Milano e Napoli liberate, ora i referendum

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 31/05/2011
Da Napoli dove il trionfo di Luigi De Magistris ha dimensioni epiche e da Milano che da capitale del berlusconismo è diventata la città della riscossa civile, esce un risultato che non dà scampo a Berlusconi.

“Ha vinto l’Italia dell’eleganza delle passioni” ha dichiarato un Vendola comprensibilmente esultante in una piazza Duomo travolta dalla gioia pura. E più ancora ha vinto l’Italia che si è liberata dai cacicchi e dal voto condizionato a Napoli, grazie ad un candidato che da solo, senza il sostegno dei partiti ha rotto gli indugi e si è tuffato con un esito trionfale in una campagna elettorale tra i cittadini e con i cittadini, senza mezzi economici e senza l’ombra dei potentati partitici.

Nessuno, nemmeno tra i più ottimisti e fiduciosi, poteva prevedere un risultato che vede un abisso di trenta punti tra l’outsider Luigi De Magistris ed il candidato sponsorizzato da Nicola Cosentino che ha scorazzato tra i seggi durante il ballottaggio e ha accusato fino all’ultimo minuto il suo concorrente “di aver distrutto delle famiglie” con le sue inchieste persecutorie. E nemmeno si poteva sperare che la partita più simbolica e più significativa in termini di politica nazionale potesse concludersi con Pisapia, designato dalle primarie con il mal di pancia del PD, che sbaraglia con dieci punti il sindaco in carica, “candidato debole” come l’ha definita Berlusconi dopo averle dato il colpo finale, ma forte di una campagna elettorale faraonica in termine di spesa.

Quanto la disfatta si riversi fragorosamente ed ineluttabilmente sul presidente del Consiglio, l’avevano paradossalmente ma chiaramente denunciato i suoi candidati deboli ed ora rovinosamente sconfitti, che hanno cercato in ogni modo dopo la prima batosta di tenerlo il più lontano possibile dalle loro città; ma non è bastato.

Ormai il boomerang di una campagna elettorale disgustosa e controproducente era lanciato e dopo il referendum dissennato ed eversivo sulla sua personale impunità a colpi di aggressione e anatema contro i suoi giudici naturali, il premier ha pensato bene di autosputtanarsi in modo visione con “lo sfogo” antigiudici a beneficio di Obama e conferenza stampa annessa.

Adesso è tutto un interrogarsi sulle “mosse” del sempre imprevedibile Cav., sul significato delle dimissioni da coordinatore del fido Bondi, su una possibile via d’uscita affidata all’ennesimo predellino, che sarebbe il predellino della disperazione. Alla domanda angosciata degli elettori berlusconiani “come è potuto succedere?” risponde con acume superiore Vittorio Feltri spiegando che al premier “è mancata la serenità per governare” e la colpa è della Corte Costituzionale che ostinandosi a disarticolare una dopo l’altra le leggi ad personam l’ha lasciato nudo nelle mani della Boccassini e di Bruti Liberati.

Con questi maitres à penser la strada del premier più che un viale del tramonto si annuncia uno sprofondamento nelle sabbie mobili.

Enrico Mentana durante il lungo collegamento elettorale su LA 7 ha accostato questo clima di liberazione, sottolineato sia da Pisapia che da De Magistris, a quello che si respirava nel ’92 e nel ’93, quando era salita dal paese un’istanza di rinnovamento e di trasparenza che ha avuto come risposta il peggiore continuismo e la trasformazione di una transizione verso il superamento della partitocrazia in una restaurazione permanente.

Oggi gli elettori hanno mandato un messaggio inequivocabile ed il perseverare di questa maggioranza aggrappata ai responsabili scilipotiani nell’usurato gioco delle tre carte non farà altro che accelerarne l’implosione.

Con queste amministrative si sono “materializzati” gli incubi e le ossessioni dell’imputato finora impunito, come se con la sua campagna dissennata, eversiva e maniacale avesse animato i suoi personali nemici: il comunista che vuole trasformare in “zingaropoli” la Milano del “ghe pensi mi” ed il bieco ex PM giustizialista che vuole moralizzare la Napoli abbruttita da Cosentino e dagli uomini delle cosche.

Non si poteva immaginare una nemesi più totale. Ora dobbiamo convogliare questa straordinaria riscossa del paese civile che ha mostrato di esistere e di godere ancora di buona salute, nonostante le avversità, per la battaglia decisiva dei referendum che con metodi vergognosi il governo sta cercando di scipparci.

Comunque si esprima l’ufficio per i referendum della Cassazione, e con una motivazione ulteriore qualora non fosse ammesso il quesito sul nucleare a seguito del decreto truffa, la priorità assoluta è raggiungere il quorum per decretare la fine irreversibile di questa caricatura di maggioranza e del suo padrone in disarmo e per stabilire che la legge è uguale per tutti, sempre e comunque.

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