Senza una vera scelta..

di Corrado Fois - Liberacittadinanza.it - 07/01/2022
E’ difficile fare la scelta giusta ..a volte sei roso dai morsi della coscienza, a volte da quelli della fame- Totò

Se mai ho avuto modo di conoscere ed apprezzare una persona davvero scomoda, bé questa era Pierpaolo Pasolini. Un intellettuale antipatico a tutti. Ai comunisti ortodossi, perché era omosessuale ed eretico, ai preti, per la stessa ragione, e poi ovviamente a fascisti vari ed agli intellettuali organici che affollavano i salotti ed i premi letterali, ora paludati di progressismo, ora di conformismo . Ed è probabile anche a qualche servizio segreto, vista la sua oscura fine.

Pasolini ha scritto romanzi intensi e molto contestuali, penso a Ragazzi di Vita ed Una Vita Violenta . Ha realizzato film crudi e diretti come Mamma Roma insieme ad altri sbilenchi e pomposi come Salò. Come poeta non mi piaceva , ma era , a mio avviso, straordinario come intellettuale disorganico, estremo ed onestissimo capace di regalare profonde lezioni di vita e di morale a chi sapeva ascoltarlo e voleva provare a capirlo. Pochi..

In una intervista dichiarò , con un sorriso ironico stampato nella sua bella faccia da boxeur ( quello che forse poco si conosce di Pierpaolo ..era un picchiatore rispettato e temuto ) Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere in modo sleale. Grave colpa da parte mia, lo so!”. Teorizzava, come alternativa al modernismo corruttore che andava sgretolando sia il proletariato che la rappresentanza politica socialista, l’importanza di essere dritto e ben piantato nei valori più essenziali. Un Uomo in Piedi. Così come è fotografato nella bella definizione hombre vertical con la quale il presidente messicano Lopez Carrillo accolse Sandro Pertini .

Immaginava un sognatore, tuttavia pratico; una persona concentrata sul risultato, ma proprio per questo pronta a perdere per poi riprovarci in modo diverso, con nuova volontà, più pungente e definita, con una visione ripulita dall’inutile proprio grazie all’esperienza della sconfitta. . Solo così si cambia davvero, sosteneva Pierpaolo. Ed a corollario di quella frase sul saper vincere e perdere tanto rigorosa moralmente aggiungeva una riflessione più emotiva “ qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o quella che fa battere il cuore? “. Certo la frase è un po’ retorica, e Pasolini ogni tanto lo era, ma anche molto vera.

Da quanto tempo non ci batte più il cuore per qualcosa? Non parlo di sentimenti privati, questi sono strachili di cavoli nostri, ma penso al sentire sociale, politico. Cari ConCittadini la mia risposta è semplice: da troppo tempo. Abbiamo lasciato le che le ragnatele del pragmatismo invischiassero la speranza del cambiamento. E quando il sogno sparisce resta ben poco della politica.

Non saprei dire nell’ultimo ventennio che diamine mi abbia emozionato. So cosa mi ha stupito, cosa mi ha preoccupato e anche cosa mi ha disgustato .. ma niente mi ha dato la stessa emozione dei miei vent’anni. E non è certo per l’anagrafe, questa è una minchiata assolutoria, e nemmeno per il cinismo che accompagna l’esperienza e la maturità.

E’ tutto molto più semplice. Il batticuore, l’emozione lo si provava allora perché avevamo un sogno comune ed un progetto condiviso. Adesso siamo astenici perché non abbiamo più ne l’uno ne l’altro. Anagrafe ed esperienza sono appendici o spicciole giustificazioni .

E’ proprio in questi giorni mesti che ne abbiamo di nuovo evidenza. Ora che l’elezione del Presidente della Repubblica si rinsecchisce nel scegliere il male minore, in un panorama di scelte desertificato.

