Ma il Quirinale può fare del male

di Alberto Cacopardo - 26/10/2011
Finalmente qualcuno si accorge dei gravi rischi che chi scrive aveva segnalato oltre cinque mesi fa in merito ai poteri del presidente della repubblica e al loro utilizzo contro Berlusconi. E’ Gaetano Azzariti, sul Manifesto di ieri.

Finalmente qualcuno si accorge dei gravi rischi che chi scrive aveva segnalato oltre cinque mesi fa in merito ai poteri del presidente della repubblica e al loro utilizzo contro Berlusconi. E’ Gaetano Azzariti, sul Manifesto di ieri.

Così viene riassunta la sua argomentazione:

 “Pensare di liberarsi di Berlusconi con forzature costituzionali altererebbe l'equilibrio tra i poteri che proprio la Costituzione ha definito. Si aprirebbe la strada a una repubblica presidenziale. E se dopo Napolitano al Quirinale arrivasse un esponente dell'attuale degrado? Cossiga è stato dimenticato?”

Vale la pena di confrontare l’articolo in questione con quanto si sosteneva il 15 maggio sul mio blog nel post “King Can Do No Wrong?” in risposta ad un certo articolo di Galli della Loggia.

Lo spirito che animava quel post è identico a quello del discorso di Azzariti, coincidono molte considerazioni e quasi identiche sono le chiuse dei due scritti, che invocano, nelle sue parole, la capacità di “pensare a ieri per costruire il domani, tenendo fermi i principi di civiltà” iscritti nella Costituzione. Solo che Azzariti non sembra chiaramente consapevole della natura radicalmente avversa all’intero “costituzionalismo moderno” del progetto politico berlusconiano, un argomento cui sono stati dedicati alcuni dei post più significativi dei primi mesi di quel blog, quando i suoi lettori erano ancora assai meno numerosi di oggi (vedi quiqui e qui).

Azzariti diffida profondamente dell’idea di affidarsi al rafforzamento di fatto dei poteri presidenziali per contrastare il berlusconismo. Giustamente ricorda la penosa vicenda di Francesco Cossiga. Ma lo fa per avvalorare la tesi che la Costituzione va semplicemente lasciata com’è.

Il problema è che lasciando tutto com’è, si lascia la porta spalancata ad un utilizzo in chiave iperpresidenzialista della lettera costituzionale. Non sarà Berlusconi a salire al Quirinale, questo è ormai sicuro, per fortuna. Ma può sempre capitare di peggio.

Lungi dal rafforzare i poteri del presidente, bisogna dunque, al contrario, circoscriverli assai più precisamente. Ecco, riguardare quel post vale la pena.

Il discorso, peraltro, non si esaurisce lì: è cosa su cui ritorneremo.

 

 

 

 

28 marzo 2018
6 giugno 2018

E se fa male il Quirinale?

Alberto Cacopardo
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