1 maggio in sordina a L’Aquila

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 02/05/2009
Dimenticata ormai Portella della Ginestra

Niente cortei, né bandiere, né canti, ieri mattina alla celebrazione del 1 maggio all’Aquila, dove i segretari dei maggiori sindacati hanno sfilato su un palco, dicendo poche cose fruste, abborracciate, nelle quali pareva non credessero per primi gli stessi oratori. Abbiamo seguito in diretta sui Rai 3 il discorso di Epifani, grigio, triste e non privo anche di papere e strafalcioni. Tutti ormai vanno a l’Aquila come fosse la Mecca, ma non certo per devozione, ma perché ormai è il trend del momento e per avere spazio nei TG è lì che si deve andare. Finchè la gente si sarà stufata e alla ribalta salirà qualche altra notizia. E si spegneranno le luci su l’Aquila e le sue ferite e i suoi poveri abitanti scivoleranno nell’oblio. In tutti questi anni l’abbiamo visto succedere mille volte: chiedete un po’ ai baraccati del Belice, che sono stati per quarant’anni nelle case prefabbricate.

In questo momento, invece, più che mai non si dovrebbe perdere di vista il contesto politico complessivo e soprattutto la propria appartenenza, ma la sinistra sembra davvero aver perduto la bussola e non sapere più dove andare. Sembra aver dimenticato che il 1 maggio non è solo la festa del lavoro, ma è anche l’anniversario del massacro di Portella della Ginestra, quando furono massacrati - solo perché di sinistra - uomini donne e perfino bambini che festeggiavano pacificamente appunto la festa del lavoro. Era il 1947, da poco l’Italia era di nuovo in pace e dopo tanti anni era libera: di manifestare, di festeggiare, di partecipare, di parlare. Si festeggiava il 1 maggio dopo gli anni del fascismo, in cui era stato abolito e sostituito con una festa del lavoro il 21 di aprile, data tradizionale della fondazione di Roma. Anche al cavaliere piacerebbe che il 1 maggio diventasse solo una festa del lavoro: lo ha detto con estrema chiarezza, ieri.

Ma torniamo in Sicilia, al 1 maggio del 1947: c’erano intere famiglie con i bambini, con le bandiere, in un giorno di festa, che era ancora più bello perché veniva dopo una grande vittoria elettorale, in cui il fronte PCI-PSI, detto “Blocco del popolo”, aveva guadagnato 29 seggi, contro i 24 della DC. Ed ecco che in quella giornata di sole si udirono all’improvviso dei colpi, ma neppure i presenti capirono subito che si trattava di spari: forse erano dei mortaretti, delle castagnole per festeggiare la giornata e il sol dell’avvenire. Poi un cavallo si abbattè col ventre squarciato e la gente cominciò a cadere ferita in un mare di sangue, fra grida di dolore e di paura. Fu un macello: 11 morti e 27 feriti di cui alcuni così gravi che morirono di lì a pochi giorni. Degli 11 morti ben 7 erano giovanissimi, sotto i 20 anni e addirittura fra loro c’erano due bambini di 7 e 8 anni. Quel massacro qualche mese dopo fu attribuito al bandito Salvatore Giuliano, esponente del MIS (cioè del Movimento Indipendentista Siciliano), poi salito al grado di colonnello nell’EVIS (Esercito Volontario per la Indipendenza Siciliana), una formazione militare foraggiata dagli americani.

Il “bandito Giuliano”, come veniva chiamato, si addossò la colpa, e la stampa di allora non approfondì più di tanto la cosa. Nessuno disse allora che i proiettili che avevano massacrato quella povera gente erano calibro 9 e invece quelli in dotazione a Giuliano e ai suoi erano 6,5. Nessuno parlò di lanciagranate e dell’ingerenza americana, nessuno parlò del ruolo giocato dal governo e soprattutto dal ministro dell’interno democristiano, Mario Scelba. Queste cose si sono sapute dopo, quando gli storici hanno cominciato a studiare i documenti e a tirare le debite somme. Fra questi studiosi certamente Giuseppe Casarrubea è quello che ha scritto pagine fondamentali nel suo libro “Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato” e ormai si sanno molte cose su quell’episodio.

Giuliano “Operò ancora per alcuni anni in contesti sempre più ristretti, prima di essere trovato ucciso nel cortile dell'avvocato De Maria in via Mannone a Castelvetrano (TP) il 5 luglio 1950, dove era andato attratto dal luogotenente Gaspare Pisciotta che avrebbe dovuto farlo imbarcare su un sommergibile USA per farlo riparare negli Stati Uniti. Dell'omicidio venne accusato Gaspare Pisciotta, che fu poi avvelenato nel carcere dell'Ucciardone, con un caffè alla stricnina, prima di rendere la sua testimonianza sulla strage di Portella della Ginestra al procuratore Pietro Scaglione (che verrà assassinato dalla Mafia nel 1971). Gaspare Pisciotta sosteneva di aver raggiunto un accordo con il colonnello Ugo Luca, comandante delle forze anti banditismo in Sicilia, di collaborare e uccidere Giuliano, a condizione che non fosse condannato e che Luca sarebbe intervenuto in suo favore qualora fosse stato arrestato. Il colonnello Luca sarebbe stato autorizzato a accettare tale accordo dal Ministro dell'Interno Mario Scelba.”

