Un nuovo attacco alla Costituzione?

di Francesco Baicchi - Reteperlacostituzione - 01/12/2017

Lo scorso 28 novembre la Commissione Affari costituzionali della Camera ha esaminato, relatore il verdiniano Parisi, una proposta di legge che dimostra la coerente insistenza della attuale maggioranza (di cui Verdini è parte essenziale) nel tentativo di sottrarre alle elettrici e agli elettori il potere, costituzionalmene garantito, di scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni.

Questa volta si tratta di proclamare eletti al primo turno i sindaci dei comuni superiori a 15.000 abitanti che ottengono il 40% dei voti validi, limitando i turni di ballottaggio ai casi in cui nessuno dei candidati superi tale soglia.

Rimarrebbe l'effetto 'trascinamento' che assegna alle liste che sostengono il vincitore il 60% dei seggi, qualunque sia il consenso ottenuto (che può essere anche inferiore al 40%, dato che il voto può essere 'disgiunto').

Saremmo dunque di nuovo in presenza di un 'premio' che, capovolgendo la volontà popolare, assegnerebbe la maggioranza a chi ha ottenuto solo una minoranza dei suffragi.

La proposta discussa contiene anche, per buona misura, il raddoppio del numero delle firme richieste per la presentazione delle liste, ma solo per le nuove formazioni non presenti in Parlamento o nei consigli uscenti, mentre queste ultime potrebbero optare per il versamento di una 'cauzione pecuniaria' di entità da definire.

 

Una legge di innegabile orientamento presidenzialista, che ha già di fatto annullato il ruolo dei Consigli comunali ridotti a mera sede di ratifica delle decisioni delle giunte e concentrato nelle mani dei sindaci enormi poteri (con le conseguenze che leggiamo nelle cronache quotidiane), verrebbe dunque ulteriormente peggiorata, ribadendo i tentativi solo in parte bloccati dalla Corte Costituzionale di trasformazione dell'impianto rappresentativo della nostra democrazia.

E' appena il caso di ricordare che nella sentenza n.1 del 2014 (che dichiarò l'incostituzionalità del 'porcellum') la Corte Costituzionale affermava '… l'attribuzione del premio di maggioranza … comprometterebbe l'eguaglianza del voto e cioè la “parità di condizione dei cittadini nel momento in cui il voto viene espresso”, in violazione dell'art. 48, secondo comma.'

Il 'bilanciamento' degli interessi 'costituzionalmente rilevanti' (come la stabilità dell'esecutivo), invocato poi per ammettere ugualmente il ricorso condizionato a tale violazione, è difficilmente riferibile alle funzioni di una amministrazione comunale, assai diverse da quelle del governo del Paese.

 

Siamo dunque di fronte all'ennesimo tentativo di limitare la sovranità popolare, già perseguito con ostinazione dall'attuale maggioranza renziana con due leggi elettorali (italicum e poi rosatellum), un tentativo di stravolgimento della Costituzione (respinto dal referendum del 4 dicembre 2016) e la cancellazione dell'elezione diretta dei consigli provinciali (legge 'DelRio') nella prospettiva di concentrare nelle mani di pochi gruppi dirigenti autoreferenziali un potere sottratto al controllo degli elettori.

 

Sorprende infine (ma forse no) il parere favorevole espresso dall'ANCI per bocca del suo presidente Ricci, sindaco di Pesaro in quota PD, in riferimento esplicito alla previsione del cosiddetto 'italicum', nel frattempo cancellato anche grazie a una ulteriore sentenza della Consulta.

 

Non rimane dunque che augurarci che questo ennesimo attentato allo spirito costituzionale non vada a buon fine in un parlamento che in questa fase finale della legislatura sembra non trovare il tempo per occuparsi di provvedimenti di ben maggiore interesse per i cittadini.

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