Politica di bassa LEGA

di El Pais - Traduzione dallo spagnolo di Barbara Fois - 19/04/2010
Mentre il “mal di pancia” del PdL si acuisce, nonostante le solite bugiarde rassicurazioni del cavaliere, e sempre più si delinea una spaccatura al suo interno fra i finiani e i berlusconiani, la Lega alza la cresta e Bossi torna ai suoi propositi bellicosi di indipendentismo becero e ottuso. Nella sua intervista al quotidiano “El Pais” parla senza peli sulla lingua e scopre le carte del cavaliere circa le sue mire alla presidenza della Repubblica. Ne esce un’immagine così squallida del nostro paese e della politica di questo governo che leggendola vi sentirete arrossire. Barbara Fois

Intervista di Bossi al quotidiano spagnolo “El Pais “ di oggi

Il suo nome di battaglia è Senatúr, cioè, senatore in dialetto lombardo. Umberto Bossi (Varese 1941), camicia verde, voce roca e retorica tesa, fondò il movimento della Lega Nord alla fine degli anni ottanta, in un'epoca tormentata della sempre caotica politica transalpina. In quei tempi, mentre il partito comunista si interrogava su come cambiare dopo la caduta del muro di Berlino, il democristiano ed il socialista finivano infangati dalla corruzione venuta alla luce con l’inchiesta di Mani Pulite, un impresario famoso per la sua catena di televisioni, chiamato Silvio Berlusconi, scendeva nell’arena politica. La Lega Nord chiedeva l'indipendenza della Padania, la pianura del fiume Po, una regione che mai nella storia italiana è stata indipendente, né ha unità di dialetto, e che oggi comprende le quattro regioni più ricche dell'Italia: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Nonostante la sua matrice indipendentista, Bossi ha appoggiato tre governi di Berlusconi ed attualmente è ministro per le Riforme. Dietro le recenti elezioni regionali (28 e 29 di marzo), la bilancia che misura gli equilibri interni nella coalizione di governo ha oscillato ancora più verso destra. La Lega ha duplicato i suoi voti rispetto alle regionali del 2005, passando dal 6 % al 12,3 %. L'alleato di Berlusconi mostra ora i muscoli chiedendo di accelerare i tempi di una riforma del federalismo fiscale, che permetterebbe alle regioni di aumentare il suo potere per amministrare le imposte. Dietro la sua gran scrivania di compensato, circondato da quadri, targhe e lettere incorniciate che gli fanno gli auguri per compleanno e feste, Umberto Bossi, in camicia verde pisello, si serve coca cola light e si infiamma mentre parla con questo giornale.

Domanda. Il suo partito cominciò gridando contro i privilegi di quella che chiamava "Roma ladrona", la classe politica centralista e le istituzioni dello Stato. Ma lei è stato due volte ministro del Governo italiano. Non le sembra una contraddizione?

Risposta. No, perché stiamo nel Governo della Repubblica per ottenere il federalismo. Senza l'alleanza con Silvio Berlusconi sarebbe stato impossibile ottenerlo.

D.Il federalismo significa maggiore autonomia per le regioni, incominciando con la questione fiscale. Ma il programma del suo movimento parla di acquisire l'indipendenza per il nord dell'Italia. Se avesse un appoggio sufficiente, come si immagina la Padania?

R. Come una nazione. Che può stare in qualunque posto, ma sempre con la sua autonomia.

D. Ed allora, l’Italia...?

R. Un’altra nazione, con la sua autonomia.

D. Ma senza il nord.

R. Ci tiene come schiavi, prendendosi tutto il denaro.

D. E per arrivare a quello sta 15 anni in appoggio al Governo centrale?

R. Per ottenere il federalismo, la Lega non basta a sé stessa. Quello che serve per raggiungere quell'obiettivo è l'alleanza ed i voti di Berlusconi.

