A 100 ANNI DALLA NASCITA DEL PCI

di Umberto Franchi - 20/01/2021
COSA HA SIGNIFICATO IL COMUNISMO PER IL SOTTOSCRITTO E PER MOLTI MILITANTI DELLA MIA GENERAZIONE ?

La ricorrenza del centesimo anniversario della nascita del PCI il 21 gennaio del 1921, è la ricorrenza di un fatto rivoluzionario ,  un po come la ricorrenza del centesimo  anniversario della rivoluzione Russa  avvenuta nel 1917, che segnò  e la nascita dell’Unione Sovietica.

Per molti della mia generazione , la storia della rivoluzione d’ottobre condotta da Lenin, aveva segnato lo spartiacque tra il mondo dell’oppressione e sfruttamento capitalista e quello del socialismo che liberava da ogni forma di sfruttamento...ed il PCI alla sua nascita nel 1921 non poteva che fare riferimento all’Unione Sovietica.

     Non c’è dubbio che la storia del secolo scorso nel nostro Paese e nel Mondo, a partire dalla rivoluzione Russa ,  è stata segnata dall’ondata di lunghe lotte , dalla nascita del movimento comunista internazionale, dai tentativi rivoluzionari che hanno scosso molti Paesi nel Mondo.

 Ma in Europa , la vittoria del fascismo in Italia e quella del Nazismo in Germania, significò la più tragica sconfitta del Movimento Operaio Europeo, spingendo l’Unione Sovietica a difendersi cercando di edificare il socialismo nel solo suo Paese, con un sistema burocratico staliniano che colpiva fortemente gli ideali di libertà, partecipazione  e democrazia che sono propri del socialismo.

     Dopo la seconda guerra mondiale con la sconfitta delle orde di Hitler e Mussolini da parte dei Sovietici ,  la successiva guerra fredda, significò anche la nascita di tragedie come quella Ungherese e dell’invasione della Cecoslovacchia.

 Ma non c’è dubbio che lo stato operaio nato con la rivoluzione Boscevica del 1917, si trovò a dover affrontare problemi enormi… primo fra tutti quello di togliere la fame a milioni di persone , attraverso l’industrializzazione e lo sviluppo dell’agricoltura in un continente immenso,  con un sistema statalizzato tutto da costruire.

Occorre comunque affermare che , Il modello Staliniano prima, e dopo la strategia di Breznev, sia pur con sacrifici alti, riuscirono a costruire uno stato Sovietico, facendolo diventare la Russia  una avanguardia nel campo della scienza, nell’astronomia,  nel sociale, nella cultura, nello sport, con un relativo benessere di massa .

 Ma occorre anche riflettere su come sia possibile  fare nascere uno  Stato Comunista:  o si riesce a crearlo e dirigerlo con la partecipazione delle “masse” , o il rischio è quello di costruire nuove caste e disuguaglianze tra gli apparati dirigenziali ed il popolo, nonché  fare prevalere gli egoismi umani a quelli della solidarietà ed uguaglianza..  

 Cosi , anche in Unione Sovietica, erano molti i cittadini a cui  non bastavano i progressi e le conquiste fatte in tutti i campi dal popolo Russo... e  nonostante le censure ed il muro di Berlino,  il mito dell’occidente , dove era possibile l’arricchimento individuale, restava molto forte e diveniva sempre più una esigenza egoistica più che una richiesta di “libertà”.

    Così nel 1985, Mikhal Gorbaciov, impresse una “grande svolta” al proprio Paese chiamata Preistorica, che doveva portare più democrazia e più socialismo, ma commise l’errore di farsi prendere la mano dalle lusinghe occidentali, e fini per sfuggirgli di mano tutto, implodendo con la caduta del muro di Berlino nel 1989, e fu la più grande catastrofe  subita dal comunismo ed alle speranza che esso aveva suscitato nei popoli di tutto il Mondo.

La storia successiva la conosciamo, nei Paesi “socialisti”  tutto rifluisce di nuovo   verso il capitalismo, aprendo anche la strada all’unica potenza economica militare Usa, ed all’immane tragedia del liberalismo selvaggio con la creazione di una finanza fallimentare a livello globale e la  redistribuzione delle ricchezze presente in ogni Paese , a favore dei ricchi impoverendo sempre più chi era già povero e togliendo ogni possibilità di riscatto a miliardi di persone.

