In corpore vili*

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 07/02/2012
Secondo una sentenza della Cassazione per chi ha partecipato ad uno stupro di gruppo non è più obbligatoria la carcerazione preventiva. Si tutelano i dirittti dei violenti a discapito delle vittime. Come se ci fosse bisogno di incentivare la violenza sulle donne.

La sentenza numero 4377 del 1 febbraio 2012 della Corte di Cassazione ha stabilito che non sia obbligatoria la custodia cautelare in carcere per chi sia accusato del reato di stupro di gruppo, come era stato stabilito nel 2009 dall’articolo 275 del codice di procedura penale, che parificava questo reato a quelli di mafia. Quindi chi era gravemente indiziato di aver commesso un reato sessuale doveva andare obbligatoriamente in carcere in attesa del processo.

Nel 2010 però la Corte Costituzionale, con la sentenza n.265, ha ritenuto che fra i due reati – quello di mafia e quello sessuale – non poteva esserci una comparazione, in quanto la mafia è una organizzazione criminale, mentre i reati sessuali sono generalmente individuali ( e lo stupro di gruppo??) e lasciava dunque al giudice l’autonomia di decidere se disporre della custodia cautelare in carcere, oppure concedere all’indagato gli arresti domiciliari, come è previsto anche per reati altrettanto gravi, come la rapina aggravata e il sequestro di persona. Con quella sentenza dunque decadeva l’obbligatorietà del ricorso al carcere, in quanto la custodia cautelare è prevista solo nei casi di pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato.

Questo l’antefatto. Ma come mai si è arrivati a questa sentenza, adesso? Il caso scatenante è uno stupro di gruppo avvenuto a Cassino su una minore. I due stupratori sono stati mandati in carcere dal GIP, ma si sono appellati all’articolo 275 del cpp e alla sentenza 265 della Corte Costituzionale. Così la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del GIP di Cassino e rimandato tutto a Tribunale del Riesame di Roma, per una nuova valutazione, che terrà conto dei nuovi principi.

Ora, noi non siamo competenti in materia di leggi e dunque è possibile che da un punto di vista giuridico la sentenza della Cassazione non faccia una piega e può aver seguito un principio giridicamente corretto, ma la ricaduta di questa sentenza da un punto di vista sociale, morale ed etico è devastante. Perchè è evidente che si cerchi di tutelare in ogni modo il diritto del reo, cercando una forma di penalizzazione minima, mentre nessuna chance è stata data alla vittima, nessun suo diritto è stato garantito, nessuna umanità di trattamento le è stata assicurata, nè durante nè dopo lo stupro. Ecco il motivo per cui, amplificata da internet, sta circolando l’idea di una depenalizzazione del reato. E questa idea è un incentivo per tutti i balordi e gli stupratori, i violenti e gli “uomini che odiano le donne” che circolano in questo paese e che non sono pochi. E questo proprio in un momento in cui la violenza sulle donne sta toccando limiti mai raggiunti fino ad ora, diventando la prima causa di morte delle donne in Italia. I dati e i numeri sono agghiaccianti: ogni due giorni muore una donna per le violenze subite.

ElleKappa stupro

Ma senza parlare a vanvera e lanciarci in inutili invettive, leggiamocela tutta questa sentenza :

Ed è davvero una lettura angosciosa, inquietante, terribile. Noi non siamo dei giuristi e la sentenza è scritta in un italiano annaspante, faticoso e involuto, ma fra le righe si legge con chiarezza una storia davvero poco edificante: quella di una ragazzina minorenne stuprata da due maggiorenni in macchina. La vittima porta addosso dei segni evidenti di quella violenza, delle ecchimosi, ma nella sentenza si minimizza con un apprezzamento spaventoso “ di lieve entità”, si sottolinea. Come se la violenza si dovesse misurare a numero di lividi! Poi si fa un riferimento al suo ritorno a casa ed evidentemente al fatto che la vittima non abbia detto subito quello che era successo. Come se fosse facile farlo! Come se non fosse noto ormai a tutti che ogni donna violentata si sente colpevole di ciò che ha subito, perchè condizionata dal modo di pensare diffuso: se una donna viene violentata è colpa sua, è lei che ha provocato il maschio.

