Carissima Franca

di Pancho Pardi - Il Manifesto - 30/05/2013
Un anno e mezzo da indipendente molto indignata

Carissima Franca. Sempre insieme e accanto ai movimenti, Dario e Franca avevano stabilito fin dall'inizio rapporti con i Girotondi. Perciò, quando nel 2006 Di Pietro chiese a Franca di candidarsi per IdV al Senato, lei, molto incerta, volle un mio consiglio. Le risposi che doveva cogliere l'opportunità a tutti i costi. Per due ragioni essenziali. Era in grado di raccogliere molti voti per IdV e quindi per il centrosinistra. E avrebbe potuto dare un contributo originale assai diverso da quello di tutti gli altri eletti e portare in Parlamento la voce della cittadinanza attiva.
Contribuii a convincerla, cosa che mi rimproverava amichevolmente durante le frequenti sofferenze di quella legislatura difficilissima.
Spirito indipendente e combattivo, prese numerose iniziative sui costi della politica e per ridurre le spese improduttive delle amministrazioni pubbliche. Per i funzionari pubblici condannati in via definitiva propose il licenziamento. Affronto' il problema cronico del precariato dei collaboratori parlamentari? Si impegnò a sostegno dei militari contaminati da uranio impoverito, scontrandosi con una ferrea omertà di Stato.
Non volle adattarsi alla formalità un po' ipocrita dei rapporti tra colleghi: rifiuto' seccamente la captatio benevolentiae di un saluto di Dell'Utri.
Resta memorabile l'incontro in audizione con Cimoli, ex amministratore delegato di Ferrovie e Alitalia. Gli disse: dottor Cimoli si faccia vedere meglio; non capita tutti i giorni di vedere da vicino chi dopo aver dissestato due grandi aziende pubbliche riesce a farsi dare una liquidazione da nababbo.
Dei diciannove mesi passati in Senato traccio' una sintesi in una lettera (ora in rete) in cui annunciava la sua decisione irrevocabile di dimettersi: troppe le delusioni sofferte e troppo grave la sensazione di non poter produrre effetti utili.
Sotto il profilo politico resta essenziale il suo atteggiamento fermo e trasparente di fronte alle iniziative spesso assai discutibili del centrosinistra. Mi telefonava angosciata perché le toccava votare schifezze, ma non ha mai fatto mancare il suo voto, spesso risultato decisivo a sostenere il governo Prodi, mentre qualche anima bella si gloriava di metterlo a rischio. In quei casi metteva a verbale dichiarazioni addolorate e talvolta furibonde e spiegava di votare a favore, con disgusto, solo per non far cadere il governo.
In Parlamento non è stata amata, ma ciò più che affliggerla la rafforzava e perfino la divertiva. Anzi, faceva racconti divertentissimi sui colleghi di coalizione che cercavano di sottrarsi quando tentava di coinvolgerli sui temi che la interessavano.
In compenso ha ricevuto stima e affetto da moltissimi cittadini. Nel momento stesso in cui scrivo ricevo messaggi a ripetizione di tanti che mi chiedono di rendere noto il comune dolore per la sua scomparsa. Così per Dario, Jacopo e tutti gli altri riuniti nella casa di Milano aggiungo al mio l'abbraccio affettuoso e sincero di tanti che porteranno sempre nel cuore il ricordo della sua simpatia, della sua generosità, del suo impegno civile.

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