Cos'è oggi la CGIL ? Esiste un processo di rinnovamento?

di Umberto Franchi - 14/12/2021
Nella storia della nostra Italia, c’è stato un periodo chiamato “il ’68”, che è durato circa 15 anni, in cui la sinistra sociale, sindacale e politica, ha svolto grandi battaglie in materia di sicurezza sociale, lavoro, diritti
Il ’68 fu un grande movimento di rivolta, di crescita partecipativa e culturale, nei sindacati, nelle associazioni, nei movimenti, nei partiti di sinistra e anche di profonde riforme sociali: con lo statuto dei diritti dei lavoratori, con la riforma della sanità e delle pensioni, della scuola, della maternità, la riduzione degli orari di lavoro, con il meccanismo automatico di rivalutazione dei salari e pensioni e con altre riforme riguardanti i diritti civili , divorzio, aborto, etc...
Una realtà di crescita costante che, alla fine degli anni Settanta – inizi anni Ottanta, vedeva i lavoratori italiani forti dentro le fabbriche, con i loro sindacati, capaci di contrattare le scelte dell’organizzazione del lavoro e quelle industriali, cercava di stabilire il come e per cosa si lavora.. ed eravamo    i primi in Europa in termini di migliori condizioni economiche, normative, diritti, sicurezza sociale, sicurezza nel lavoro, potere di contrattazione aziendale.
Insieme al movimento del mondo del lavoro, c’erano un grande movimento studentesco, moltissimi gruppi politici di “sinistra extraparlamentare” e un grande partito comunista, che con centinaia di migliaia di militanti, a partire dalle cellule di fabbrica, dalle sezioni territoriali fino al comitato centrale riusciva a esercitare la sua influenza sul Paese, sull’economia, sul lavoro, sulla scienza, sulla scuola, sulla sanità, negli enti locali, e persino tra i soldati e i reclusi.
Con i movimenti di lotta studenteschi, con i gruppi politici “di sinistra radicale”, con una CGIL capace e  politicamente motivata ed  un partito comunista che si distingueva per la sua diversità, moralità, rettitudine, disinteressi personali dei gruppi dirigenti e coerenza nel perseguire il progetto di trasformazione della società, riuscimmo a esercitare l’egemonia culturale nel Paese, ad avere un patrimonio morale, culturale, tecnico, scientifico, intellettuale e amministrativo.
Ricordo che nei primi anni Settanta, da giovane sindacalista della CGIL, ero mattino, giorno e sera davanti alle fabbriche, dove si esercitava il conflitto permanente con continue rivendicazioni aziendali, e per un progetto di radicale trasformazione della società. Allora non esisteva il proprio privato, tutto si faceva per il cambiamento collettivo,  la giornata iniziava con i picchetti nelle prime ore del mattino per finire nella tarda nottata. Assieme al sottoscritto c’erano sempre decine di studenti che facevano parte dei gruppi extraparlamentari o del PCI… Insomma con la CGIL, con  i comunisti, con le altre forze sindacali,   sociali e anche altre forze della sinistra, riuscimmo a fare avanzare per molti anni le condizioni di vita civili e sociali, culturali, dei lavoratori e delle masse popolari.
Ma la battaglia del cambiamento della società, non è fallita solo perché si è scontrata con i poteri forti economici e speculativi, con le forze della reazione che hanno utilizzato tutti i mezzi per sconfiggere il movimento d lotta, con la strategia di Stato detta “della tensione” fatta di bombe, attentati, connubio con mafia, CIA, P2 etc., ma perché già a partire dalla sconfitta della battaglia fatta dai lavoratori FIAT nell’ottobre del 1980, dopo la marcia dei 20.000 “colletti bianchi”, (non 40 mila) i gruppi dirigenti nazionali del sindacato, anziché rilanciare la battaglia contro i 24.000 cassa integrati (di cui 21.000 verranno successivamente licenziati) attraverso una grande manifestazione con 300.000 lavoratori a Torino , firmarono l’accordo come voleva l’AD Cesare Romiti, senza metterlo in votazione tra i lavoratori e dopo iniziò un’altra storia...