  La mia militanza all’interno della Federazione Giovanile Comunista Italina (FGCI),  iniziata a circa metà degli anni 60  dall’età di 16 anni, come necessità naturale alla mia repulsione ribelle  contro ogni forma di sfruttamento ed ingiustizia sociale che già allora percepivo ,  nonché la militanza  nel movimento del 68 e lo sbocco in qualità di dirigente nella CGIL di allora ,( che non bastava il distacco dalla fabbrica, ma  avveniva con formazione di 3/5 mesi continuativi  presso la scuola sindacale di Ariccia (oggi chiusa non esiste più))   mi hanno fatto vivere un periodo di lotte in  anni magnifici, pieni  di speranza, di crescita emotiva, culturale, partecipativa, etica…

 La mia militanza dentro il PCI  e nella CGIL , mi ha portato a combattere affinché  con le lotte per l’emancipazione dei lavoratori, si potesse conquistare  la libertà dallo sfruttamento, il benessere ed al fine dell’avanzamento culturale e civile verso il Socialismo.

  Lotte che  si sono sempre scontrate con i possessori dei mezzi di produzione (fabbriche, macchinari, capitali) , cioè con i “padroni”.

  Sono i detentori del potere economico e finanziario che hanno sempre esercitato un ruolo diretto sullo stato e sui governi al fine di influenzare le elaborazioni delle leggi, di fare apparire indispensabile il loro ruolo dirigente nella società.

 Ancora oggi   sono i “Padroni” che vogliono determinare il prezzo del lavoro, i modi di organizzare lo stesso, il livello di condizione di vita e sicurezza sul lavoro, la possibilità di avere una prospettiva di vita dignitosa o meno per le famiglie ed i  figli di chi lavora.

   Secondo la logica capitalista padronale, i lavoratori (uomini, donne, giovani, anziani) devono essere sempre dipendenti, sempre subalterni, sempre diretti da altri, in una logica fatta di divisione di classe, quella dei possessori di capitali  e mezzi di produzione che dirigono e dettano le loro condizioni e quella dei dipendenti (la classe operaia, dei lavoratori) sempre più subordinati ai datori di lavoro .

  E’ a partire da questa realtà, che con la nascita del PCI nel 1921, si apriva una  fase nuova nel   processo di emancipazione, che è andato avanti attraverso le lotte   rivendicative sui diritti, sulle condizione economiche e di vita, sulla pace, sull’ambiente...

 ed è con il crescere delle lotte  che soprattutto negli anni 70, è andata avanti la capacità della classe Operaia di esprimere direttamente funzioni politiche di direzione e di governo della società, nello Stato, negli Enti Locali, nelle associazioni dei produttori.

 In Italia e nel Mondo, con la guida dei partiti Comunisti ,i processi rivoluzionari  vissuti direttamente dai popoli  e dalle forze del lavoro, hanno contribuito in modo determinante alle trasformazioni sociali ed allo sviluppo dell’Umanità... per cui  fu grave  anche la scelta di Achille Occhetto di procedere allo scioglimento del PCI alla “Bolognina”

Le lotte sviluppate negli anni 70, che avevano dato più diritti, migliori condizioni economiche e sociali ai lavoratori dipendenti, che trovavano uno sbocco politico soprattutto nel PCI, il quale ha poteva esercitare  la sua influenza sulla vita politica del Paese, grazie alla sua diversità ed alla forte ed articolata presenza in tutte le pieghe della società nazionale. Dalle fabbriche ai luoghi di studio e di cultura, giuridici,  negli Enti Locali, nella sanità, nella scuola, nell’economia, nella scienza.

  Per un lungo periodo la direzione della vita sociale poteva avvalersi di un grande patrimonio culturale, morale, tecnico-amministrativo, che i comunisti e delle altre forze di sinistra.

 Per circa 70 anni, sia la vita democratica in Italia che l’avanzamento delle condizioni di vita civili e sociali dei lavoratori, hanno sempre goduto della forza, della vigilanza, delle idee, dei sacrifici e del lavoro dei comunisti.

