Il movimento per la pace in tutto il mondo

di Laura Tussi - 15/02/2024
Questo studio sarà pubblicato all’interno del libro di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, I Partigiani della Pace, con gli scritti e la partecipazione di Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Paolo Ferrero, Giorgio Cremaschi, Maurizio Acerbo e altri. Libro edito da EMI – Editrice Missionaria Italiana acquistabile da Aprile 2024 in tutte le librerie e gli store di vendita editoriali anche su ordinazione.

Attualmente non esistono movimenti per la pace così ingenti, come gli intellettuali Partigiani della Pace. Anche se hanno avuto una certa rilevanza le varie Cop e i Summit per il clima, da Rio De Janeiro, a Parigi, a Glasgow, che purtroppo sono stati quasi completamente disattesi. Come anche Genova 2001.

 

Il diritto internazionale compreso nelle Cop e i summit per il clima e l'ambiente.

 

Attualmente non esistono movimenti per la pace così ingenti come nel secondo dopoguerra. Anche se hanno avuto una certa rilevanza le varie Cop e i Summit per il clima, da Rio De Janeiro, a Parigi, a Glasgow, che purtroppo sono stati quasi completamente disattesi. I poteri forti e i potentati del mondo e le varie lobby del libero mercato e le multinazionali del neoliberismo finanziario non vogliono rinunciare o rischiare di mettere in gioco il loro immane e smisurato profitto.

 

Il congresso della pace a Parigi dell’aprile 1949 viene convocato con un appello di 75 intellettuali. 

 

Il congresso della pace a Parigi dell’aprile 1949 viene convocato con un appello di 75 intellettuali. Firmano tra gli altri Amado, Rolland, il vescovo di Canterbury Johnson, Ada Alessandrini, Pietro Nenni, Isa Miranda, Maria Maddalena Rossi, Guido Miglioli e Camilla Ravera e altre personalità di vari paesi del mondo.

Il congresso si tiene a Parigi con oltre 2000 delegati da 72 paesi.

Un appuntamento di grande rilevanza.

I delegati, provenienti dal mondo della cultura, della politica e dello spettacolo, e semplici cittadini e lavoratori, sono eletti da partecipate assemblee popolari.

Tra essi ci sono Corrado Alvaro, Natalia Ginzburg, Natalino Sapegno, Salvatore Quasimodo, Sandro Pertini, Francesco Jovine, Giulio Einaudi, Italo Calvino e molti altri. Al congresso aderiscono poi Vittorio Gassman, Paola Borboni, Luchino Visconti, Pietro Germi, Renato Guttuso, Piero Calamandrei e altri. E poi Picasso con la sua colomba della pace che sarà diffusa su manifesti e cartoline, Chaplin, Mann, Eluard e Matisse.

La guerra è da sempre un crimine contro l'intera umanità.

L’abate Boulier, docente di diritto internazionale alla cattolica di Parigi sostenne: “Dopo una guerra che ci è costata 40 milioni di morti è inconcepibile che se ne prepari subito un’altra. Quando l’Italia ha fame, quando l’aumento della produzione agricola è questione di vita o di morte, produrre degli esplosivi invece di concimi è un crimine contro l’umanità che grida vendetta al cielo".

Esigiamo investimenti per la pace e non in armi e ordigni militari!

Apre i lavori del congresso Joliot-Curie scienziato e premio Nobel che sosteneva: “Con il costo di un solo incrociatore da battaglia si potrebbero costruire 10 istituti per le ricerche scientifiche, nei quali si potrebbe riuscire a vincere i grandi flagelli che infestano l’umanità, come il cancro e la tubercolosi. Disgraziatamente non è la prima volta che gli uomini si riuniscono per evitare la guerra”.

Il congresso della pace a Parigi contribuì allo sviluppo del movimento per la pace in tutto il mondo.

E il congresso della pace a Parigi fu veramente un avvenimento straordinario. Ebbe grandissima eco e diede impulsi nuovi allo sviluppo del movimento per la pace in tutto il mondo. Si svolse in un clima di entusiasmo travolgente e si concluse con una grande manifestazione di 500mila persone allo stadio di Buffalo raccontata dal cronista Italo Calvino sull’Unità del 26 aprile.