Sia molti Dirigenti della CGIL di Lama, già con la “Strategia dell’Eur nel 1978” e   anche dell’ex PCI di Berlinguer , morto nel 1984,  iniziarono a pensare che non esistevano alternative al capitalismo e che la competitività delle imprese andava ricercata anche rimettendo in discussione “con la politica dello scambio a perdere” molte conquiste degli anni Settanta.
Inoltre, successivamente, dopo l’abbattimento del muro di Berlino,  e l’implosone del PCI-PDS-DS-PD,  le politiche economiche e sociali, di quel partito, iniziarono  a seguire le indicazioni di Tony Blair e del padronato, con un partito sempre più leggero in termini elaborativi, di valori, e di partecipazione, dove gli input provenienti dal basso venivano “convogliati e regolati” da una dirigenza sempre più burocratizzata e interessata più alla propria prospettiva di carriera personale che alle istanze provenienti dal proletariato, o dai propri iscritti.
Così per oltre 30 anni, la  stampa TV, economisti ben pagati, politici di destra (anche quelli che si consideravano di sinistra) hanno iniziato a dire:
  • i sindacati hanno troppo potere, i lavoratori con contratto a tempo indeterminato sono dei privilegiati, i pensionati rubano il futuro ai giovani andando in pensione troppo presto, la sanità pubblica è insostenibile costa troppo allo stato;
  • gli ammortizzatori sociali alimentano il parassitismo dei disoccupati (oggi il reddito di cittadinanza crea furbetti che preferiscono non lavorare) , lo stato non deve gestire le imprese e le aziende pubbliche e i beni pubblici vanno privatizzati, ecc…;
  • Questo continuo lungo martellamento ideologico, effettuato da un vasto ceto di propagandisti ad iniziare dalla Confindustria, economisti ben pagati, mass-media, assieme alle forze politiche di centro-destra e di centro-sinistra,  è servito per fare delle “riforme” che in realtà sono state controriforme , mettendo al centro la validità del “libero mercato” nella globalizzazione mondiale, fino a costruire un regime fondato sul liberismo , spostando immense ricchezze dai ceto medio bassi ai ceti più ricchi, con il 10% di popolazione che detiene il 55% di tutta la ricchezza presente nel nostro Paese;
 
È su questa strada che anche le organizzazioni sindacali, prima la Cisl e Uil, e dopo anche la CGIL, si sono attestate sulla stessa linea: quella della centralità dell’impresa competitiva che deve fare profitti, anche rimettendo in discussione alcune conquiste fondamentali degli anni Settanta finendo per diventare,  non più i sindacati che contrattano le scelte da fare, nella fabbrica, sul sociale, su diritti, poteri, salari, pensioni ecc., (cercando di continuare a fare avanzare i soggetti da loro rappresentati), ma associazioni sempre più burocratizzate, che hanno finito per gestire in termini assistenziali le scelte fatte dal padronato e dai governi, senza più un progetto sociale e di società alternativo… e senza più cercare di contrattare il come, il per cosa, si lavora.
Questo cambiamento di pelle, oltre che dell’ex PCI anche dei Sindacati Confederali tra cui la CGIL,  ha sicuramente contribuito a quanto è accaduto dalla metà degli anni 80, (in modo strisciante)  nel nostro Paese che  oltre al crollo dello Stato Sociale, abbiamo assistito (negli ultimi 30 anni)  anche al crollo di quasi tutti i pilastri della democrazia con :
-  il mercato globale che è sfuggito ad ogni controllo politico ed ha imposto lo smantellamento dello stato sociale;
- lo Stato Nazione che ha perso la sua sovranità delegandola ad organismi transazionali privi di legittimazione democratica, quali la banca mondiale, la BCE, il FMI, la NATO ;
- la crisi del modello produttivo Fordista, con la finanziarizzazione globale dell'economia , ha comportato anche il crollo della centralità del lavoro e delle lotte operaie e studentesche;
-  i processi mediatici sviluppati soprattutto nel ventennio Berlusconiano, l'uso del web, di spettacolarizzazione , personalizzazione , della politica , hanno svuotato il senso tradizionale dei meccanismi di rappresentanza collettiva tramite i Sindacati ed anche i partiti.
