RILANCIO DEI COMITATI DOSSETTI PER LA COSTITUZIONE

di Raniero la Valle - 17/02/2010
La lotta dell’esecutivo contro la Magistratura, andando oltre ogni pur vivace dialettica, ben più che a garantire l’impunibilità e improcedibilità del presidente del Consiglio, si configura ormai come diretta a impedire il controllo di legalità a tutti i livelli, e a trasformare il servizio della giustizia e lo stesso ordine giudiziario in un’opera del regime.

I Comitati Dossetti per la Costituzione si sono riuniti a Bologna, presenti gruppi e aderenti di tutta Italia, da Palermo a Bari a Salerno a Padova a Milano, allo scopo di rilanciare l’azione a sostegno dei valori e delle norme costituzionali. Il prof. Onida, divenuto Presidente dei costituzionalisti italiani, ha motivato l’opportunità di lasciare la presidenza dei Comitati, alla quale sono stati eletti all’unanimità Raniero La Valle come Presidente e il prof. Luigi Ferrajoli come vice-presidente. Una segreteria è stata costituita a Bologna nelle persone di Alessandro Baldini, Francesco Di Matteo e Maurizio Serofilli. È stato deciso di aprire una sorta di fase organizzativa per stabilire statuti e forme di coordinamento e rappresentanza dei Comitati, ai fini della determinazione delle scelte politiche e delle strategie più opportune per la lotta costituzionale. Il collegio dei costituzionalisti che fin dall’appello di Giuseppe Dossetti del 1994 hanno accompagnato l’azione dei Comitati, continuerà ad affiancarne e ispirarne l’azione.

L’assemblea di Bologna ha espresso un vivo allarme per lo stato di calamità costituzionale e il trauma cui sono sottoposti l’ordinamento democratico e lo stesso Stato di diritto dopo la lunga riforma cominciata con l’abbandono della proporzionale e l’entrata in scena di Berlusconi con il proposito di affermare un modello di democrazia immediata, decisionale ed autoritaria. Il tentativo di soffocare la sovranità popolare esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione, trasformandola in una mera investitura al “sovrano del popolo”, già denunciato da Dossetti nel 1995, ha avuto negli ultimi mesi di governo una brusca accelerazione quasi per giungere alla stretta finale.

La lotta dell’esecutivo contro la Magistratura, andando oltre ogni pur vivace dialettica, ben più che a garantire l’impunibilità e improcedibilità del presidente del Consiglio, si configura ormai come diretta a impedire il controllo di legalità a tutti i livelli, e a trasformare il servizio della giustizia e lo stesso ordine giudiziario in un’opera del regime.

L’avvilimento del Parlamento, ormai formato da clientele cooptate e nominate dai partiti, precluso alle minoranze tradizionali e dominato da maggioranze schiaccianti attribuite per legge, ha permesso il precipitare della “governabilità” verso una sistematica decretazione d’urgenza, un esercizio del potere in deroga a vincoli e controlli, una moltiplicazione di “stati d’eccezione” lasciati alla decisione di un preteso sovrano, e la proliferazione di autorità “extra ordinem” che operano discrezionalmente e governano per mezzo di ordinanze, sottratte alle regole vigenti per tutte le altre fonti normative. Al di là della debolezza degli uomini, un sistema così arbitrario costituisce un naturale terreno di coltura di corruzione e di prostituzioni statali, oltre far cadere le difese contro l’invadenza della criminalità organizzata.

La degenerazione populistica del sistema politico, con la pretesa incarnazione della volontà popolare nella volontà di un suo unico rappresentante e leader, che è l’ideologia specifica del berlusconismo, nega la complessità sociale, violenta la comunità civile, priva i cittadini dell’agibilità politica e innalza sopra ogni altra cosa il primato dell’interesse privato. Essa ha interrotto altresì la trasmissione dei valori costituzionali da una generazione all’altra, aprendo un grave problema tra i giovani, lasciati privi di orientamento, di memoria storica e di capacità di pensare il futuro.

L’abbandono dei valori costituzionali di giustizia, di eguaglianza e di pace, ha portato all’adozione di politiche crudeli contro profughi, naufraghi e migranti, all’emanazione di leggi e ordinanze di sapore razzista che colpiscono la condizione personale dello straniero in quanto tale, al deterioramento dell’immagine dell’Italia all’estero e al rovesciamento della politica estera di intesa con tutti i popoli del Medio Oriente, di amicizia con Israele e di solidarietà con la causa palestinese.

L’assemblea dei Comitati Dossetti ha pertanto deciso di promuovere un programma di pedagogia costituzionale nelle scuole; di rivisitare criticamente le mutazioni ultimamente prodotte nel sistema politico che, pur a Costituzione formale invariata, ne hanno di fatto alterato ed eluso il funzionamento ed il significato; di rivendicare la dignità dei partiti stabilendo con essi le relazioni utili alla difesa dei valori costituzionali; di accompagnare con accentuata vigilanza il cammino delle annunciate riforme, condivise o meno che siano, onde evitare ulteriori cadute del sistema politico ed elettorale in direzione di un bipolarismo selvaggio, causa di spaccatura del Paese e veicolo ed alibi di un potere sempre più inarginato e immune da leggi e da virtù.

In alternativa i Comitati Dossetti richiamandosi alle motivazioni profonde della fase costituente 1945-1948, proporranno una ripresa in senso forte del costituzionalismo come misura e cimento della democrazia, il suo arricchimento normativo e il suo avanzamento verso nuove frontiere di garanzie e di diritti, di libertà e di regole, senza le quali anche le vecchie conquiste rischiano di andare perdute.

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