TORNIAMO A RIPUDIARE LA GUERRA

di Francesco Baicchi - 15/03/2022
Impariamo dagli errori degli ultimi 70 anni, ridiamo dignità e efficacia all’ONU e ai tribunali internazionali, sosteniamo tutte le occasioni di collaborazione (artistiche, scientifiche, solidali) che superano le frontiere, dichiariamo le uniche guerre ‘giuste’: contro il degrado ambientale, contro la discriminazione e la violenza

Inviare armi alla Ucraina può tacitare la coscienza di chi non ha saputo o voluto vedere il disastro che si avvicinava da anni e ha sottovalutato il ruolo della NATO, da tempo ormai trasformata da alleanza difensiva a poliziotto del mondo agli ordini degli USA. Però serve solo a aggravare il disastro causato dalla criminale aggressione di Putin e apre orizzonti futuri ancora più preoccupanti.

Non torno sulle premesse di questa tragedia perché non giustificano comunque quella che è una pura e semplice violazione del diritto internazionale da parte della Russia.

Ma l’origine delle vicende attuali deve essere ricercata più indietro nel tempo, nella rinuncia dell’Europa, stremata dalla seconda guerra mondiale, a far valere il proprio peso nel quadro internazionale.

Proprio l’orrore di quella guerra aveva convinto gli Stati belligeranti a impegnarsi affinché non potesse più ripetersi: basta leggere lo statuto delle NU (1945) e la nostra Costituzione.

Ma l’accettazione del bipolarismo USA/URSS, nato con la guerra fredda e il muro di Berlino, ha impedito la efficace realizzazione del disegno di un diritto internazionale che avrebbe dovuto essere garantito da un soggetto universalmente riconosciuto. Così nel silenzio degli stati europei il ruolo dell’ONU si è progressivamente ridotto fino al punto di servire solo a legittimare, qualche volta perfino ‘a posteriori’, le tante guerre regionali che, con pretesti vari, hanno continuato a scoppiare.

Ma possiamo veramente pensare che la Russia di Putin possa essere sconfitta grazie alle armi e a qualche migliaio di mercenari inviati da noi? O l’unico modo per riequilibrare le forze in campo passa dall’impegno diretto della NATO, cioè da una terza guerra mondiale il cui esito non siamo in grado di prevedere? Se non siamo disposti a rischiare di cancellare la vita dal nostro pianeta, significherebbe solo prolungare l’agonia di un popolo che ha già pagato fin troppo e consentire al dittatore di Mosca di giustificare il proprio crimine con la tragica aritmetica dei caduti.

Lasceremmo un deserto pieno di armi (perché gli uomini muoiono, ma le armi rimangono e non sappiamo nelle mani di chi) e di insanabili rancori nazionalistici.

Ogni minuto che passa è sprecato e ha un costo di sangue. Con la vita degli altri non si può giocare e la strada migliore è quella che porta, subito, al cessate il fuoco anche fra chi ha ragione e chi ha torto.

 La vittoria che dovremmo perseguire è quella del diritto, con la punizione di chi ha voluto tutto questo (che non è certo il popolo russo che sta già manifestando il suo dissenso e pagando il prezzo della intimidazione poliziesca) da parte della comunità internazionale.

Impariamo dagli errori degli ultimi 70 anni, ridiamo dignità e efficacia all’ONU e ai tribunali internazionali, sosteniamo tutte le occasioni di collaborazione (artistiche, scientifiche, solidali) che superano le frontiere, dichiariamo le uniche guerre ‘giuste’: contro il degrado ambientale, contro la discriminazione e la violenza.

Torniamo a ripudiare la guerra, tutte le guerre.