Irlanda .. e altrove. Le questioni identitarie

di Corrado Fois - Liberacittadinanza.it - 08/04/2021
Io ho tanta speranza, davvero. Bisogna sempre sperare e non perdersi mai d'animo. E la mia speranza sta nella vittoria finale della mia povera gente. Ci può essere una speranza più grande di questa? – Bobby Sands

Bobby Sands è morto a 27 anni , il 5 Maggio del 1981 in carcere. E’ morto di fame dopo un lunghissimo ed estenuante sciopero della fame. Si batteva contro il regime carcerario ed il trattamento nazista imposto dal governo Inglese a lui ed ai suoi compagni dell’IRA .

Il comportamento del governo, presieduto dalla Tatcher che volle imporre lo scontro totale, non trova giustificazione alcuna. E’ stucchevole ed ipocrita costruire una qualsivoglia giustificazione alla tortura, alla sofferenza psichica, all’arbitrio quotidianamente subito da Sands ed altri membri dell’esercito repubblicano. Anche nel quadro di uno scontro militare e di una contrapposizione tra governo e terroristi la democrazia liberale, così come si definisce l’UK, non può usare metodi da Gestapo. Sono infatti i metodi e le prassi che connotano un sistema e ne svelano l’intima natura. Se nel regime carcerario e nella pratica degli interrogatori un governo democratico applica sistemi come la Gestapo o il KGB .. beh, non esiste alcuna differenza, fattuale, con le dittature.

La verità è che nella logica tipicamente inglese la gestione ‘per legge’ dei sudditi ( parliamo di una monarchia costituzionale ) inglesi è una cosa , la gestione degli altri ..irlandesi o prima indiani od ancora afgani o sudafricani .. può essere tranquillamente extra legge.

E’ la natura stessa dell’imperialismo che caratterizza questa prassi asimmetrica.

Nel 1919 ad Amritsar i soldati inglesi ed i gurka al loro servizio aprirono il fuoco, per uccidere, su una manifestazione pacifica. Morirono 379 persone , 1200 furono i feriti. Il colonnello Reginald Dyre comandava i fucilatori. Winston Churchill, all'epoca Ministro, non era propriamente un uomo aperto od un liberal. Eppure durante un dibattito alla Camera dei Comuni dichiarò il massacro "un episodio senza precedenti o paralleli nella storia moderna dell'impero britannico ... un evento straordinario, un evento mostruoso, un evento che si trova in un singolare e sinistro isolamento ... la folla non era né armata né attaccante". Al contrario Kipling , il tanto citato scrittore e poeta ( sua la famosa poesia ‘Se’ ) benedisse l’azione. Santità degli intellettuali che piangono per i cardellini e se ne fottono degli esseri umani.

Nel 1920 , un anno dopo il massacro indiano, durante una partita di calcio nello stadio di Dublino entrò nel campo verde una autoblinda inglese ed a raffiche di mitra, senza nessuna logica neanche vagamente difensiva, uccise 14 persone. Altre morirono nel tentativo di fuggire all’insensato massacro. Altre ancora , lo stesso giorno, vennero uccise in cella. Michael O’Connel ( Michael Collins per gli inglesi.. c’è un film ben fatto su di lui, interpretato da Liam Neeson ..irlandese ) primo capo militare dell’Ira ed in seguito primo Presidente della libera Irlanda, reagì attaccando la centrale di polizia. La guerra è guerra, purtroppo. Fu, quella dello stadio, la prima bloody Sunday . La seconda- cantata dagli U2- venne perpetrata nel gennaio del 1972 quando un distaccamento di paracadutisti inglesi comandati dal colonnello Derek Wilford sparò dritto su una manifestazione popolare a Londonderry colpendo 26 persone di cui 14 morti sul colpo. Alcuni di questi fucilati agitavano fazzoletti bianchi in segno di resa. Ma si sparava per uccidere. Non fu mai trovata un’arma a terra tra il sangue dei manifestanti. Manco un coltello da boy scout. I giornalisti di tutto il mondo filmarono la scena. Ovunque su internet si possono vedere immagini di quella strage orrenda. Wilford fece tutta la carriera e vive da pensionato in Belgio. Cinque anni dopo questa orrenda strage Lord Mountbatten, parente stretto della Corona, venne fatto saltare in aria con tutta la sua scorta. Un’altra insensata macelleria. La prassi dei terroristi non è diversa da quella del potere, poiché gli uni come l’altro sono espressione di una medesima miseria morale.

