Repubblica

di Corrado Fois - Liberacittadinanza - 25/08/2020
L’immoralità è natura del dispotismo, la virtù è l’essenza repubblicana ( Robespierre )

Dalla sua nascita ad oggi la Repubblica ha vissuto in un quadro di ambiguità generalizzata, di exusatio non petita, di piccoli maldestri compromessi. Non era accettabile, ma comprensibile nel quadro della lunga guerra fredda, ma oggi , decadute quelle ragioni geopolitiche, sono altri i significati , gli obiettivi ed i metodi di queste continue insidie. Di fronte all’ennesimo attacco ai suoi fragili equilibri per me è importante cogliere , almeno in parte, le ragioni e le responsabilità. Cercare quel filo rosso che unisce la sua nascita contrastata con l’attuale indiscutibile degrado.

La Repubblica ha sempre avuto molti nemici ufficiali : la corruzione, la stupidità e la paura sociale, l’ignoranza e la comunicazione di massa, la chiesa e l’oligarchia finanziaria, solo per citare i peggiori e più diffusi. La Repubblica avrebbe avuto alcuni alleati dichiarati : la coscienza e la determinazione, la formazione e l’interpretazione, per citare i necessari, se solo si fosse davvero voluto rafforzarli.

La Repubblica Italiana è cresciuta gracile, infestata da alcuni virus che ne hanno impedito la crescita ammalando i suoi organi vitali , quali ad esempio la partecipazione dei Cittadini e la responsabilità diffusa nella gestione.

A sinistra ( diciamo così .. ) questi virus sono il verticismo, l’arroganza, la presunzione. Pensarsi meglio dell’altro non permette vera empatia, dà alla testa peggio dell’alcol . ..“ Ma vada a farsi fottere “ ( D’Alema in tv , risposta ad un giornalista che chiedeva del suo affitto risicato per una casa in pieno centro ). A queste si aggiungono le essenze distillate dello stalinismo, sgocciolate via Togliatti , ancora vive nelle teste di alcuni. Il pragmatismo pastettaro, l’ecumenismo manipolatorio, il perdonismo ipocrita. Amnistie prodiane “ avere Berlusconi in maggioranza non è un tabù “ . Vizi che solo chi crede di essere la virtù incarnata si può permettere.

A Destra ( la parte intima dell’Italiano medio ) i virus sono il familismo amorale, la scorciatoia e la mazzetta, l’imbroglio sociale, lo sfruttamento becero. A queste si sommano le essenze del fascismo sgocciolate via democristiana, sempre vive e vitali. La burocrazia corrotta, il razzismo verso ogni forma di differenza, il perbenismo ipocrita, la cialtroneria e il disprezzo per la cultura. Rigurgiti di chi pensa solo attraverso il servilismo, la paura, l’annullamento della coscienza.

La Repubblica è abitata da tutti i Cittadini, ma è voluta solo da una minoranza.

Fin dai tempi della sua nascita, in quanto forma avversa ed opposta ad ogni oligarchia la Repubblica ha avuto vita dura. Fin dalla antica Roma e fino alla attuale Roma, si è confrontata esattamente con gli stessi temi “Il bilancio va equilibrato, il tesoro ripianato, il debito pubblico ridotto, l’arroganza della burocrazia moderata e controllata, per far sì che Roma non vada in bancarotta.” ( Cicerone ).

La Repubblica è fragile come un castello di carte ed ambigua come un ossimoro se non si fonda su saldi principi morali, sulla politica vista come l’esercizio del dovere e non principio dell’ arricchimento. Su una piattaforma ampia di istruzione e di coscienza collettiva

Forse è per questo che i vari governi – troppi e troppo uguali – che l’Italia si è data in 70 anni hanno sempre investito poco e vigilato ancor meno sull’istruzione. In Europa siamo il secondo paese manifatturiero ma tra gli ultimi nella graduatoria della scolarità. Fabbrica ..se c’è ancora .. e gazzetta dello sport ..se va bene. Non stupisce che noi si abbia seri problemi nella riconversione occupazionale. Non stupisce che i partiti-slogan abbiano tanto successo. In passato come oggi. Per questo l’Italia è presumibilmente un paese democratico , ma certamente non repubblicano.