Dell’elezione presidenziale, come situazione assoluta, non faccio un culto. Ci sono state elezioni dissennate, contrastate, combattute. Presidenti mediocri come Leone e in odore di golpismo come Segni. Ma sempre comunque vi era come contesto il conflitto di idee, lo scontro di modelli culturali, una robusta tensione verso la reale rappresentatività. Ormai un film in bianco e nero. La modernità olezza d’altro che di golpismo, e la mediocrità di allora è l’alta levatura morale di oggi.

L’unica cosa che ha dato emozione in questa sfocata elezione del nostro Presidente è la candidatura di Berlusconi , l’ex-Ex. Si può sempre contare su di lui per dare scossa a corpi molli. Uellà, il giorno che davvero don Silviuzzo si mette in pensione saranno guai. Comici disoccupati ed indignados a spasso. Magari sarà la volta che capiamo, tutti, una semplice evidenza: non si può campare di rendita politica grazie ad un avversario grottesco, come ha fatto la sinistra, diciamo.. Tocca alzare il culo e provare a scrivere un progetto che spinga in alto i cuori, faccia sognare e faccia sperare.. in un solo concetto: faccia agire.

Lo vedo solo io o lo sentiamo tutti che siamo precipitati nel nulla?

L’ho detto e lo ridico con tristezza. Non c’è una mujer od un hombre vertical da sostenere. Ci tocca tirar fuori dalla naftalina qualche nome democristiano per bene. Insomma, un nome un po’ inclinato , perché uno verticale come quello di Pertini ce lo possiamo scordare.

Secondo me la ragione di tanta pochezza di proposta nasce da un punto cruciale, nel solco di quel che diceva Pasolini: non abbiamo saputo perdere, quando i tempi lo consentivano e quando era più necessario. Ed abbiamo vinto, peraltro pochino, in modo sleale. Riflettiamoci un istante.

Non si usò la sconfitta del ’94 come lezione, rifiutando il tempo all’opposizione. Quel tempo era invece essenziale per costruire una vera ipotesi alternativa, definendo un progetto di trasformazione sociale complessivo ed allo stesso tempo concretamente ancorato alla quotidianità della vita. Non si fece, inoltre, nessuno sforzo per individuare e creare una nuova struttura di quadri e poi da li una classe dirigente all’altezza della storia e del ruolo della sinistra. Si era buttato frettolosamente a mare il PCI e non si creava nulla di veramente nuovo.

Si spese invece un mucchio di tempo per convincere Prodi ad ingaggiarsi come leader , salvo poi trombarlo platealmente. Una vittoria effimera sembrò dare ragione alla prassi scelta ..ma quella incerta alleanza partorì una goffa maggioranza pronta a disgregarsi al primo soffio contrario, al primo corridoio di partito. Si buttò via così in questo modo inutile il fine 900.. e si perse l’occasione del ripensamento. Della rinascita.

Non c’è quindi da stupirsi se i vent’anni del terzo millennio, l’era della trasformazione globale, il PD senza più leadership, senza personalità li ha spesi riproducendo unioni tanto innaturali quanto fallimentari per poi inabissarsi in un mare di beghe interne, sballottato tra dirigenze rissose e mediocri … trovandosi infine a dover sperare nel solito tecnico di turno, il deus ex machina.

Prima Monti .. così ci togliamo Berlusconi .. poi Draghi .. così evitiamo Salvini. Ekkekà .. mai si è visto quel partito impegnarsi a produrre uno straccio di proposta socialista!

A suo tempo ( quando avevamo ancora tempo … ) l’ostinazione a voler vincere venne spacciata come necessità in virtù di uno stucchevole anti-berlusconismo , mentre era ..in realtà.. frutto dell’ambizione di un paio di ex-giovanotti della FGCI.