Ed oggi l’Irlanda del Nord riesplode.

Nelle piazze in questi giorni centinaia di giovani si battono contro la polizia. Le ragioni non sono cambiate : il poco che resta dell’Irlanda occupata vuole la propria libertà di azione, vuole seguire i fratelli di Dublino. Quell’Irlanda libera che appartiene all’Unione Europea. Ancora una volta la domanda è semplice : perché una democrazia liberale impedisce il diritto all’autodeterminazione di un Popolo? La stessa che girerei al governo di Sanchez, in Spagna, dove si finge di non sapere che sette milioni di Catalani chiedono da tempo, in tutti i modi, il diritto di essere se stessi.

Sappiamo bene che nel tempo della globalizzazione estrema dove l’intera umanità divide in tempo reale tutto, dalla puttanate dei social ai virus, il principio di frammentazione è superato dai fatti. Quello che risulta più difficile da capire è perché non si possa condividere un sistema complessivo ed internazionale, ad esempio l’Europa, mantenendo ..anzi manutenendo.. le radici culturali delle diverse comunità che la compongono.

Per non cadere in un equivoco bisogna fare distinzione precisa tra le forme di tutela delle indipendenze … Il sovranismo appare una di queste, ma non lo è. Infatti esso si basa sul nazionalismo e dunque sul principio di perimetrazione per confini che comunque impasta in una sorta di unità forzata comunità diverse .. ad esempio la Francia amministra Corsi e Bretoni. Cosa ben diversa è il principio di comunità identitaria . Ogni comunità ha diritto di esprimere la propria cultura e parlare la propria lingua ..tanto ormai la lingua internazionale è l’inglese.. quindi localmente perché non parlare la propria lingua ?..lo si fa normalmente in Val D’Aosta e nell’Alto Adige. Ha inoltre, la comunità, il diritto di amministrare il proprio territorio gestendo l’esigenze di una aggregazione sociale identificabile precisamente. Questo non implica che tale comunità viva a sé o che stia fuori da una più ampia Federazione , ma al contrario che in questa ( ad esempio l’Unione Europea ) la comunità possa operare liberamente. Proprio perché viene sancito costituzionalmente il diritto all’integrità culturale. Ma questo è un altro discorso.

Torniamo all’Irlanda. Lo scontro è duplice, sia di classe che ideologico. I protestanti orangisti prevalentemente rappresentano la classe egemone in Nord Irlanda, i cattolici la classe subalterna . All’interno dei cattolici in più vi è da sempre una spaccatura. La componente socialista, la componente nazionalista. Storicamente le due sono contrapposte. Nel 1921 appena conquistata l’indipendenza la Repubblica Irlandese conobbe una durissima guerra civile. Da un lato Amon de Valera, socialista massimalista e leninista, dall’altra Michael O’Connel nazionalista. Vi furono scontri e morti. Una macelleria all’irlandese, popolo amabile quanto orgoglioso ed incline a radicalizzare le relazioni. Oggi è ancora così. Il tratto interessante di queste manifestazioni attuali è che le due componenti si siano unificate in un bersaglio comune : l’UK conservatore e gli orangisti. Gli scontri correnti sono duri e violenti, all’irlandese appunto, ma sono di stampo prettamente insurrezionale. Considero le insurrezioni come il terrorismo strumenti negativi assolutamente pilotabili ( e pilotati ) dal potere esecutivo che usa queste aberrazioni della cultura rivoluzionaria per inquinare i movimenti. Tuttavia la rabbia di classe appare evidente ed è nel quadro del toro nelle strade che emerge ciclicamente da qualche anno. Non c’è dubbio dunque che sottacere il fenomeno sia un errore. Il fatto che nessun movimento socialista europeo si ponga il problema di valutare compiutamente cosa stia accadendo e non si applichi al come comprendere i fatti, per prevenirli o gestirli, dimostra l’ormai congenita debolezza politica e pratica delle leadership di sinistra.