Nella Storia della nostra giovane Repubblica , scritta sul compromesso tra i due grandi partiti di massa, comunista e democristiano , manca l’apporto prezioso di un piccolo movimento che ha dato il più grande contributo alla libertà. Il Partito d’ Azione.

Nella prassi antifascista il movimento – borghese, intellettuale, assolutamente minoritario -andò ben aldilà del PCI. Non dimentichiamo che, morto Gramsci , questo partito da fiero avversario di piazza divenne assai ambiguo nei rapporti col regime. Fu una scelta della dirigenza stalinista. Nel 1935 – in pieno tripudio nazional popolare – il PCI clandestino scriveva ai fratelli in camicia nera. Nel 1939 , al netto di Amedeo Bordiga ( fondatore degli Arditi del Popolo, militanti antifascisti degli anni 20, già da tempo perseguitato come tutti i trotzkisti ) il partito accettava il patto Hitler-Stalin come una benedizione per la pace in Europa. Un PCI che, va ricordato, rientrò nella militanza combattiva solo dopo l’invasione di Russia, ricevute istruzioni. Nel frattempo i servizi segreti fascisti avevano ucciso i fratelli Rosselli , inseguito l’imprendibile Emilio Lussu ( sardo pluridecorato al valore militare, fondatore del PSIUP e del PSDAZ ) buttato in carcere Sandro Pertini. Non dimentichiamo, inoltre, che nel pieno della guerra civile il partito di Togliatti ( su indicazione di Stalin ) tenne in vita Badoglio disorientando l’antifascismo repubblicano e che , in un difficile dopoguerra, fu riottoso nel confronto con la monarchia. Solo dopo il via libera di Mosca sposò la causa referendaria, vincendo grazie alla sua straordinaria capacità di mobilitazione.

Il piccolo Partito d’Azione diede alla Resistenza una guida veramente moderna e realmente antagonista, con Giustizia e Libertà. Un Capo morale , Ferruccio Parri, e tanti militanti politici e militari coraggiosi , Riccardo Lombardi, Dante Livio Bianco, Nuto Revelli , Duccio Galimberti , Riccardo Bauer e Giorgio Bocca solo per ricordarne alcuni.

Nel dopoguerra venne osteggiato, criticato , sottoposto ad attacchi continui dai due blocchi, antagonisti quanto consociati . Infatti la sua essenza prettamente borghese si scontrò con il populismo di destra e sinistra e con la faciloneria che sempre accompagna questa riduzione in slogan della complessità politica. Rimase minoritario anche per colpa sua, per quel suo non comprendere l’esatta essenza del conflitto di classe, smarrendo di conseguenza il contatto con la base operaia e contadina, con la piccola borghesia cittadina. Irrigidito dalla sua intransigenza etica, che considerava il pragmatismo alla stregua di una malattia sociale, venne infine marginalizzato. Perse i suoi quadri rientrati con disillusione nella dirigenza industriale , nelle università , nella magistratura. Perse l’esigua base di giovani che , affascinati dallo scontro mondiale che separava con una cortina di ferro due mondi opposti, vennero risucchiati nei due schieramenti.

Rimasero a tenere in vita almeno la bandiera d’Azione intellettuali come Piero Calamandrei e Tristano Codignola. Grandi uomini di poco peso politico. Complessi, rigorosi. Antipatici ai più.