Resta agli atti un attestato di benemerenza rilasciato al separatista Gaspare Pisciotta a firma del ministro Mario Scelba che recita “Il nominato Gaspare Pisciotta di Salvatore e di Lombardo Rosalia, nato a Montelepre il 5 marzo 1924, raffigurato nella fotografia in calce al presente, si sta attivamente adoperando - come da formale assicurazione fornitami nel mio ufficio in data 24 giugno c. dal colonnello Luca - per restituire alla zona di Montelepre e comuni vicini la tranquillità e la concordia, cooperando per il totale ripristino della legge. Assicuro e garantisco fin d'ora che la sua preziosa ed apprezzata opera sarà tenuta nella massima considerazione anche per l'avvenire e verrà da me segnalata alla competente Autorità Giudiziaria perché - anche sulla base delle giustificazioni e dei chiarimenti che egli fornirà - voglia riesaminare quanto gli è stato addebitato, vagliando attentamente e minuziosamente tutte le circostanze dei vari episodi, al fine che nulla sia trascurato per porre in chiara luce ogni elemento a lui favorevole. Il Col. Luca, unico mio fiduciario, raccoglierà intanto ogni dato utile al riesame della sua posizione, tenendomi informato dei risultati conseguiti.

Il Ministro Mario Scelba 

Al ministro Scelba, siciliano, dobbiamo una delle campagne più dure contro la sinistra e l’uso e abuso della polizia in modo repressivo nelle manifestazioni e negli scioperi: la cronaca di quei sei anni in cui fu ministro dell’Interno riporta in tutto circa 150 morti fra scioperanti e manifestanti vari e migliaia di feriti ad opera delle forze di polizia, in particolare della "Celere", preposta alle operazioni di ordine pubblico ( da cui il nome di “celerini”, ma anche “scelbini”, dato ai poliziotti in generale).

Nicola Tranfaglia storico notissimo, spiega il perché degli avvenimenti siciliani in "Come nasce la Repubblica" e dimostra che ci fu anche un coinvolgimento di uomini appartenenti ai reparti del battaglione Vega della Decima Mas nelle vicende siciliane. L'uso stesso di lanciagranate conforterebbe tale ipotesi proprio perché i lanciagranate non erano in dotazione al gruppo Giuliano ma erano molto usati dagli uomini della Decima Mas. “È risaputo che Junio Valerio Borghese divenne dopo la fine della seconda guerra mondiale un agente americano, nella pratica, come tantissimi ex criminali di guerra nazifascisti, e sempre secondo gli studi ed i documenti presentati da Nicola Tranfaglia è realistico che i servizi segreti USA usassero anche gruppi neofascisti per arginare il periodo di forti tensioni sociali nell'isola in chiave anti social-comunista. ”L'ipotesi è suffragata dal fatto che pare sia entrato nella vicenda siciliana il principe Valerio Pignatelli, uno degli organizzatori di gruppi neofascisti a livello nazionale, insieme a Nando di Nardo.

Come si può chiaramente comprendere – e la creazione di Gladio, milizia segreta anticomunista ne è una prova eclatante – fin da subito dopo la guerra l’obiettivo principale prima dell’America e poi dei sudditi governi italiani fu quello di arginare e poi distruggere la sinistra nel nostro paese. Ci si provò sempre, in ogni modo, man mano affinando le tecniche: dapprima con scontri armati di piazza, come a Portella della Ginestra, a Genova e a Reggio Emilia, poi cercando di fare colpi di stato ( De Lorenzo, Junio Valerio Borghese, etc.), quindi inventandosi un terrorismo rosso ( si pensi alla prima attribuzione delle bombe di piazza Fontana) e quando fu chiaro che il terrorismo era di matrice fascista ( stazione di Bologna, treno Italicus, etc.), si inventò la teoria degli opposti estremismi, e per far questo e cercare di diminuire il favore sempre crescente conquistato dalla sinistra sull’elettorato, si inserirono SS nelle BR, che già praticavano per conto loro delle forme rozze e confuse di terrorismo, facendole affinare negli obiettivi e nelle tecniche, in un crescendo che culminò col sequestro Moro ( basta leggere il memoriale dello statista per capire di cosa stiamo parlando). Poi Mani Pulite sparigliò tutti i giochi e DC e PSI furono spazzati via dagli scandali. Forse non erano più funzionali ad un disegno reazionario molto più subdolo e nascosto e la scoperta dell’esistenza della P2 ne è una prova.

Ma certa gente non sparisce mai: si ricicla! Ed ecco la DC che si frammenta e invade ogni altra formazione politica, mentre cresce un partito nato intorno a una persona: Berlusconi. E siamo di nuovo daccapo, con un paese in preda a un culto ormai delirante di una persona, che si è comprata tutto, anche la coscienza di molti. Intanto ogni forma di laicismo pare traballare e una chiesa sempre più ottusa e bigotta sembra avanzare in modo preoccupante. E cosa fa allora quel che resta della sinistra che vinceva? Si suicida, si snatura, si spezzetta e scompare. Non basta, in ginocchio lascia che sia devastato quanto di più sacro e inviolabile resta: la Costituzione e la Resistenza, piegandosi a ridimensionare la Liberazione a festa della libertà. E ieri diluendo e annientando anche la festa del 1 maggio, che finirà per diventare un Labor day, all’americana. Verrà spostata magari al primo lunedì di settembre come fanno negli USA e diventerà una festa con fuochi d’artificio e barbecue. Così, come da tempo si aspirava, tutto, ma proprio tutto verrà cancellato dalla memoria dei più giovani, ogni significato sarà distorto, ogni ricordo appannato, ogni valore identitario perduto. Complice questa volta la sinistra stessa. Perché? PERCHE’?? Questa è la domanda più angosciante e dolorosa, a cui ancora non troviamo una risposta.

 

Barbara Fois

 

Portella della Ginestra in un quadro di Guttuso

Portella della Ginestra di Renato Guttuso


 

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