 
Quindi è venuto meno il patto sociale,  con il compromesso tra capitale e lavoro ,  sviluppato attraverso il conflitto di classe tra governi, capitale e lavoro ...
Oggi ,  a mio parere , viviamo in una società che non è più democratica... ma una società post-democratica
Ora , per chi come il sottoscritto ha speso una vita per la causa dei lavoratori  in qualità di Dirigente Sindacale in diverse Categorie ed a vari livelli nella CGIL , vivendo forti stagioni di conquiste, (ma anche amarezze e delusioni...)  fa molto male vedere come anche la CGIL in modo strisciante si è deteriorata sia nell’azione contrattuale che nella cultura di classe, che nei valori dei gruppi Dirigenti.
 Quello che  oggi   accade in CGIL è Il prevalere di una maggioranza “Oligarchica” di gruppi Dirigenti,  che metteno al centro di ogni intervento "il proprio IO".  Cioè l'interesse personale, mai manifestato  ma praticato nella sostanza,  che  genera opportunismi, spesso asservimento al “più forte”, non solo all'interno degli Organismi dirigenti della CGIL, ma  anche a livello politico.
 Oggi, a livello Nazionale, Regionale ed in diverse Camere del Lavoro provinciali ,  esiste  una cospicua parte dei gruppi dirigenti della CGIL , con particolare riferimento alle Segreterie confederali ed in parte di categoria,  dove   è presente  “un male oscuro”... quello di  non mettere più al centro del proprio percorso,  il progetto di cambiamento economico, sociale, ed il cosa fare per cambiare profondamente la realtà che viviamo  (di profonda crisi economica e sociale ) ma di pensare esclusivamente a se stessi.
E’ in questo contesto che  livello generale, anche la CGIL ha  abbandonato un Progetto di svolta nei diritti, nelle attività ed indirizzi  produttivi, nel sociale, nella prevenzione e sicurezza... “di narrazione di società diversa” da quella che viviamo” Un progetto che  dovrebbe   partire dai luoghi di lavoro  con  una spinta forte per fare divenire i lavoratori soggetti partecipi ed attivi nell'elaborare , nel rivendicare e lottare per i propri diritti, per le scelte di profondo cambiamento.
Anche le risposte del Sindacato agli attacchi più reazionari sferrati dai vari governi di centrodestra e centrosinistra unitamente alla Confindustria , come ad esempio la “legge Biagi” con 45 forme di lavoro frantumato e precario , la Jobs Act con l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la controriforma delle pensioni fatta dalla Fornero , ecc... anche la  Cgil non è andata al di là della critica ma non è stata "mossa foglia", mentre contro la riforma delle pensioni Fornero furono effettuate 4 ore di sciopero (sic).
Oggi, a mio parere,  la CGIL sta vivendo una situazione che  è  scaduta nella qualità dirigenziale,  anche perché   dagli inizi degli anni 90 le scuole sindacali di formazione dei gruppi dirigenti sono state chiuse , a partire da quella "gloriosa" di Ariccia a Roma, dove ricordo  nei primi anni 70 , all'inizio del mio percorso sindacale, di avere fatto un corso lungo 5 mesi . Il ricambio generazionale è rimasto marginale, mentre è cresciuta la decadenza culturale e politica anche   in relazione   alla mancanza di lotte reali nel Paese, che ha finito  per fare  affermare gruppi dirigenti  mediocri nelle capacità , spesso nelle  analisi , ma soprattutto   nelle proposte e nella scarsa volontà di mobilitare e lottare.