La sintomatologia irlandese , mix tra disagio identitario e sconto di classe, appare evidente in vari altri contesti. Ne segnalo due urgenti, in Europa : Francia, Spagna.

In Francia esiste da sempre il problema dei Corsi. Costoro avranno pure prodotto l’italianissimo imperatore di Francia, Napoleone Bonaparte .. ma contano, nelle scelte politiche di un paese ipercentralista, quanto un pugno di sale nel deserto del Sahara. Dalle nostre parte se ne sa pochino, ma c’è stato un tempo di durissima contrapposizione tra i movimenti indipendentisti e Parigi sfociato, dopo anni di inutili richieste, nel terrorismo. Cito in proposito una vicenda tanto dolorosa quanto emblematica.

Claude Frignac era un funzionario di stato francese. Una personalità forte, intrisa di rigoroso nazionalismo, forgiata nelle scuole quadri. Un uomo d’ordine come si dice .. tutto d’un pezzo. Fu mandato come Prefetto ad Ajaccio per gestire la crisi corsa che mostrava pericolose derive. Sbarcato dichiarò che in un paio di settimane avrebbe spazzato via i movimenti locali. Il FNLC , fronte nazionale di liberazione corso, rispose che al contrario era lui a doversene andare in quanto occupante militare. Il Prefetto ne rise, ovviamente. Venne ucciso davanti al suo ufficio, nel cuore di Ajaccio. Era il 1998. L’ FLNC responsabile dell’attentato ha deposto le armi nel 2014. Deposto, non sotterrato … Qualche tempo fa Macron ha dichiarato non applicabile perdono ed indulto per i terroristi incarcerati. Sconteranno tutta la pena, ha detto. C’è da temere una recrudescenza dello scontro a fronte di una situazione socio economica durissima per la Corsica che vive di turismo ed è piegata dagli esiti della pandemia .. e dall’irrigidimento di Parigi.

In Spagna l’indipendentismo catalano che da mesi mette gente in piazza, pandemia o no, si muove ancora nei confini del dialogo. Per quanto tempo questa situazione di protesta e richiesta resterà pacifica è tutto da capire. Il Paese ha vissuto anni di durissimo scontro con l’indipendentismo basco e questo spettro è ancora vivo nella coscienza collettiva. Ricordiamo bene gli attentati e gli omicidi dell’Eta, così come ricordiamo gli squadroni della morte voluti da Gonzales che risolsero la questione militare uccidendo, più o meno ovunque, i militanti del movimento terrorista. C’è da sperare che oggi il dialogo prevalga, ma la situazione politica della Spagna è confusa e non si capisce più bene come e con chi si potrà negoziare. Altri fronti interni sono rappresentati dall’Andalusia, da sempre caratterizzata da una visione indipendente, e dalla Galizia che pare pervasa da fermenti identitari.

Se allarghiamo il perimetro di osservazione notiamo come il fenomeno stia espandendosi in modo geometrico.

