Fate gli scongiuri. Il Napoli è già campione e lo scudetto farebbe bene al nostro calcio

di Paolo Ziliani - ilfattoquotidiano.it - 22/11/2022
Che fortuna sarebbe per il calcio italiano se il Napoli, 23 anni dopo Maradona, vincesse lo scudetto

Che fortuna sarebbe per il calcio italiano se il Napoli, 23 anni dopo Maradona, vincesse lo scudetto: che bella, importante e istruttiva lezione sarebbe. Al momento, in attesa della ripartenza a gennaio, le notizie sono due, una buona e una cattiva. La buona è che il divario tra il Napoli e la concorrenza appare enorme e difficilmente colmabile; la cattiva è che, almeno stando ai media, uno scudetto cucito sulle maglie di Kim e Kvara sarebbe vissuto come un’epocale catastrofe dall’intero movimento; come si evince vedendo giornali, tv e siti web impegnati in una quotidiana, forsennata danza della pioggia propiziatoria al crollo del Napoli e alla rimonta di Juventus, Milan e Inter (ne va di copie vendute, dati Auditel e click), instancabili nello sminuirne lavoro e risultati a dispetto dello spettacolare rendimento raggiunto, inarrivabile per i competitor italiani e anche europei (in Champions tutta l’Europa si è levata il cappello), indefessi nell’opera di “gufaggio” intrapresa ai danni di un club su cui nessuno in estate avrebbe scommesso una lira e che invece si è riscoperto Gulliver nel paese dei Lillipuziani. Detto che secondo noi – chi vuole faccia gli scongiuri – il Napoli ha già vinto non solo questo scudetto ma anche quello successivo (De Laurentiis e Giuntoli devono fare una sola cosa, lasciare tutto com’è, non serve altro), ma lo scudetto del Napoli sarebbe un bene per il nostro calcio. Insegnerebbe molte cose.

Sostenibilità. Come già il Milan la stagione scorsa (scudetto vinto col 4° monte ingaggi, 99 milioni contro i 172 della Juve finita quarta), il Napoli sta andando a caccia del titolo col 4° monte ingaggi della nuova Serie A: abbassato da 110 a 79 milioni grazie al benservito dato a cinque illustri e costosi titolari come Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz e Ospina. Kvara, Raspadori, Kim, Simeone e Olivera sono più giovani, costano un terzo e il Napoli con loro è più forte.

Professionalità. Invece di passare l’estate in giro per il mondo a caccia di dollari per amichevoli di lusso, di utilità nulla, con Real, Barça e Atletico (leggi Juventus), il Napoli ha anteposto all’urgenza di fare cassa la necessità di svolgere una preparazione atletica adeguata, come usava una volta. Al fresco prima di Dimaro (8-19 luglio) poi di Castel di Sangro (23 luglio-6 agosto), ha giocato amichevoli di basso profilo e di difficoltà crescente (dalla Bassa Anaunia all’Espanyol), ha cementato il gruppo e al pronti-via ha corso e giocato come nessuno.

Completezza. Dicono che le squadre di Spalletti nel ritorno scoppiano: sarà, lui intanto a dicembre porterà il gruppo a rifare la preparazione al caldo della Turchia. Dicono anche che gli scudetti si vincono con la miglior difesa, cioè quella della Juventus, 7 gol contro i 12 subiti dal Napoli: la difesa della Juve che in Champions ne ha presi 6 dal Benfica, 4 dal Psg e 3 dal Maccabi (13 in 6 partite) mentre il Napoli ha chiuso il suo girone con 20 gol fatti e 6 subiti: come avesse vinto quattro volte 3-1 e due 4-1.

Equilibrio. Parlano poi di questo handicap dell’ambiente, l’eccessivo entusiasmo per la disabitudine a vincere: e se la tifoseria del Napoli fosse invece, in ogni senso, la migliore di tutte?

Qualità. Sostengono infine, in una polifonia di voci, che “causa Mondiale solo a gennaio inizierà il calcio vero”. Perché forse vi sarà sfuggito, ma finora si è giocato a pallanuoto e in campo (pardon, in vasca) è scesa la Rari Nantes Napoli. Ebbene, da gennaio si cambia sport, si gioca a pallone. Napoli fatti da parte, arrivano quelli buoni.

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