Ma quando mai si è vista una strategia politica di ampio respiro e dirittura morale basarsi su un anti persona ? Ma possiamo immaginare Lenin sbracciarsi in un comizio politico con lo slogan ..noi siamo anti Tzar ? Gli unici anti politicamente seri sono anti capitalismo ..anti imperialismo.. e se vogliamo essere ecumenici, anti fascismo. Bisognava sconfiggere Berlusconi perché espressione di questi tre mali.. e quindi in ultima analisi ( come si diceva in tempi remoti ) l’obiettivo doveva essere cambiare il sistema di potere che permetteva l’esistenza di un simile soggetto. Personalizzare gli ha è dato un eccesso di importanza, come sappiamo controproducente, ed alla fine si è convinta tutta l’area della sinistra che vincere le elezioni con un Prodi fosse bastante a fare il bene della Repubblica. Ovviamente non era così.

Lo abbiamo visto dopo che era assai meglio perdere da soli che vincere in un’armata brancaleone. Perché vincere in quella congrega impiastricciata non ha solo impedito l’elaborazione di una proposta identitaria e nitida . Ha fatto peggio. Vedere quelle gioiose macchine da guerra, sgretolarsi rapidamente ha reso la sinistra ridicola agli occhi di tutti. Fino a farla sparire dai radar.

E c’è un’altra responsabilità della dirigenza Dem su cui riflettere, perché ha dato esito ben più grave.

Inseguire, come si è fatto, a tutti i costi il potere ha reso legittimo il sospetto che non ci fosse alcuna volontà alternativa, che l’obiettivo fosse solo il potere. E si è reso fattuale il percepito che nulla distinguesse la prassi della sinistra da quella della destra. Lo sconcerto di vedere livellati i due opposti politici ha spinto nell’astensione milioni di persone che prima avevano un riferimento.

Una disaffezione resa drammatica negli ultimi anni, quando ormai appare evidente come i due opposti siano diventati simmetrici. Vuoti a perdere che si propongono senza uno schema di società in mente, entrambe orientati solo a prendere il timone . Davanti all’ambiguo spettacolo, da semplici Cittadini, ci si è domandati .. ma volete ‘sto timone per andare dove? Non si è avuta risposta.

Dove diamine sta la differenza.. quella che fa scegliere.. se nessuno dei due opposti ascolta il Cittadino.. e se questi non può sapere e tantomeno discutere la rotta del bastimento che lo trasporta e che paga. Se dunque con entrambe gli schieramenti, oggi fusi in un abbraccio, 60 milioni di poveri cristi non hanno nessuna voce in capitolo sul destino delle proprie vite. Dove diamine sta la differenza??

Dal recente PD , dopo l’ambigua era Renzi, ci si attendeva uno straccio di proposta sul modello di coesione sociale, sulla forma di rappresentanza politica da attuare, sulla gestione della crisi. Niente. Da Zingaretti a Letta i Dem bagolano nel vuoto.. un pugno di cazzate filosofiche, ipotesi di alleanze modello Unione e molta prassi di corridoio. Non c’è male come ricambio strategico della sinistra, diciamo. Ma i sinceri democratici non si turbino più di tanto perché adesso, per l’elaborazione politica, il PD potrà contare sul ritorno di D’Alema, l’artefice dell’ascesa e della discesa di Prodi. Insomma Enrico stai sereno, due. Vencerannos.

E siamo così ad oggi, quando ormai non possiamo permetterci nessuna sconfitta.

Non perché siano diventate accettabili le pastette, ma perché la banda di presuntuosi incapaci che ci ha governato con sigle diverse negli ultimi 30 anni ha massacrato l’economia del Paese. Col debito che abbiamo ci serve qualcuno che almeno non faccia sghignazzare i creditori.

Ed eccoci a scegliere.. ancora una volta e senza più giustificazione.. il male minore. Meglio un contabile che un incapace.

Ma anche per il male minore la strada è impervia. Le pastette strisciano sotto il tappeto, e rendono instabile il processo decisorio. Draghi è troppo esperto per farsi impallinare da questa assemblea di bassa levatura e potrebbe togliere il piede da possibili trappole, sfilandosi. Si correrebbe così il rischio di offrire il fianco alla speculazione internazionale mai sopita. Un guaio per l’Italia che per la prima volta ha denari da spendere in migliorie, ed un minimo di attrattività.

