Di Girolamo, un voto mancato

di Pancho Pardi - 29/01/2009

Oggi in Senato l'opposizione ha perso un'occasione per vincere una volta tanto in aula. Era in discussione la questione Di Girolamo, la cui elezione nel collegio europeo è stata contestata da un suo collega di partito (PdL) perché non era residente nella località belga in cui asseriva di abitare.

Il tema è stato affrontato con grande impegno dalla giunta delle elezioni e dell'immunità parlamentare.

L'indagine è durata mesi. Sono stati ascoltati tutti i testimoni. In un primo momento la giunta si è anche pronunciata contro la richiesta degli arresti domiciliari e qualche giornale ne ha ricavato la conclusione frettolosa che ancora una volta la "casta" proteggeva sé stessa. Si trattava invece di una decisione equilibrata: il supposto reato non aveva gravità tale da rendere necessario l'arresto.

Ma con lo stesso equilibrio la giunta ha poi stabilito all'unanimità che l'elezione del Di Girolamo era illegittima.

Con questo presupposto era possibile che anche l'aula potesse votare la relazione della giunta. Non è andata così. In un primo momento il PdL, con il suo capogruppo, ha richiesto una sospensiva in attesa del giudizio della magistratura: rinvio di durata ignota. Dopo lungo dibattito si è votato e la richiesta di sospensiva è stata bocciata con voti 123 a 123.

A quel punto si poteva ragionevolmente sperare che anche il voto di merito avesse analogo risultato.

Invece si è perso tempo prezioso in discussione generale permettendo al centrodestra di far affluire senatori assenti. Poi il centrodestra ha presentato un ordine del giorno (prima firma De Gregorio) contrario alla relazione della giunta. Pare che i firmatari non fossero venti (numero necessario per presentare l'ordine del giorno) e alcune firme non erano chiare. Ciò ha fatto perdere altro tempo. Intanto per compensare i vuoti anche membri del governo sono precipitosamente arrivati in aula.

Si è qui aggiunta la perorazione di Cuffaro, che dai banchi del gruppo misto ha paventato il rischio che il voto favorevole alla relazione di giunta fosse letto come un vero e proprio appoggio alla carcerazione del senatore inquisito. L'appello finale di Quagliariello che ha fatto leva sul voto di coscienza ha trasformato Di Girolamo in un'improbabile Antigone.

Alla fine quando si è votato, con voto segreto, i rapporti quantitativi in aula si erano già modificati. Non si può dire che abbia aiutato, subito prima del voto, il cartello esposto dal senatore Pedica (IdV) con su scritto Vergogna. Era sì diretto contro l'irregolarità delle firme apposte all'ordine del giorno De Gregorio. Ma la gran parte dei senatori del centrodestra non poteva saperlo o capirlo e l'ha preso come un insulto preventivo rivolto alla maggioranza. Sotto il profilo psicologico non è stata una mossa opportuna. Se tra loro c'era qualcuno che aveva l'intenzione di astenersi, o di votare a favore, è stato invece convinto a votare contro. E così una votazione che poteva essere vinta è stata persa. Ad meliora.

 

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