioni criminali e quali potrebbero essere gli effetti?

R.: È una possibilità reale soprattutto in zone come le nostre. È risaputo che tutto ciò che produce denaro interessa la criminalità. Il problema è dato dal fatto che il finanziamento degli organismi di mediazione può esser fatto da chiunque. Tra qualche anno ci potranno essere delle clausole assicurative riguardanti l’obbligo di rivolgersi a un dato organismo di mediazione. Dove sarà allora l’imparzialità del mediatore? Il carico di denaro che potrebbe prodursi con una tale pratica è ingente e non siamo in condizioni di prevedere dove questi utili andranno a finire. Se l’obbligatorietà non verrà contrastata nel giro di un anno potrebbe accadere di tutto, anzi sono sicuro che accadrà di tutto.

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