Ad accentuare l’incertezza di questa elezione è proprio Il M5S , ipotizzato da molte anime pie come il salvifico cambiamento, che in Parlamento rappresenta la compagine più folta, e che ogni giorno si sfarina. Un movimento nato per irritazione, cresciuto per incitazione, votato per disperazione.

Centinaia di soggetti impreparati, vulnerabili , scelti senza ponderazione e a caso.. che hanno annusato il potere, che si sono sentiti importanti nelle vie del quartiere, e che vedono a breve il ritorno nella quotidianità anonima da cui lo stralunato voto popolare li ha strappati. Molti di loro sono pronti a tutto pur di evitarlo. A cominciare dai loro capi.

Triste fine per coloro che dovevano aprire la casa della politica come una scatola di sardine.. e che invece l’hanno fatta ulteriormente imputridire davanti agli occhi del Popolo Italiano.

Che diamine di accordo si può fare con un mattone sbriciolato? Il peso specifico è rimasto lo stesso, ma la consistenza è zero. Sono un problema, non una soluzione.

Mi auguro che quel che resta dell’elettorato lo ricordi alle prossime urne. In un Paese che ha il più basso indice di scolarizzazione dell’intero Occidente non si può mandare in Parlamento il primo che passa, perché la probabilità statistica di incappare in un fragile ignorante è troppo alta.

Ed è qui, in questi punti dolenti che i fatti ridimensionano la bellissima frase di Pierpaolo.

Non possiamo sperare di sentire battere il cuore, come Paese dobbiamo accontentarci di sentirlo ancora pulsare. Non possiamo vincere onoratamente, ci tocca d’essere sleali. Una volta lo si fece per scelta politica, miope e pur tuttavia una scelta. Oggi la nostra parte, meglio dire quel che ne resta, dovrà farlo per assenza di opzioni

E’ dunque, senza una vera scelta, quel che resta della sinistra si avvia a sostenere Draghi.

Ecco perché non smetterò mai di sperare che Mattarella rinunci al pensionamento, e come Cincinnato resti a servire la Patria. Almeno per un paio d’anni, necessari per realizzare l’essenziale, ben noto. Dalla pianificazione degli investimenti a quella riforma elettorale che oggi , purtroppo, solo lui può indirizzare, così che la scelta del Presidente si compia in un nuovo Parlamento, mi auguro formato in modo trasparente. O, quanto meno, competente.

Post scriptum

Ed a proposito di presidenti .. un anno fa DorisDay Trump tronfio e gonfio incitava una mandria di prezzolati sovrappeso con elmi di bufalo e bandiere da pirati ad assaltare il Campidoglio. Morirono cinque persone. Una rete di connivenza riuscì a sviare l’attenzione del mondo dal perché al cosa. Il perché appare evidente .. e l’ennesima pistola del presidente che ricorda, allo stesso, quanto fragile può essere il potere che rappresenta se pesta i piedi sbagliati. La lezione fu doppia, per Trump additato come golpista e per Biden a cui l’invasione venne offerta come monito … e/o viatico. Ancora oggi la sedicente perfetta democrazia dell’intera vicenda non ha capito una beata fava. Intanto dall’altra parte del mondo i regimi a potere verticale mostrano tutta la loro secca efficienza. Fossi in Biden ci penserei due volte prima di menarla tanto sull’Ucraina.

Ed a proposito di scelte .. non sono un esperto e non so dire quanto sia green il nucleare. Mi è solo chiaro quanto sia rischioso e devo dire che, nel piccolo italiano, lo eviterei benbene . Non tanto per le tecnologie più o meno evolute che lo accompagnano, di cui non sappiamo nulla e meno ne capiremmo, quanto per la gestione delle varie centrali. L’esperienza mi insegna che chi le dirige verrebbe sicuramente scelto tra i cognati del Governatore La Quaglia o del Ministro Stacippa.

Altro che tzunami di Fukushima … molto molto peggio!

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Barbara Fois
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