D. E quando l'abbia raggiunto, lascerà il Governo italiano?

R. Sì. Può essere. Il federalismo segna una pietra miliare. Ma non dimentichiamo chi lo ha reso possibile.

D. Ed in cambio che cosa chiede Berlusconi? Che il presidente della Repubblica sia scelto direttamente dal popolo e, pertanto, abbia più potere?

R. Il presidenzialismo è una riforma desiderata dalla Lega. Berlusconi non ha insistito su questo. Ma, chiaramente, se viene approvato non lo rifiuta.

D. E che cosa le importa come si scelga il presidente della Repubblica Italiana, se lei sta pensando alla Padania?

R. È che il presidente della Repubblica è scelto ora, con mille confusioni, nel Parlamento. Se Berlusconi vuole essere presidente, egli sa bene che attraverso il Parlamento non l'ottiene.

D. lei crede che lo voglia?

R. Sì.

D. Gianfranco Fini, cofondatore del Partito della Libertà con Berlusconi ed attuale presidente della Camera, dice che avallerà un sistema presidenzialista solo con una nuova legge elettorale nella quale il presidente venga scelto col doppio turno, come in Francia.

R. Abbiamo già una legge. Non vogliamo farne un'altra.

D. Un'altra riforma che tocca Berlusconi è quella della giustizia. Lei che è stato sempre tanto giustizialista, è d’accordo che proibiscano le intercettazioni telefoniche?

R. Se domandi alla gente: sei d’ accordo che intercettino le tue conversazioni telefoniche? Ti dicono di no.

D. E se gli domandi: vuoi che si punisca chi commette un delitto?

R. Bisogna intercettare le conversazioni dei mafiosi.

D. Loro sì e Berlusconi no?

R. Voglio dire che bisogna usare l’ ascolto solo per sospetti di delitti gravi. Non, per esempio, che ti ascoltino perché hai un'amante.

D. A proposito...

R. non voglio parlare di questo.

D. Parliamo allora dell’ ascolto di quelle in cui Berlusconi chiedeva la sospensione di una trasmissione politica trasmessa dalla televisione pubblica.

R. In quelle trasmissioni c’è una falsificazione continua e totale della realtà.

D. Le sembra proprio di una democrazia liberale occidentale che il primo ministro che, en passant, è padrone di tre reti private e controlla le pubbliche, faccia pressioni direttamente per chiudere una trasmissione? E che dopo proibisca il dibattito politico durante la campagna elettorale?

R. La televisione pubblica si regge col denaro dei cittadini. Per questo motivo deve stare attenta al rispetto degli equilibri fra tutte le forze politiche. Se la RAI fa pubblicità alla sinistra è chiaro che, dell'altro lato, ci sono reazioni. Berlusconi deve cercare di raddrizzare la situazione. Ad ogni modo, a me non mi preoccupano. Parlano male della Lega ogni momento ed io mi arricchisco di voti.

D. Generalmente, in Europa si guarda alla sua formazione politica come a un partito populista che ravviva irresponsabilmente i venti dei peggiori istinti xenofobi della cittadinanza.

R. Ci sono due maniere di vederlo. Io dico che non ravvivo le paure della gente. Mi faccio carico di esse e propongo soluzioni.

D. per esempio?

R. La gente vuole mantenere i suoi posti di lavoro. La sinistra dice che dobbiamo accogliere tutti gli immigranti, ma ora non abbiamo lavoro per loro. Non è un discorso xenofobo, di superiorità di una razza su un'altra. Il problema è che non c'è lavoro sufficiente per tutti. È questione di non creare situazioni che generano criminalità. È facile che chi non ha impiego, né denaro, né mangiare, si trasformi in delinquente.

D. Allora, gli immigrati che hanno una situazione regolare perché hanno lavoro, potrebbero votare?

R. No, no, per niente. Votano i nostri. E che votino la Lega.

D. Queste sono le proposte con le quali lei è passato dal 4 % al 12 % di voti in cinque anni?

R. No, la nostra forza è la Padania. La gente del nord è stanca di una Italia che intriga, scialacqua e costa molto, una Italia che non sente oramai come la sua nazione. Il nord vuole essere padrone in casa propria e che la sua casa ottenga riconoscimento.