La Repubblica perse così l’unico attore politico che forse poteva dare, all’insieme in gestazione, una impronta laica, intellettualmente strutturata, moderna. Anti italiana, come diceva Bocca con una sintesi felice quanto ruvida. Un Partito che sapeva essere elite senza alcun imbarazzo, nella contezza che sono proprio le elite a strutturare il potere e dunque devono essere anche sostanza, guida strategica, pensiero dell’antagonismo , che altrimenti inaridisce o scivola nella deriva velleitaria e insurrezionalista .

Per l’assenza di questa matrice fattuale e dunque antiretorica , nella sua fase di costruzione, la Repubblica in Italia nasce ambigua nei contenuti, votata al compromesso, trasmessa via slogan e sempre insidiata da rigurgiti oligarchici e dalle visioni parziali e populiste.

L’Istruzione di base diventa, per Costituzione, un dovere, ma le scuole superiori sono già selezione di classe ( chi non ricorda le differenze di reputazione dei vari istituti ? ) e l’Università vengono strutturate in una sorta di sistema feudale. S’impara a leggere a scrivere , che è già tanto in un paese analfabeta, ma in modo paternalista non dissimile dalla scuola fascista voluta da Mussolini. Il metabolismo sociale viene in un qualche modo ostacolato dai partiti di massa che si alimentano di un elettorato incosciente. Basta vedere le commedie all’ italiana degli anni ‘50 e ‘60 per scoprire che il massimo dell’ambizione di una famiglia piccolo borghese è il figlio geometra. Non architetto, geometra.

La partecipazione politica viene incanalata. Non è diffusa, è gestita. Abita le case del Popolo e le parrocchie , con modalità non diverse dalla casa del fascio. i Sindacati sono frazionati, come in passato, in corporazioni per settore. Il Cittadino non ha diritto di presa diretta sui parlamentari che vota e poi paga ed è sempre intermediato dalle sezioni territoriali dei partiti che fanno selezione dei quadri direttivi sulla base della sudditanza alla linea od alle correnti.

Il conflitto di classe viene gestito verticisticamente. Non sono più contemplati i consigli di fabbrica voluti da Gramsci, troppo libertari. Lo scontro di interessi sociali si incanala in piccole prudenti richieste parziali. Le otto ore lavorative, la settimana corta , i treni popolari, le colonie dopolavoristiche, l’Inail e l’Inps. Roba già vista con il fascismo. La visione sociale del regime viene nascosta, non per averne compreso l’intima natura manipolatoria, ma solo per far sparire le bozze di un compitino copiato.

La sinistra perde la sua componente laica e giacobina ed accetta la visione verticistica , tipica del partito chiesa, che intride così la cultura gestionale dell’Italia repubblicana. Il Migliore, il Capo Supremo, il leader. L’uomo onnisciente, insonne, onnipresente resta negli anni , da Stalin in poi, il punto di riferimento di quella che avrebbe dovuto essere la struttura antagonista innovativa.

Il mito del leader massimo vive e cresce, attraversando la fine del 900, fino l’apertura del nuovo millennio, e lo ritroviamo ancora oggi incarnato nel Grande Semplificatore: il decisionista che desta invidia ed ammirazione. La Storia prima è dramma poi si riproduce in farsa così i Migliori a seguire non sono colti e calcolatori come Togliatti o come i capi schiera democristiani , Andreotti in testa. Sono improvvisatori grezzi ed ignoranti . Sono i Berlusconi , i Grillo, i Renzi e i Salvini per citare solo i presenti. Parolai, velleitari, egocentrici fino al paradosso.

Così la Repubblica in Italia si ammala dell’ultimo virus, pericolosissimo. Il ridicolo. Mussolini a torso nudo impersonava il grande trebbiatore, il contadino d’Italia. Salvini in mutande al Papeete sembra più che altro il geometra Filini dopo una spanzata di lasagne.