Così la maggioranza (non tutti) dei gruppi dirigenti ai vari livelli (provinciale, Regionale, Nazionale,)  sono  "amorfi" ,  hanno alle spalle anni di gestione burocratica sindacale, nessuna voglia di scontrarsi all'interno organismi di direzione,  nessuna voglia di fare battaglie politiche vere... finendo solo  per  adagiarsi  nel "quieto vivere",  nel valorizzare il proprio privato, sempre fedeli alla linea della maggioranza, con un occhio di riguardo alla propria prospettiva di lavoro , pensione o carriera,  isolando  invece quelle figure (come il sottoscritto ,ma anche altri) che hanno combattuto e combattono questo tipo di sindacato.
Questa situazione ha portato all'affermazione di una vasta " vecchia casta" nata soprattutto tra gli anni 50/60 che continua a rigenerare   se stessa, senza alcun rinnovamento. Anche la Delibera  n 7.1.6 dello Statuto della CGIL Nazionale  del 2010,  che stabiliva  la collocazione a riposo (pensione) al raggiungimento del 65°anno di età di ogni Dirigente sindacale ad accezione dello SPI,  è stata successivamente raggirata da una successiva delibera del Direttivo Nazionale CGIL che assegna ai "centri Regolatori" , cioè alle Segreteria Provinciali, Regionali, o Nazionali, la valutazione se fare cessare l'attività di Dirigente al 65° anno o farla continuare, “quasi sempre in termini clientelari”.
 Inoltre, se osserviamo bene la realtà organizzativa e dirigenziale nel sindacato, ci accorgiamo che  i soliti Dirigenti  anche quando vanno in pensione, continuano a svolgere funzioni di collaborazione pagate, in molte attività di servizio della CGIL, per non parlare del sindacato dei pensionati (SPI CGIL)  , che nei territori è diventato un "feudo" riempito da ex dirigenti provenienti da diverse categorie,  che continuano (sempre i soliti)  a svolgere attività (pagate) nelle leghe e nei territori fino alla morte per vecchiaia, svolgendo una qualche attività assistenziale ed anche la dove cercano di contrattare servizi sociali con  le Amministrazioni Comunali , di fatto fanno  accordi che nella sostanza rispecchiano quello che le varie Amministrazioni avevano già stabilito di fare nei propri programmi.
Oggi  la CGIL (per non parlare di CISL e UIL oramai complici del potere economico e di governo)  ha un fare   sindacato molto distante dai problemi veri di chi lavora. IL Sindacato ha cambiato "pelle" e da sindacato che contrattava le scelte economiche, normative, di indirizzo produttivo, salariali, professionali... è diventato un sindacato che gestisce (con gli uffici di servizio) le ricadute negative sui lavoratori (ammortizzatori sociali e vertenze individuali) delle scelte economiche/contrattuali fatte dalle imprese e dal governo.
 Anche lo Sciopero Generale indetto dalla CGIL ed UIL non potrà che ottenere cose marginali oppure finire nel dimenticatoio,  in quanto risente sia della mancanza di una vera piattaforma rivendicativa discussa ed approvata dai lavoratori e pensionati nelle varie assemblee con il vincolo a gruppi Dirigenti di rispettarne i contenuti e fare votare i lavoratori e pensionati nel merito di un eventuale accordo  , sia del fatto che lo sciopero generale non basta, occorre sviluppare con continuità la lotta, altrimenti diventa solo un polverone.
Ciò che manca è soprattutto  la capacità e volontà  di passare  dall'analisi della situazione alle proposte di lotte adeguate e partecipate,  che siano in grado, da una parte  di respingere a livello generale  il disegno economico “liberista” sempre riproposto (anche se ha fallito) dal padronato a guida del Falco Bonomi, dalla UE, e dai vari governi   che vanno da Berlusconi a Letta , a  Renzi, a Draghi...  e dall’altra  di sostenere a livello generale e locale, miglioramenti economici, più diritti,  la contrattazione decentrata, salario di cittadinanza, le pensioni, la prevenzione, le   proposte di conversione di sviluppo produttivo e occupazionale qualificato e  compatibile con l'ecologia, l'ambiente e la sicurezza dei soggetti che lavorano.