D. Ma la riforma che sta portando a termine a Roma non parla di indipendenza, bensì di una maggiore autonomia fiscale. Il nord si accontenta di questo?

R. Sì, se sono io quello che porto la riforma. I cambiamenti rivoluzionari passano attraverso l'opera di alcuni uomini normali. In questo caso, di me e dei dirigenti che ho avuto l'intelligenza di formare.

D. Vuole dire che gli altri partiti sono o troppo schiacciati sul loro unico leader, come il PDL di Berlusconi, o nella mancanza di un leader, come il Partito Democratico?

R. Gli altri partiti non hanno una classe dirigente, per questo motivo sono deboli. Si cannibalizzano al loro interno.

D. E per questo motivo gli elettori di centro-destra, tra il PDL di Berlusconi e la Lega di Bossi, preferiscono il suo partito?

R. Noi non rappresentiamo oramai il voto di protesta verso altri partiti. Quello che vota la Lega non è il deluso del PDL. La nostra gente vuole in realtà il cambiamento, l'autonomia. Tanto nel nord come nelle regioni rosse.

D. E che metodo segue per fare le riforme?

R. Il metodo naturale. Il ministro sono io. Le riforme le faccio io.

D. Lo ha detto a Berlusconi?

R. Sì, Berlusconi lo sa e mi ha detto che gli sembrava giusto. Lui mi ha nominato ministro delle Riforme affinché le facessi.

D. Berlusconi ha appena detto che è lui quello che dirige questa fase, non la Lega.

R. Mi ha garantito che le faccio io, con Calderoli (ministro della Semplificazione) anche lui della Lega. Siamo un team ben allenato. Quindi parliamo con Berlusconi e con Giulio Tremonti (ministro dell’ Economia). E dopo portiamo le riforme al Consiglio dei Ministri.

D. Ed il Parlamento?

R. Alla fine. Se qualcosa non piace, dopo si può modificare.

D. Napolitano, il capo dello Stato, chiede ampi consensi per cambiare la Costituzione. Non vuol trattare col Partito Democratico, per esempio?

R. Sì, li contatterò. Ma dopo avere avuto l'approvazione del Consiglio dei Ministri.

D. E Fini? Anche egli si è mostrato preoccupato rispetto al fatto che il suo movimento sia il motore delle riforme costituzionali.

R. Abbiamo un mucchio di voti. Senza noi, essi sono deboli. Fini sa fare i conti e, pertanto, sa che ha bisogno della Lega. Sa che fuori della coalizione di governo non ha nessun posto. Almeno, non tanto importante.

D. Un altro problema è trovare il denaro necessario per fare le riforme.

R. Il federalismo non costa. Al principio serve per risparmiare.

D. Sembra che Tremonti non sia completamente d’ accordo con questo.

R. Se il federalismo funziona, il Sud imparerà finalmente a non scialacquare il denaro. Basta governare bene. Perché una benda a Milano costa 50 centesimi, e 10 volte più nel sud? Qualcuno si prende la differenza. Ripeto: per loro è un'opportunità.

D. Quando prevede che siano pronti i decreti per mettere in moto il federalismo?

R. In dicembre, quando sarà pronta la Legge di Bilancio. Affinché i municipi del nord abbiano quello che meritano. Si sono stancati di sperare.

D. Degli ultimi nove anni, la Lega ne ha passato sette nel Governo senza che si sia data più autonomia alle regioni. Perché si mostra tanto sicuro che questa volta sarà differente?

R. Mietiamo un mucchio di voti. E continuiamo a salire.

D. E se il federalismo non si approva prima di dicembre?

R. Vedo che la gente della Lega è nervosa. Sale sulle pareti. Anche io sono stanco di stare tranquillo.

 

Per chi volesse leggere l’articolo in lingua originale:

http://www.elpais.com/articulo/reportajes/pueden/votar/inmigrantes/situacion/regular/nada/elpepusocdmg/20100418elpdmgrep_5/Tes#




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