L’Olanda gestisce un complesso equilibrio tra Valloni e Fiamminghi, questi ultimi in particolare sofferenza identitaria. La Germania fa i conti con la tensione dei lander , Baviera prima tra tutti, accentuata dal centralismo abbastanza fallimentare nella gestione della pandemia. Slovacchia e Repubblica ceca hanno evitato a suo tempo il conflitto solo scindendosi. Negli anni ’90 fino ai primi del nuovo millennio i Balcani hanno visto una spaventosa guerra civile che lascia scoperte vive tensioni, ancora oggi. In Ucraina i russi locali insorgono di nuovo mentre più a sud tutto il Caucaso presenta rischi di gravi tensioni, alcune già sfociate in conflitto aperto. Persino il monolite cinese vede alcune crepe ideologico etniche ed ha la spina di Honk Kong nel fianco.

Dappertutto , dunque, la comunità locale ricerca spazi di autonomia decisoria. Che questa insorgenza venga più o meno insufflata o pilotata dall’esterno è un aspetto non centrale. Senza benzina sparsa a terra nessun fiammifero per quanto gettato artatamente, determina incendi. Il localismo estremo è uno degli esiti della globalizzazione previsto da molti, inascoltati, studiosi di geopolitica. Il destino delle Cassandre è di aver triste ragione, dopo. Ed oggi appare evidente che i disagi, mai gestiti quando erano fenomenici , si ripropongano accentuati e sistemici. Infatti la pandemia, gestita a capocchia dai governi centrali ed inquinata dalla peggiore comunicazione di massa che mai si sia vista nella storia, non fa che accelerare i processi di emersione delle tensioni tra governi e comunità identitarie , per giunta in una condizione asimmetrica. Da una parte governi più deboli e confusi che soffrono la tentazione oligarchico autoritaria e dall’altra soggetti locali od etnici che mostrano crescente forza e determinazione.

Ultimo, ma non per rischio, è il coagularsi delle etnie che si sono insediate nei diversi Paesi, molti tra i sopra citati, con i flussi migratori. Musulmani nord africani e medio orientali, africani cristiani . Gruppi di cultura che si stanno solidificando al loro interno, si fronteggiano nelle periferie e nei campi profughi, ed hanno a fattor comune una pessima gestione attuata dai governi centrali che ora , nel quadro della gestione economica della pandemia, hanno totalmente escluso da sostegni ed attenzioni chi già viveva ai margini in precario equilibrio esistenziale.

Oggettivamente non siamo in situazioni peggiori che nel passato .. siamo stati sempre in tensione per una ragione o l’altra.. ma per me è proprio questo il problema. Sembra che non riusciamo , come sistema umano e nella geopolitica, a trovare soluzioni nuove o semplicemente soluzioni. Riproduciamo all’infinito sempre le stesse cose, sempre nello stesso modo e sempre mal gestite. Come nel film con Bill Murray ..ci risvegliamo ogni mattina nello stesso giorno della marmotta.

Mentre scorrono i titoli di coda .. piccoli flash di importanza e drammaticità molto diverse, ma cuciti con lo stesso filo..

Divertente Letta che va da Renzi e riproduce la prassi dialogante.. Ma dico .. santa polenta!! .. quando impareremo il principio dell’esclusione.. se non sei affidabile che ti parlo a fare?? Così come trovo stucchevoli ‘ste chiacchiere sulla povera Ursula lasciata da sola sul divano ..è la questione femminile dei musulmani, no..è lo sgarbo politico. Quando impareremo che coi dittatori come Erdogan riprodurre la prassi della relazione istituzionale è un errore? Con loro ogni debolezza è suicida… Hitler non ha insegnato niente?? Ed anche Regeni, col suo destino orribile, non ha insegnato nulla ? Guardiamo il povero Patrick torturato con la continua altalena delle sentenze mentre l’Italia prosegua la pratica ipocrita del lamento, mentre volta lo sguardo.. anche in queste cose siamo all’eterno giorno della marmotta . Si rifà lo stesso errore, uguale.

Nulla cambia mentre tutto cambia. Una prassi , nel piccolo come nel grande dramma, pericolosa .. molto pericolosa.

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