Certo,  questo tipo di fare sindacato  è molto faticoso , chi lo fa,  deve spendersi molto negli Organismi Dirigenti e con i lavoratori..., quasi   in modo “missionario” per la giusta causa,   senza pensare a risultati per se stesso. Invece quello che prevale in gran parte di  dirigenti della CGIL (  l'ho vissuto sulla mia pelle,) è  appunto il "male oscuro" fatto di tatticismo, opportunismo,  di ricerca di  alleanze di gruppi  contro altri... sempre con la copertura di essere in "maggioranza congressuale" , ma con  il fine di mantenere la carica ricoperta e rafforzare il "piccolo o grande potere" personale.
Landini , (che ho conosciuto bene quando facevo parte , assieme a lui, del Comitato Centrale della FIOM Nazionale) in qualità di  nuovo Segretario Generale è stata sicuramente una scelta giusta “controcorrente”  ed era per molti una speranza ... ma la speranza viene progressivamente scemando... dal fatto  che appare diverso , (molto più portato al compromesso)   rispetto alle posizioni che esprimeva quando era Segretario della FIOM... probabilmente perché pure lui deve fare i conti con la sua Segreteria ed il Direttivo CGIL fatto in gran parte d Dirigenti Regionali e Provinciali Confederali,,, divenuti burocrati.
  In  questo contesto , la questione che quindi si pone con forza nella CGIL,   è sicuramente anche quella di come fare crescere  i gruppi dirigenti facendo nascere nuove leve motivate ed impegnate anche idealmente per la trasformazione sociale... ma senza una ripresa delle lotte , anche i gruppi dirigenti  continueranno a ”vivacchiare” pensando di fare un mestiere e non certo di avere una missione: quella di cambiare il lavoro, la fabbrica,  la società e fare evolvere i diritti, la cultura, la civiltà del lavoro.  
 Purtroppo il sindacalista CGIL, che abbiamo conosciuto in passato, formato e  preparato, "forgiato dalle lotte" , autonomo dai governi e dai padroni, con la volontà di spendersi molto, sia nella elaborazione rivendicativa, che nella sua socializzazione e coinvolgimento dei lavoratori; sia nell’organizzare la lotta, che nel fare decidere democraticamente i lavoratori  nei risultati finali, è sostanzialmente estinto , salvo piccole minoranze e gran parte della FIOM.
 
Allora il punto nodale resta quello di capire come in questa realtà , oggi sia possibile garantire rappresentanza e partecipazione, alle classi sfruttate o subalterne diventando soggetti attivi in questo nuovo contesto sociale e politico. Fabrizio Barca che non è certo un “Boscevico”, sul manifesto , giudica l’attuale situazione compromessa in modo tale da non vedere una prospettiva di centro sinistra in grado di fare scelte radicali sulla giustizia sociale... per cui all’idea conservatrice del Paese  rappresentata da Draghi , e la deriva tecnocratica  ed autoritaria, può essere fermata solo con scelte di fondo di cambiamento radicale...e  con il suo Forum delle disuguaglianze, si propone la costituzione di “Consigli del Lavoro e di Cittadinanza” per elaborare e sostenere 20/30 proposte di cambiamento reale .  
Ecco credo che la CGIL possa rinascere anche se nel Paese reale ci sono intellettuali, economisti, movimenti sociali, comitati, (una coalizione sociale come la definiva Landini) che    cercano di sviluppare un forte movimento di lotte rivendicative dal basso, nelle fabbriche, nelle scuole, nei territori, generale... Non vedo scorciatoie !


Umberto Franchi già Dirigente CGIL

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