"ODIO GLI INDIFFERENTI"!

di Lino D’Antonio - Liberacittadinanza.it - 06/03/2021
Gli esponenti del PD hanno interpretato alla grande il ruolo degli “Indifferenti”, individuati, scovati da Antonio Gramsci!

Rimango sempre attonito di fronte alla lucida e profetica lungimiranza di Antonio Gramsci, uno dei più grandi intellettuali del ‘900, morto dopo lunga detenzione nelle carceri fasciste.

Questo suo scritto del 1917 ne è la prova lampante e come dimostrato dalla esemplare recitazione di Stefano Massini,  esso rimane attualissimo ed applicabile soprattutto ad un partito politico, il PD, che non solo ha tradito le speranze dei cittadini elettori,  ma è riuscito a disperdere un grande patrimonio ideale ed è sostanzialmente fallito, come testimoniano gli ultimi eventi.

Questo accade quando ci si allontana dalle problematiche del mondo del lavoro, della cultura e da quelle, soprattutto, degli ultimi, permettendo in tal modo che spuri raggruppamenti politici, sovente di destra, si occupassero di ciò con palese strumentalizzazione.

Gli esponenti del PD hanno interpretato alla grande il ruolo degli “Indifferenti”, individuati, scovati da Antonio Gramsci!

Lino D’Antonio     Napoli

Vedi registrazione di Stefano Massini

Di seguito il testo scritto da Antonio Gramsci:

"Vivere significa partecipare e non essere indifferenti a quello che succede" scriveva Antonio Gramsci su La città futura l’11 febbraio 1917. Un testo attuale ancora oggi, soprattutto oggi.

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.