  Ma la battaglia per il cambiamento della società si è scontrata  con i poteri forti , con le forze della conservazione e reazionarie. Ciò è avvenuto prima con la strategia della tensione e degli attentati e delle stragi di Stato, ma anche e soprattutto a partire dalla sconfitta della battaglia della Fiat del 1980 (ultima vera battaglia sociale aperta “dall’autunno caldo” operaio e studentesco del 1968.

 Le tendenze padronali restauratrici che a partire dalla sconfitta alla FIAT   del 1980 , hanno imposto   la filosofia del liberismo imperante con la globalizzazione, hanno messo in discussione molte conquiste degli ultimi 50 anni.

Nella mia esperienza sindacale, vi sono stati momenti di grande conquiste economiche, civili. Sociali, culturali…abbiamo cercato non solo di migliorare la situazione dei lavoratori e dei soggetti più deboli… ma anche di cambiare profondamente il modello economico e sociale di sviluppo. Abbiamo cercato di contrattare nei luoghi di lavoro il come, il per cosa, si lavora… abbiamo cercato di fare conciliare la qualità dello sviluppo con la qualità dell’ambiente interno alla fabbrica ed esterno nel territorio…abbiamo cercato di trasformare la scuola di classe e la cultura al servizio di tutta la popolazione… abbiamo cercato nuovi rapporti relazionali tra le persone… abbiamo sviluppato una battaglia per cambiare la società… ma ad un certo punto è mancato lo sbocco politico… ed anzi il partito della sinistra (PCI) che doveva raccogliere il nuovo… i contenuti delle battaglie fatte e governare trasformando profondamente l’Italia, è imploso dopo il crollo del muro, certamente a causa di una visione miope del suo gruppo Dirigente che decise il cambiamento del nome alla “Bolognina” dopo il crollo del muro di Berlino, ma anche perché è stato il sistema che volevamo cambiare che invece ha finito per cambiare molti di noi..

Anche sul piano culturale un vento nuovo di restaurazione si è sviluppato nel nostro Paese con l’ingresso di Berlusconi (P2)  nella politica  nel 1994. Esso ha aperto un lungo periodo  nefasto per l’arretramento della classe lavoratrice, per la qualità distorta dello sviluppo, per la rimessa in discussione dei diritti, dello stato sociale,  per la meschinità della cultura , della scuola,  per l’emergere del razzismo, per l’affermarsi egoismi individuali, per il rinchiudersi in se stessi fuori da ogni concetto di solidarietà, per il  nuovo fascismo imperante .

 Gran parte del popolo  ha  portato  il cervello all’ammasso sposando i modelli di società voluti da chi detiene il potere ed   imposti dal ruolo assunto dalle TV,  con le sue reti televisive private e pubbliche , sorti con le concessioni dei governi del defunto  Bettino Craxi assieme alla D.C.

Il ventennio berlusconiano , ha esercitando la sua influenza politica nefasta, non solo attraverso la disinformazione televisiva che comunque carpisce il consenso, ma anche attraverso un sistema di corruzione diffusa  con l’ alterazione della morale civile e dello spirito pubblico. 

 Le forze restauratrici, rafforzate anche dalla caduta dell’Unione Sovietica, hanno influito pesantemente non solo sulle successive sconfitte del movimento operaio, ma anche sulla messa in discussione dei valori della stessa sinistra che a partire dalla Bolognina ha visto il PCI cambiare pelle cambiando nome e dividendo la sinistra fino all’attuale abiura dei DS con la nascita del PD.

In questi anni oltre ad un grave arretramento dei programmi di trasformazione della società, oltre ad un grave arretramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche con il sacrificio di migliaia di morti sul lavoro , abbiamo assistito anche ad una divisione delle forze della sinistra .

   Oggi in Italia e nel mondo vi sarebbero le condizioni tecniche, scientifiche , economiche, per la produzioni di beni che permetterebbero a tutti di vivere bene ed in pace.

