L'ultima trappola del Caimano

di Pancho Pardi - 09/11/2011
Le furbizie della dilazione sono in atto. E lo spread vola....

Ci siamo liberati di Berlusconi oppure no? Mi sembra che dovremo ancora fare uno sforzo, in condizioni sempre più difficili.
Avrebbe dovuto già dare le dimissioni dopo la prima bocciatura sul Rendiconto dello Stato. In precedenza, Andreotti e Goria l’avevano fatto.
Dal Quirinale gli è stata concessa la facoltà di risolvere il pasticcio che aveva creato. E questo ha prodotto l’impossibile: il Senato ha dovuto votare una seconda volta ciò che aveva già votato. Cose mai viste. Riapprovato al Senato il Rendiconto è tornato alla Camera, dove avrebbe dovuto attendere sei mesi per essere rimesso in votazione. Ma qui, obbligate dal senso di responsabilità per il furioso avanzare della crisi finanziaria, le opposizioni non hanno potuto negare l’assenso a una votazione anticipata, contro il regolamento.
Ieri il voto alla Camera ha mostrato l’insufficienza della maggioranza. Mentre prima aveva rubato tempo per accelerare l’approvazione dell’atto dovuto, ora Berlusconi invece di dare subito le dimissioni sottoscrive l’impegno a darle appena sarà approvata la legge di stabilità. Ruba tempo al contrario, per allontanare di qualche settimana l’uscita da Palazzo Chigi. La responsabilità addossata alle opposizioni per fronteggiare il ciclone finanziario non vale per lui, libero di allontanare il momento in cui si dovrà affrontare il rischio di fallimento.
Purtroppo viene in mente il mese intero che gli fu concesso un anno fa e che gli permise di evitare la sfiducia sicura con l’acquisto dei miserabili traslocati dall’opposizione al ruolo di “responsabili” sostenitori del governo.
Le dimissioni dilazionate sono, come scrive Furio Colombo, una cambiale. Ma quanto vale una cambiale sottoscritta da un mentitore abituale? I mercati la prenderanno sul serio?
Il primo compito è dunque vegliare sulla dilazione delle dimissioni. Che non ci siano trucchi. Che non usi il tempo per comprarsi qualche altro "responsabile".
La legge di stabilità è l’ultimo segmento della finanziaria infinita inflittaci da Tremonti. Garantiamo che venga votata al più presto anche se non ci piace. Controlliamo che non contenga misure contro i diritti ed espedienti ad personam, come la modifica della legge sulla successione. Una volta approvata non ci sono più scuse: Berlusconi deve rendere effettive le dimissioni cui si è impegnato di fronte a Napolitano..

Poi cominciano subito i nuovi guai. Con la sua politica propagandistica e la totale incapacità di governo, Berlusconi ha favorito e ingigantito la rovina economica che però non ricadrà sulle sue spalle. Toccherà agli altri affrontarla. E lui, con l’intatta potenza di fuoco dei suoi mezzi di propaganda, potrà bombardare tutti quelli che si affanneranno dietro al difficilissimo compito.
Quali forze saranno è troppo presto per dirlo. Ci sarà un governo di responsabilità nazionale (con i partiti dentro)? O un governo tecnico (con limitata presenza dei partiti)? E in entrambi i casi, quali partiti? O si andrà a elezioni anticipate?
Ricevute le dimissioni, si spera il prima possibile, la decisione spetta al Presidente della Repubblica. Che non fa mistero di preferire alle elezioni anticipate la continuità della legislatura e una soluzione in grado di affrontare subito il rischio di fallimento finanziario dello Stato.

Mentre scrivo, le agenzie di stampa registrano la crescita inarrestabile dello "spread" (ora al 566) e degli interessi sui BTP (ora al 7,35). Gli esperti ci avevano detto in tutte le salse che la soglia del 7 apre la pratica del fallimento. E ora la crescita degli indici ci rivela che i mercati non apprezzano la dilazione delle dimissioni.
Sotto questa spada di Damocle, gli eventuali governi di responsabilità nazionale o governi tecnici saranno obbligati a prendere misure severissime. E qui si presentano due piani diversi di discussione. Uno riguarda la composizione dell'ipotetico governo. Un altro la durezza della manovra economica.
Non si possono accettare cosmesi del centrodestra attuale (governi Alfano, Schifani,,,). Il nuovo governo deve avere una evidente indipendenza dagli autori del disastro che cerca di scongiurare. Ma soprattutto la manovra deve essere ispirata a principi in armonia col dettato costituzionale.
Nella "costituzione materiale" imposta da Berlusconi l'imposizione fiscale è regressiva: chi ha di più paga di meno. La Costituzione vera stabilisce invece che deve essere progressiva: quanto più si ha tanto più si paga. L'esperienza repubblicana dimostra che il principio è stato sempre più trascurato fino all'inversione totale.
Per affrontare il rischio di fallimento lo Stato non potrà basarsi solo su chi ha sempre pagato tutto ma dovrà individuare i milioni di cittadini che si sono abituati a pagare molto meno di ciò che dovevano se non addirittura a non pagare nulla.

Nel momento in cui chiudo non si ha ancora notizia del maxiemendamento da sottoporre a rapida votazione al Senato. La maggioranza in crisi fa melina contro la proposta di un veloce cammino in commissione per arrivare al voto in aula questo prossimo venerdì.
Le furbizie della dilazione sono in atto. E lo spread vola....

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