Nel documento finale, i punti programmatici del movimento erano il rispetto della carta dell’ONUl’interdizione dell’atomica e di tutte le armi di distruzione di massa, la riduzione delle spese militari, la limitazione delle forze armate delle grandi potenze, la fine del colonialismo, la difesa delle libertà democratiche, la condanna del bellicismo, dell’odio razziale, denunciare la propaganda di guerra e la lotta contro la guerra fredda.

 

Il pericolo di una conflagrazione nucleare esiste realmente. Ieri come oggi.

Il 2 ottobre si tiene la giornata internazionale della pace con un appello dei partigiani della pace per costruire e allargare i comitati. Il primo novembre a Roma riunione del comitato mondiale del movimento. Nella relazione Joliot-Curie dice: “molti hanno creduto e credono che il pericolo di guerra sia lontano e questo non è vero. Il pericolo di una conflagrazione nucleare esiste realmente. Ma trova di fronte milioni e milioni di uomini decisi a dire no. Contro coloro che parlano della fatalità della guerra, noi rispondiamo: la guerra non è certo più fatale della pace". Il 30 ottobre due grandi manifestazioni nella capitale a chiusura dei lavori del comitato mondiale, uno al teatro Adriano, l’altro a piazza San Giovanni.

Nobel e intellettuali partigiani della pace, ieri e oggi

Un appello di oltre 50 premi Nobel e diversi presidenti di accademie della scienza nazionali per la riduzione della spesa militare che, a livello globale, è quasi raddoppiata dal 2000 ad oggi, arrivando a sfiorare i duemila miliardi di dollari statunitensi l’anno

Fonte: Rivista.eco - https://rivistaeco.it/nobel-e-intellettuali-partigiani-della-pace-ieri-e-oggi/

Rivista.eco rilancia l'appello dei 50 Premi Nobel per la riduzione delle spese militari nel mondo.

E l’Union of Concerned Scientist ha consegnato a Biden un appello a fermare la corsa alla guerra atomica. Si riallacciano così a una lunga tradizione di impegno di artisti e intellettuali impegnati nel movimento per la pace che nel secondo dopoguerra divenne un importante soggetto politico. Alcuni dei fondatori di questo movimento furono Picasso, Einstein, Matisse, Neruda e tra gli italiani Nenni, Vittorini, Guttuso, Quasimodo, Ginzburg, Einaudi e molti altri.

 

Importanti fondatori tra I partigiani della pace nel secondo dopoguerra

 

Il movimento dei partigiani della pace non fu solo imponenti campagne di raccolta firme in Italia e nel mondo. Fu un soggetto politico con un ruolo di primo piano e strumento di partecipazione e informazione politica e culturale per grandi masse di cittadini. Alcuni dei fondatori furono Picasso, Einstein, Neruda e tra gli italiani Nenni, Vittorini, Guttuso, Quasimodo, Ginzburg, Einaudi e molti altri.

 

Un moto di dissenso contro il nucleare di proporzioni mai viste.

 

Uno sforzo progettuale prodigioso di milioni di donne e uomini, della cultura, delle forze amanti della pace per contrastare i piani di guerra e la china guerrafondaia.

Un moto di dissenso e di rifiuto della guerra di dimensioni mai viste. Per evitare che i destini del mondo li decidessero pochi potenti.

Le radici del movimento dei Partigiani della Pace negli anni oscurantisti della prima guerra fredda.

Un movimento articolato e complesso, originale ed eterogeneo negli anni duri difficili della prima guerra fredda. Un generoso impegno sulla scena politica di milioni di donne e uomini, lavoratori, intellettuali, popolo e personalità dello spettacolo. Che coltivavano il sogno di impedire la guerra. Che dettero impulso positivo alla speranza di un mondo di pace.

 

Un soggetto politico molto importante per l'azione di disarmo nucleare universale.

Un soggetto politico e strumento di partecipazione, informazione politica e culturale per grandi masse di cittadini

Sono milioni e milioni le firme contro la guerra raccolte nel corso del tempo dal secondo dopoguerra, cifre enormi e significative.

Petizione contro il patto Atlantico, 1949.

Appello di Stoccolma, 1950.

Appello di Berlino, 1952.

Appello di Vienna, 1955.

Oltre 20 mila comitati per la pace attivi tra il 1949 e il 1951.

La repressione durissima, feroce e assurda dei comitati per la pace.

Un impegno che pagarono con la repressione, l’ostilità e l’ostracismo spesso furibondi di una parte delle istituzioni, con centinaia e centinaia di denunce, arresti, condanne, decine di feriti, morti. La repressione fu durissima, feroce e assurda.