Ma purtroppo la battaglia non è facile…siamo tornati  indietro rispetto alle conquiste fatte negli anni 70. La realtà odierna ci dice che i nostri figli , a differenza dei loro padri sono precari e non hanno la certezza del domani...e non esiste più un partito comunista di massa

 Ed è in questo contesto  siamo diventati  un Paese che da decenni si è abituato a vivere senza alternative reali, con uno scontro politico tra schieramenti di centro/destra e centro/sinistra che si sono accusati  a vicenda di non saper realizzare le stesse cose...  ma che alla fine hanno sempre fatto le stesse cose, distruggendo il sociale, i diritti, il lavoro, e svendendo, privatizzando,  le aziende ed i settori portanti dell’economia Italiana. .

 Un paese sotto il dominio di un pensiero unico che continua a considerare  il mercato, l’impresa, il privato, il profitto i soli valori utili e tutto il resto superfluo o un costo da tagliare.

  Con una classe politica selezionata  in all’assenza di alternative reali al sistema del capitalismo liberista... un   sistema che  ora, con  la pandemia da Covid,  evidenzia tutta la sua debolezza ... un  sistema che mostra tutto il male di ciò che per 40 anni è stato fatto distruggendo la sanità pubblica a favore di quella privata .

  Oggi c’è anche   il concreto rischio che vadano a governare le forze della destra fascista e reazionaria...calpestando   la Costituzione della carta della Repubblica Italiana nata in conseguenza alla sconfitta del nazi-fascismo.

 Che Fare? Arrenderci all’orda liberista  con le sue leggi fatte per arricchire i pochi, per continuare a sfruttare, per inquinare e distruggere il pianeta terra...  e senza mai pagare per i danni che fanno ? 

  O   dobbiamo continuare a fare i conti con la realtà odierna, combattendo chi detiene i mezzi di produzione e di comando politico, i quali, si servono dei  loro mas-media riuscendo non solo ad influenzare gli apparati dello stato ai vari livelli, ma anche a carpire il consenso di molti subordinati e sfruttati, che addirittura li votano facendoli governare, perpetrando così nella loro ideologia economica fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo ?

  Come reagire ?

  Eppure abbiamo una   Costituzione della nostra Repubblica che nasce il protagonismo diretto dei lavoratori. E’ nell’art. 3 della Carta costituzionale che si afferma la libertà politica e sindacale ed il diritto di partecipare alla direzione dello Stato. E’ sempre scritto nella carta costituzionale della nostra repubblica, che è compito dello Stato democratico, rimuovere gli ostacoli di ordine sociale ed economico che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica, sociale del Paese.

 Nella Costituzione si afferma che  l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recar danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Ed è in base all’art. 41 della Costituzione che la legge deve determinare e programmare il controllo opportuno affinché le attività economiche pubbliche o private siano indirizzate e coordinate ai fini sociali e non a quelli della centralità del profitto.

E’ dai contenuti della Costituzione della nostra repubblica che si garantisce il diritto di sciopero, (art.40) della previdenza sociale e dell’assistenza, (art 38), della libertà di stampa, (art. 21), del diritto all’istruzione pubblica e le scuole private non devono avere oneri per lo stato (art. 33), con la magistratura che deve essere indipendente da ogni altro potere (art. 104).

Per questo se vogliamo che anche in politica si torni a poter scegliere tra alternative vere, cioè che torni ad essere presente in essa la possibilità e la prospettiva di una società diversa, fondata sul pubblico sulla solidarietà e sull’eguaglianza, bisogna partire sempre dai contenuti della nostra Costituzione .

 Ed allora credo che sia  necessario un  cantiere della Sinistra che si prefigga  di andare alla costituzione di un unico partito comunista, riprendendo la gloriosa storia del PCI nati il 21 gennaio 1921

Lo dobbiamo  fare non come mero atto burocratico mettendo assieme le forze esistenti. ma a partire dalle problematiche del lavoro. Facendo un’analisi dettagliata della situazione e delle proposte per cercare di modificare la situazione.

Solo in questo modo possiamo cercare di rimettere in piedi un movimento dal basso capace di riaggregare le forze del mondo del lavoro, e quelle sociali presenti in modo diffuso nella nostra società.

Credo che la storia non vada mai dimenticata, ma deve sempre essere ricordata per quello che è stata e per quello che essa ci insegna nella realtà odierna.

Spesso si incomincia a capire della vita quando ci si accorge che non avevamo capito.

Umberto Franchi

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