Grazie, Presidente Napolitano

di Francesco Baicchi - 08/02/2009

Con la scelta di ignorare le raccomandazioni del Presidente della Repubblica prima e successivamente con gravissime ripetute dichiarazioni l'attuale Presidente del Consiglio ha portato il nostro Paese alla più pericolosa crisi istituzionale della storia della Repubblica.

Sull'oggetto apparente del contrasto, la dolorosissima storia di Eluana Englaro, la civiltà imporrebbe a tutti di rispettare il silenzio richiesto dal padre; non è invece possibile tacere le conseguenze che avrebbe sulle nostre Istituzioni il prevalere di una posizione che, superando la separazione dei poteri che è fondamento della moderna Democrazia, consentisse a un Governo di annullare sentenze emesse dai più alti gradi della Magistratura.

Il caso Englaro è forse stato solo preso a pretesto per distrarre gli Italiani dalla incapacità del Governo a gestire la crisi economica, finanziaria e occupazionale che stiamo attraversando.

Oppure, più verosimilmente, è stato pensato come la spallata finale alle nostre Istituzioni, puntando sulla confusione del mondo cattolico, disorientato dalle pressioni martellanti della parte più retriva della gerarchia vaticana.

Berlusconi, capo del governo grazie a una legge elettorale che falsa la volontà popolare e a un monopolio dell'informazione che nessun Paese civile tollererebbe, non accetta di sottoporsi a nessuna regola; la sua visione di uno Stato 'moderno' coincide sostanzialmente con la dittatura: tutto il potere nelle mani di un solo uomo, senza limiti costituzionali, senza controlli, senza contropoteri democratici.

Con la stessa procedura che intende usare contro la famiglia Englaro, il capo del Governo, dopo essersi garantito l'immunità con la legge Alfano, potrebbe domani annullare per decreto anche condanne inflitte dalla Magistratura a uno o più dei suoi tanti soci e dipendenti.

O anche trasformare in reato perseguibile qualunque espressione di dissenso.

Questa è la posta in gioco, al di là degli ignobili tentativi di cavalcare l'emotività che può destare un dramma umano; da questo punto di vista ancora più inaccettabili appaiono le ingerenze di un potere estraneo allo Stato italiano, che, se fosse realmente interessato a salvare vite umane, dovrebbe preoccuparsi di ben altri problemi che affliggono il mondo.

Dobbiamo a questo punto sperare almeno che questa esplicita insofferenza per le regole democratiche chiuda definitivamente la stagione degli ammiccamenti sulle 'riforme' costituzionali e del dialogo a senso unico cara a certi esponenti della opposizione: la storia insegna (a noi Italiani più di altri) dove portano questi progressivi compromessi al ribasso sui principi fondamentali della democrazia.

Fortunatamente il Presidente Napolitano ha dimostrato di non essere il Vittorio Emanuele III del 30 0ttobre 1922, ma il leale rappresentante di tutti gli Italiani.

Adesso dobbiamo impedire che sia lasciato solo.

 

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