Laura Tussi, la voce radicale della pace

di Giorgio Cremaschi e Salvatore Izzo - 07/11/2025
Impegnata a raccogliere l’eredità morale di Pasolini, lavorando per la giustizia contro riarmo e discriminazioni
C’è una linea di continuità, quasi carsica, che attraversa la storia culturale italiana: quella delle intellettuali e degli intellettuali che non separano mai la scrittura dall’impegno civile. Su quella linea, oggi, si colloca con pieno diritto Laura Tussi, scrittrice, giornalista, studiosa e attivista per la pace, figura tra le più riconosciute e ascoltate nei movimenti pacifisti e democratici del Paese.

Tussi ha alle spalle un lavoro impressionante per quantità e rigore: ventisei libri e circa tremila articoli, frutto di uno studio che intreccia pedagogia, storia, memoria della Resistenza, educazione alla pace, sociologia, critica sociale e analisi politica. Una produzione che non è mai fine a se stessa, ma che diventa strumento di relazione, di testimonianza e di intervento pubblico.

Una voce “scomoda”, contro il riarmo e le politiche discriminatorie

Chi la segue da anni riconosce in Laura Tussi una qualità rara: la capacità di coniugare lucidità analitica e responsabilità etica. In questo senso, non è esagerato sottolineare il suo impegno per raccogliere l’eredità morale di Pier Paolo Pasolini, non per imitazione stilistica, ma per coerenza civile, per la volontà di guardare “dentro” la realtà con occhi che non si lasciano intimidire.

Come Pasolini, Tussi analizza il potere nei suoi meccanismi culturali, comunicativi, pedagogici. E denuncia le opacità, le ambiguità, gli inganni istituzionali che attraversano la società italiana. Ma, a differenza di tante voci critiche che restano confinate all’accademia o ai circuiti intellettuali, lei ha scelto di portare la riflessione tra le persone, nei contesti quotidiani, nei luoghi dove davvero si formano le coscienze.

Dalle scuole alle università: centinaia di incontri con migliaia di studenti

Il percorso pubblico di Laura Tussi non si misura solo nei libri, ma nel dialogo con i lettori. Da anni percorre l’Italia in lungo e in largo, invitata nelle scuole superiori, nelle università, nelle sedi dell’ARCI e dell’ANPI, nei circoli culturali e nelle biblioteche.

Sono centinaia le presentazioni, gli incontri, le conferenze a cui ha preso parte come relatrice o ospite esperta. In ogni appuntamento porta temi complessi — dalla memoria della Shoah alla lotta partigiana, dal disarmo nucleare ai diritti sociali, dalla scuola inclusiva alle politiche di pace — senza semplificazioni, ma con una chiarezza che avvicina e coinvolge.

Chi l’ha ascoltata racconta di una presenza rigorosa e insieme empatica, capace di far dialogare studenti, docenti, militanti, cittadini comuni, mettendo in campo quella che lei stessa chiama “pedagogia della pace”: una pratica quotidiana di costruzione del pensiero critico, antidoto fondamentale contro violenza, manipolazione e conformismo.

Un’attivista che non rinuncia alla complessità

Tussi rifiuta l’idea che la pace sia un tema ingenuo o “laterale”. Nei suoi scritti la pace non è un’utopia astratta, ma un progetto politico, sociale e culturale che richiede coraggio, rigore, memoria storica e capacità di leggere il presente. Per lei pace significa anche lotta alle disuguaglianze, tutela dei diritti, ecologia integrale, democrazia partecipata.

Non stupisce, quindi, che sia diventata un riferimento per associazioni, movimenti, comitati e gruppi studenteschi che si battono contro la militarizzazione della scuola e della società. In un tempo in cui il linguaggio pubblico si fa sempre più aggressivo e in cui la guerra torna a essere presentata come orizzonte inevitabile, la sua voce rappresenta una forma di resistenza culturale.

Una produzione instancabile, una missione civile

Il lavoro giornalistico di Laura Tussi attraversa diverse testate, siti di approfondimento, blog culturali e riviste specialistiche. Scrive, analizza, racconta, denuncia. Ma non si limita a commentare l’attualità: costruisce percorsi di ricerca, recupera testimonianze, dà spazio a storie dimenticate, lavora in profondità sul rapporto tra memoria e contemporaneità.

È un’intellettuale “militante” nel senso più alto del termine: la sua militanza è quella della parola, del dialogo, della cultura come bene comune.

Una figura necessaria nel panorama italiano

In un Paese dove la discussione pubblica è spesso frammentata, polarizzata, dominata da slogan e propaganda, la presenza di figure come Laura Tussi è preziosa. Lei rappresenta quella tradizione di intellettuali che non delegano, non si tirano indietro, non accettano la retorica bellicista, la distanza dal sociale, l’inerzia culturale.

Continua a scrivere, a studiare, a parlare ovunque venga invitata: nelle scuole di periferia come nelle università, nei piccoli circoli culturali come nei convegni nazionali. Perché, come ripete spesso, «la pace si costruisce incontrando le persone, non dall’alto ma dal basso».

E, forse, è proprio in questa instancabile capacità di mettersi in relazione che vive la sua eredità più profonda: quella di Pasolini, certo, ma soprattutto quella dei tanti – intellettuali, insegnanti, partigiani, attivisti – che in ogni epoca hanno scelto la verità, la libertà e la dignità umana come bussola del proprio stare al mondo.

L’apporto a FarodiRoma

Accanto alla sua intensa attività saggistica e all’impegno nelle scuole, nelle università, nelle associazioni partigiane e nei movimenti per la pace, Laura Tussi ha offerto negli ultimi anni un contributo decisivo anche al panorama dell’informazione indipendente. Per FarodiRoma ha scritto oltre ottocento articoli in appena due anni, un ritmo che testimonia non solo dedizione, ma una capacità rara di tenere insieme analisi, rigore documentale e una forte visione etica del giornalismo. Nei suoi contributi ha attraversato con continuità i temi più drammatici e complessi del presente: dalla tragedia quotidiana di Gaza, raccontata sempre con l’attenzione alle vite spezzate e ai diritti negati, fino al lavoro internazionale per il disarmo nucleare, con particolare attenzione all’impegno di ICAN, insignita del Premio Nobel per la Pace, e alla necessità di un nuovo paradigma globale fondato sulla cooperazione e sulla sicurezza condivisa.

Nel racconto di Tussi, questi universi apparentemente distanti — la cronaca delle guerre contemporanee e il percorso multilaterale verso la denuclearizzazione — trovano una connessione profonda: la convinzione che la pace non sia un’astrazione, ma un compito quotidiano che richiede coraggio politico, lucidità culturale e una comunicazione capace di illuminare ciò che spesso viene lasciato ai margini. Per questo, dentro FarodiRoma, la sua voce è diventata una delle più autorevoli e riconoscibili, un punto di riferimento per lettori, studiosi e attivisti che cercano un’informazione libera, sensibile e radicata nei valori della nonviolenza.

Giorgio Cremaschi e Salvatore Izzo

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