La coerenza

di Francesco Baicchi - 30/04/2013
La presidenza della 'convenzione' per le rforme costituzionali affidata a Berlusconi sarebbe un insulto ai Padri Costituenti e una vera e propria provocazione per quella maggioranza di italiani che nel 2006 bocciò il suo tentativo di 'riforma',

Fra le cause del profondo allontanamento di molti cittadini dalla politica, o meglio dai 'politici', c'è sicuramente la scarsissima affidabilità delle loro promesse.

L'intervento programmatico di Enrico Letta è stato sicuramente accattivante, tutto costruito per ottenere il massimo del consenso. Dentro c'era tutto: dalle carceri alla pratica sportiva, dall'IVA all'Europa. Ma, come altri hanno già fatto notare, agli impegni di spesa mancava il contrappunto della spiegazione della provenienza dei fondi necessari.

Particolare non irrilevante, perché sulle cose da fare non è difficile ottenere un largo consenso, ma lo stesso consenso otterrebbero, da parte di Berlusconi e dei suoi amici, politiche efficaci di contrasto alla corruzione, alla evasione fiscale, alla malavita organizzata e, magari, il ripristino di una seria progressività del sistema fiscale?

Il dubbio è legittimo, ascoltate le prime parole di Brunetta, che, unico credo fra tutti gli ascoltatori, nelle parole del Presidente del Consiglio ha letto l'impegno di restituzione dell'IMU. Quindi sappiamo già che sul programma l'accordo è molto generico, e quindi Berlusconi mantiene mano libera per sottoporre il governo a un ricatto continuo.

Un'altra legittima pretesa da parte dei cittadini è quella della coerenza.

Enrico Letta ha chiaramente espresso una critica radicale alla legge elettorale e alla composizione del Parlamento che ne consegue, impegnandosi a non farci tornare mai più a votare con le stesse regole e richiamando la necessità di restituire ai cittadini il potere di scegliere da chi farsi rappresentare.

Ma a questo Parlamento lo stesso Letta vuole affidare il compito di modificare la nostra Costituzione, il cui sistema di garanzie e di contrappesi ha sin qui impedito lo scivolamento del Paese verso un regime autoritario.

Il nostro sistema istituzionale non è certo perfetto (nessuno lo è), e l'articolo 138 ci indica la strada per eventuali modifiche, ma non si può far finta di ignorare che le modifiche perseguite dal padrone di Mediaset costituirebbero un vero e proprio stravolgimento della nostra democrazia, con il superamento della divisione dei poteri, la cancellazione dell'autonomia della Magistratura, l'instaurazione di un presidenzialismo plebiscitario privo di controlli, la scomparsa degli obiettivi di eguaglianza, giustizia e solidarietà la cui realizzazione l'articolo 3 della Costituzione assegna come dovere della Repubblica.

Purtroppo l'intervento programmatico di oggi non definisce limiti alle modifiche da realizzare, e rende legittime tutte le peggiori previsioni.

Ma su questo tema il nuovo Presidente del Consiglio ha l'opportunità di dimostrare immediatamente la propria coerenza, e soprattutto la sua buona fede. Dato che ha invocato per le riforme costituzionali la più larga partecipazione (anche se in un Parlamento che rappresenta non più del 60% degli italiani), riconosca sino da ora che una presidenza della 'convenzione' affidata a Berlusconi sarebbe un insulto ai Padri Costituenti e una vera e propria provocazione per quella maggioranza di italiani che nel 2006 bocciò il suo tentativo di 'riforma', e acceleri l'esame delle varie proposte di legge già presenti in Parlamento per rendere sempre possibile il ricorso al referendum popolare per l'approvazione delle modifiche costituzionali, adeguando l'art. 138 al sistema elettorale attuale.

Coerenza e credibilità: è chiedere troppo?

 

 

 

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