Prescrizione, guai a chi la tocca! Tutti contro la riforma Bonafede

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 31/12/2019
Prescrizione, l’impunità piace a tre quarti del Parlamento: tutti contro la riforma Bonafede, ma nessuna proposta per velocizzare i processi

La prescrizione è sempre intoccabile e “paradossalmente” oggi, quando la riforma Bonafede sta per entrare in vigore e B. il fu onnipotente prescritto (9 volte) ex presidente del Consiglio è a capo di una Forza Italia senza più dirigenti né elettori, il fronte parlamentare e mediatico è più granitico e agguerrito che mai contro una previsione normativa di elementare buon senso ed equità che si limita ad equiparare la legislazione italiana a quella europea.

Naturalmente – per quanto ingenui e sprovveduti – avevamo capito da tempo che il macigno della prescrizione intesa come diritto all’impunità per tutti coloro che si possono permettere manovre dilatorie, richieste di ricusazione e rimessione a gogò, cavilli su cavilli pur di raggiungere l’agognata meta dell’impossibilità di essere giudicati, spacciata ovviamente per “assoluzione”, non era e non è una pretesa rivendicata esclusivamente da B. e sodali o inscritta solo nel dna di FI.

La riforma complessiva è pur sempre minimale perché si limita a bloccare il decorso della prescrizione solo dopo la sentenza di primo grado lasciando invariata l’elevata incidenza delle fasi precedenti; gli effetti poi si dispiegheranno solo fra 3 o 4 anni. Nonostante questo il provvedimento suscita una resistenza furiosa e viene bollata come “sciagurata“. Questo si spiega solo con la forte, diffusa, trasversale domanda di impunità di una intera classe dirigente, politica ed imprenditoriale che da Tangentopoli ad oggi sembra aver consolidato la vocazione all’illegalità.

L’aveva perfettamente evidenziato sul Fatto quotidiano, Roberto Scarpinato, nella sua riflessione riguardo la guerra in corso sullo stop alla prescrizione e alle misure anti-evasione il 5 dicembre scorso: “Non è un caso se il tema apparentemente tecnico della riforma della prescrizione è oggi al centro di uno scontro politico globale che a tratti sembra minacciare la tessa tenuta del governo”.

E quanto questa minaccia sia concreta è ancor più evidente oggi di allora: fervono grandi manovre e si profila una fantastica triangolazione tra Pd che tenta di reintrodurre una prescrizione semi-nuova mutuata dalla riforma Orlando con evidenti profili di incostituzionalità, FI che vuole cestinare tout court la riforma Bonafede e si dice pronta a votare “in un minuto” il testo Verini-Orlando per affossare il governo Conte e Renzi pronto da tempo a votare con FI, come peraltro è già avvenuto sulla proposta Costa, pur di rottamare “la riforma sciagurata”, espressione per Maria Elena Boschi di un esecrabile “populismo giudiziario”.

E non è un caso se la prescrizione minaccia la vita tormentata dell'”alleanza” Pd-M5S e se il Pd ostacola l’entrata in vigore della riforma Bonafede né più né meno di quanto aveva annunciato la Lega di Salvini. Per riprendere il percorso tracciato da Roberto Scarpinato, va ribadito che “in Italia esiste un’illegalità di massa trasversale che include reati fiscali, patrimoniali, edilizi, nonché una vastissima gamma di reati dei colletti bianchi […] una quota significativa della società civile la cui forza di condizionamento si dispiega in tanti modi […] in parte anche nell’ostacolare nella dialettica politica il varo di leggi adeguate o nel compromettere l’efficacia di quelle approvate”.

In estrema sintesi avviene una cosa molto semplice: è “la forte domanda di impunità”, di cui i rappresentanti politici sono portatori per sé e per le lobby di riferimento, “a collidere con l’esigenza di un sistema penale efficiente”. E se il processo penale è diventato in Italia particolarmente lungo si deve, prima ed oltre che alla mancanza di stanziamenti, all’inadeguata informatizzazione: si pensi alle notifiche, alla carenza di spazi e di personale, ad “una sequenza di leggi che hanno creato una serie di sacche di inefficienza programmata nel sistema penale, compromettendone la tenuta”.

Sulla lentezza “programmata” e sulla presunta e/o reale inefficienza della giustizia la politica trasversalmente – con l’eccezione del M5S – ha orchestrato una propaganda più che ventennale contro la magistratura. Con il valido appoggio da ultimo anche della “grande stampa” che ora benedice la prescrizione e tutto l’establishment al gran completo grida contro gli sprovveduti che hanno osato fermarla, per impedire che nei prossimi 10 anni ci sia un altro milione e mezzo di processi rottamati, 2 milioni di impuniti e 3 milioni di vittime senza giustizia, come ci ha ricordato in solitudine Marco Travaglio a poche ore dall’entrata in vigore della legge più avversata di sempre.

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