Noi Italiani siamo egoisti e distratti, ma tutt’altro che fessi. Abbiamo il gusto del grottesco , ma entro certi limiti. Vive nella nostra testa un confine sottile tra l’adulazione e la pernacchia. Ed è per questo combinato, e non già per prese di coscienza, che immagino alle prossime elezioni regionali, il capitano e la sua ciurma un po’ più giù rispetto alle percentuali vittoriose stimate con molta approssimazione dai consueti sondaggisti. La Lega vincerà alla grande solo con Zaia. Per fortuna non li valuto così intelligenti da scegliere in futuro – come candidato premier – l’unico della cricca che valga le scarpe in cui cammina.

Per contro il PD , ancora infarcito di pagmatismo pastettaro figlio delle sue multiple origini, non ha elaborato nemmeno uno straccio di strategia alternativa. Impantanati nella ennesima cazzata, l’alleanza a scacchiere con i Cinquini , ora si trovano smutandati in luogo pubblico dal partito più ambiguo, immaturo ed ondivago della storia repubblicana. Attaccati alla zattera di Conte galleggiano sui flutti, alla deriva.

La posizione di questo partito sulla sedicente riforma strutturale e sulla piattaforma referendaria non si esprime attraverso posizioni definite e condivisibili . Un inaccettabile si con dentro un pallido no sussurrato, fatto di piccoli speciosi distinguo che non salva la faccia. Un altro addio all’etica costituzionale. Un’ altra pagina strappata da quel libro fondante, che nessuno vuole rispettosamente e concretamente adeguare ai tempi. Troppa fatica, in fondo basta ignorarlo.

Qualcuno gentilmente mi aiuterà a capire perché interi spezzoni del PD hanno fieramente ostacolato la riforma Renzi , considerandola alla stregua di una violenza alla Costituzione .. e lo era .. per poi sposare questa puttanata cosmica a base populista. Vuoi vedere che la loro non era coscienza politica, ma scontro di correnti ? Mistero ontologico.

Il 20 ed il 21 Settembre avremo molti appuntamenti che potrebbero connotare gli anni a seguire. Il tempo post pandemico ( se sarà post ..e se questa è vera pandemia e non altro.. ) apre scenari complessi e contradditori di cui si è parlato assai e riflettuto poco. Di certo ci arriviamo spaginati e confusi. Ancora non si vedono piani organici, ma frattaglie miste che vanno dai banchi a rotelle, alla ricostruzione ambientale fino all’elezione del nuovo Presidente. Un quadro che è poco definire astratto e confusivo . Gli appetiti per la cascata di sostegni finanziari europei già attanaglia il sottobosco politico ( ..sempre che un bosco esista ancora.. ) con fantascientifici tunnel nello stretto e riassetto dei boschi e della terra. Mi domando al solito chi diamine sarà in grado di programmare e controllare il da fare ed il fatto.

La Repubblica si nutre di virtù , diceva Robespierre. Non ha caso finita la rivoluzione gli hanno sparato e l’hanno ghigliottinato. Si ero spinto troppo oltre nell’intransigenza etica ? Forse. La storia la scrivono dopo. Di certo ci ha insegnato che dappertutto l’idea di una Repubblica costituita nel rispetto della sua accezione più pura, partecipata aperta vigilabile , è il vero nemico del verticismo dispotico.

Oggi Putin Xi Trump ed I loro burattini piazzati qui e là nei vari paesi, Lucashenko Erdogan Orban, sono la parte visibile del sistema di potere delle oligarchie. La parte invisibile, quella complice, è annidata in ognuno. In chi trema di paura davanti a barconi alla deriva mentre ignora bellamente istituzioni e libertà alla deriva. In chi fa calcoli elettorali cucendo improbabili alleanze. In chi accetta qualsiasi pastetta per paura di perdere. In chi tace e quindi acconsente.

Guardiamo con rispetto alle donne ed agli uomini che si battono nelle strade di Detroit, di Minsk, di Hong Kong. Per fortuna non siamo chiamati a prove così alte. Dobbiamo solo scrivere un NO.

Per dare una mano alla Repubblica dobbiamo fare solo questo. Finché dura ….

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