Ogni donna non può che sentirsi ferita dalla violenza subita da un’altra donna, ma soprattutto da come la vittima viene trattata dopo. Da come oscuramente, lubricamente il suo corpo, la sua carne diventino qualcosa che chiunque possa profanare, saccheggiare, maneggiare senza alcun rispetto, non solo con gli atti, ma con le parole, le insinuazioni insultanti, le domande pelose. Come se le donne fossero qui solo in ragione di un maschio che possa approfittarne, come dell’acqua di una fontana per strada.

Emblematica è l’arringa dell’avvocato Angelo Palmieri, a “Processo per stupro” ( bellissimo documentario del 1979 di Loredana Dordi, trasmesso dalla RAI e che ricostruisce tutto un processo per stupro, filmato dopo filmato, arringa dopo arringa): «Che cosa avete voluto? La parità dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare l'uomo. Voi portavate la veste, perché avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire «Abbiamo parità di diritto, perché io alle 9 di sera debbo stare a casa, mentre mio marito il mio fidanzato mio cugino mio fratello mio nonno mio bisnonno vanno in giro?» Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza si fosse stata a casa, se l'avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente»

Ma tornando al testo della sentenza: è evidente leggendolo che comunque il tribunale considera veritiera la versione della vittima: dunque la violenza c’è stata, lei non era consenziente, e allora? E allora per un davvero curioso e parziale senso di rispetto dei diritti del reo, non è più obbligatorio tenere in gabbia le belve. Ma il passo più inquietante è questo: “ Infine, la ragionevolezza del regime introdotto nel 2009 non può essere fondata sull’esigenze di risposta all’allarme sociale per il moltiplicarsi di delitti a sfondo sessuale, esigenza che “non può essere peraltro annoverata tra le finalità della custodia preventiva e non può essere considerata una sua funzione”.

Insomma, sì l’allarme sociale è alto, i reati di stupro si reiterano, ma non è il caso di esagerare e tantomeno di costruirci sopra una normativa di legge. E’ come se la realtà quotidiana non potesse in alcun modo riflettersi sulla normativa, che segue un suo percorso di astratta giurisprudenza. Così la donna violentata fa parte di un mondo e le riflessioni tecniche sulle modalità di contenzione dei suoi violentatori di un altro. Il primo sporco, doloroso, ingiusto, violento e iniquo, il secondo algido, astratto, speculativo, che guarda alle leggi non per applicarle nel mondo reale.

E’ sempre la solita storia: c’è uno spirito e c’è una lettera della legge e c’è chi la applica fedele solo al principio, ma senza pensare alle ricadute sociali e morali. Mi viene in mente il muratore che mi rifaceva il pavimento e aveva completamente sbagliato il disegno delle piastrelle dopo un gradino, perchè invece di continuare dal gradino era ripartito dalla porta della stanza e dunque arrivato di nuovo al gradino il disegno non corrispondeva più, era tutto sfalsato. Alla mia stupita richiesta di spiegazioni su un modo di fare così demenziale, rispose compunto “A me mi comanda la porta!”. A noi ci comanda la legge, nella sua lettera più insensata e astratta, senza umanità e buon senso, come se fosse più importante applicare la norma, che comprendere quel che è più giusto, più umano e socialmente più utile fare.

Questo è un paese in cui, terribile metafora, comandano le porte, orbite vuote, oscure cavità senza sostanza. Vacue forme di passaggio. Tunnel bui. Corpi vuoti, senza importanza.

 

Barbara Fois

 

________

*La versione completa della locuzione è Faciamus experimentum in corpore vili - Facciamo un esperimento in un corpo vile.
Motto attribuito generalmente ai medici che, secondo l’opinione popolare, facevano le loro esperienze sui corpi di persone di poca importanza.

Approfondimenti:

alcune altre sentenze scandalose le trovate su:

http://it-it.facebook.com/senonoraquandofanpage/posts/339578416065202

 

3 gennaio 2012

CONSULTORI, RICOMINCIAMO DA...

Assemblea permanente delle donne contro la pl Tarzia
9 febbraio 2013

Scarpette rosse

Barbara Fois - Liberacittadinanza
8 marzo 2013

8 marzo: mimose nere

Barbara Fois - Liberacittadinanza
8 luglio 2012

Il silenzio rende complici

Carmen Marini - presidente Associazione Nondasola