Eleonora de Fonseca Pimentel. Ma chi era mai costei?

di Maria Antonietta Macciocchi - 04/07/2019
Suggerimento di Claretta Astra

Come ogni impenitente bookworm, tempo fa mi sono trovato a spulciare su una bancarella di libri usati. Ho trovato Cara Eleonora, un saggio storico di Maria Antonietta Macciocchi.

C’è, nella nostra storia, una stagione splendida e negletta: la rivoluzione napoletana del 1799. I moti riformatori, ispirati dalle idee illuministiche d’oltralpe, trovano un buon terreno di coltura nelle grandi correnti di pensiero di cui si nutre l’intelligenza napoletana dalla prima metà del Settecento, le correnti che fanno capo a Vico, a Pietro Giannone, e Antonio Genovesi. Tra i nuovi giacobini, insieme a uomini come Gaetano Filangeri, Mario Pagano e Francescantonio Grimaldi, troviamo una donna: Eleonora de Fonseca Pimentel, nobile portoghese, napoletana d’adozione, poetessa, saggista e giornalista, editore de Il Monitore Repubblicano, organo ufficiale del governo repubblicano provvisorio, sopravvissuta alla damnatio memoriae che il l'oscurantismo del regime assoluto borbonico e il cardinale Ruffo cercarono di imporre su di lei con la distruzione dei documenti processuali.Il bel saggio della Macciocchiparla di lei: è un libro che poggia su una ricerca seria e appassionata eppure col ritmo del buon romanzo storico: di Eleonora ha ricostruito il pensiero e l’azione ma anche le emozioni, i turbamenti, le inquietudini, i dubbi, mentre sullo sfondo emerge la Napoli del tardo Settecento, con le sue contraddizioni, con i “lazzari”, con l'assolutismo di un sistema politico violento ed un sistema sociale violentato, eppure una Napoli aperta ai lumi e nient’affatto separata dai circuiti intellettuali di Parigi e della mitteleuropa.

E poi - è vero - anch’io amo Eleonora, e d’un amore giovanile. Anch’io, come pochissimi fortunati, possiedo ed amo feticisticamente una copia della prima ed unicaedizione di cui parla la Macciocchi nella prefazione (Eleonora de Fonseca Pimentel, il Monitore Repubblicano del 1799, a cura di Benedetto Croce, Gius. Laterza & Figli Tipografi-Editori-Librai, BMC No.382, Bari 1943, XXI). Non mi risulta che dopo il 1943 si sia pubblicato alcunchè sulla de Fonseca, se non un altro bel romanzo storico - Il resto di niente di Enzo Striano - nel 1986 da un piccolo editore napoletano. Singolare tepidezza nei confronti di questa splendida figura. La ragione storica - dice la Macciocchi – consisterebbe nel suo essere personaggio tanto superiore da mettere in ombra molti eminenti uomini del suo tempo: ardua impresa per la storiografia d’un paese maschilista come il nostro. Ma decenni di silenzio è un tempo molto lungo, anche per quest’Italia becera e volgare che nel frattempo si andava arricchendo all’ombra dei nuovi briganti, quelli di turno. La cara, bella, Eleonora muore per mano del boia pronunciando un verso diVirgilio:"forsan et haec olimmeminisse iuvabit".

Sarebbe bello esserci, quel giorno.

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Maria Antonietta Macciocchi

Cara Eleonora - Passione e morte della Fonseca Pimentel nella Rivoluzione Napoletana

Rizzoli, Milano, 1993

(ormai fuori catalogo ma reperibile ancora nel ricco mercato dei libri usati).

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