Ruolo centrale è quello del movimento operaio e delle sue organizzazioni. Ma il contributo e il ruolo di altre componenti e correnti politiche e ideali, i cattolici, gli indipendenti, i liberali sono stati fondamentali; si pensi al movimento cristiano per la pace di Guido Miglioli e Ada Alessandrini.

L'opposizione alla guerra e le radici del movimento operaio.

L’opposizione alla guerra era radicata e diffusa a livello di massa. Fondata sulle tradizioni storiche del movimento operaio e democratico e saldata con un paese stanco di guerre, delle troppe guerre in cui l’avevano trascinato a forza nel trentennio di fuoco le classi dirigenti antidemocratiche e guerrafondaie.

La Prima e la Seconda guerra mondiale, la Libia, l’Albania, Etiopia, la Spagna potevano bastare. Qui nasceva l’opposizione alla guerra.

Ma ora qualcosa di nuovo e più catastrofico angosciava l’Italia e l’umanità intera: l’incubo atomico.

L’era nucleare

 

La percezione e la coscienza dei rischi toccarono punte elevate: la paura più grande. E fu merito del movimento dei partigiani della pace raccogliere, sostenere, organizzare questa paura in opposizione lucida alla guerra e pensare agli sbocchi e alle prospettive politiche. Sostenerne l’espressione pacifica. Quando le forze più reazionarie avrebbero preferito azioni inconsulte e violente.

Il 16 dicembre a Washington 700 scienziati hanno consegnato a Biden un appello a ridurre il rischio atomico. Negli stessi giorni, oltre 50 premi Nobel e vari presidenti di accademie delle scienze coordinati dal fisico italiano Carlo Rovelli hanno pubblicato un invito a ridurre gradualmente le spese per armamenti (circa raddoppiate dal 2000).

 

Le mobilitazioni popolari per la pace con momenti di altissima tensione e scontro.

 

E sicuramente sottovalutato appare il carattere assolutamente pacifico, nonviolento di una mobilitazione popolare che visse certamente momenti di altissima tensione e scontro.

Un movimento mondiale. 500 milioni di firme contro l’atomica e il nucleare e 560 sull’appello per la pace di Berlino. Gigantesche campagne di informazione per milioni di donne e uomini sull’atomica e sull’era nucleare, sul problema della pace e della guerra.

Un impegno pacifista fondato sul contrasto alla rassegnazione e al fatalismo della ineluttabilità della guerra.

Il movimento dei partigiani della pace promosse e realizzò occasioni e momenti di straordinaria partecipazione popolare. Un impegno fondato sul contrasto alla rassegnazione e al fatalismo della ineluttabilità della guerra, unito al contrasto della cultura bellicista e della tracotanza militarista e della legittimazione della guerra e dell’atomica e del nucleare.

 

L’esclusione delle masse popolari era da sempre un dato intangibile nelle politiche delle classi dirigenti.

 

Caratteristica basilare fu inoltre, soprattutto in Italia, la congiunzione delle lotte contro la guerra con le lotte per migliori condizioni di vita e di lavoro, per la difesa delle libertà democratiche e della Costituzione e l’indipendenza nazionale. Senza dubbio da ascrivere ai risultati del movimento anche il contributo alla diffusione di una cultura democratica e pratiche di partecipazione in un paese dove l’esclusione delle masse popolari era da sempre un dato intangibile nelle politiche delle classi dirigenti. Tutto questo avvenne anche con l’invenzione di nuove forme di lotta, partecipazione e impegno civile.

 

Le donne e i movimenti femminili. 

Firme sugli appelli, petizioni, scritte, murali, convegni, manifestazioni varie, stampa di volantini, attività di formazione e informazione capillare, discussioni nei consigli comunali. Ampi strati popolari trovarono un protagonismo mai avuto. Le donne e i movimenti femminili in particolare che in quegli anni fecero dell’impegno per la pace una straordinaria priorità.

 

I Partigiani della pace per una cultura antibellicista e antimilitarista.

 

Il movimento dei partigiani della pace diede contributi fondamentali alla elaborazione di una cultura pacifista e antibellicista a cominciare dall’indicazione di alternative sociali alle spese per il riarmo e la guerra, alla corsa agli armamenti a livello mondiale, e diede forte impulso alla visione dell’orizzonte del disarmo.

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