Il precedente pericoloso

di Massimo Villone - Il Manifesto - 02/10/2015

Ave­vamo la Costi­tu­zione di De Gasperi, Togliatti, Nenni, Mor­tati, Cala­man­drei, Perassi e altri, a molti di noi cari. Una Costi­tu­zione che ha retto bene il paese per decenni, anche in momenti bui. Abbiamo da oggi la Costi­tu­zione di Renzi, Boschi e Cocian­cich. Ogni tempo ha gli eroi che si merita.

Quando fu pre­sen­tato per l’Italicum il noto emen­da­mento Espo­sito, fu chiaro che si poneva un pre­ce­dente peri­co­loso, tale da poter stron­care non solo l’ostruzionismo, ma qual­siasi dibat­tito o con­fronto par­la­men­tare. Rias­su­mere un det­tato nor­ma­tivo in un emen­da­mento da ante­porre e da votare prima degli altri ha infatti la con­se­guenza, secondo una let­tura nota­rile dei rego­la­menti, di far cadere ogni altro emen­da­mento per­ché l’Aula ha ormai deciso. Scrissi allora su que­ste pagine che il pre­si­dente avrebbe dovuto dichia­rare l’emendamento Espo­sito inam­mis­si­bile, per carenza di con­te­nuto nor­ma­tivo. Fece diversamente.

Vicenda simile abbiamo ora con l’emendamento Cocian­chic (1.203). Non importa chi l’abbia scritto. Cal­de­roli ha rife­rito in Aula voci per cui Cocian­cich «avrebbe detto a più per­sone che igno­rava il con­te­nuto ovvero la por­tata del suo emendamento».

Non sap­piamo se sia vero. Comun­que, non ci voleva un genio del diritto par­la­men­tare per infi­larsi nel varco aperto allora dalla deci­sione del pre­si­dente del senato sull’emendamento Espo­sito. La cosa fu già grave con l’Italicum. È ancor più grave adesso, con una riforma della Costi­tu­zione di grande momento. E non si può riba­dire abba­stanza che il senso della Costi­tu­zione, ed in spe­cie dell’art. 138, non è certo quello di favo­rire i truc­chetti per stron­care il dibat­tito, e arri­vare in qua­lun­que modo alla decisione.

Dopo tanto esi­tare, il pre­si­dente Grasso è sceso in campo per il governo. Per la verità, qual­che sospetto l’avevamo. Ne tro­viamo ora con­ferma nelle deci­sioni sull’ordine delle vota­zioni e sui subemendamenti.

Qual era il cor­retto ordine di vota­zione degli emen­da­menti? Secondo prin­ci­pio, gli emen­da­menti si votano a par­tire dal più lon­tano fino al più vicino al testo da emen­dare. In Aula, è stata con­te­stata a Grasso la scelta di met­tere in prima fila l’emendamento 1.203, e il pre­si­dente in realtà non ha rispo­sto. Ancor più signi­fi­ca­tiva la deci­sione di pre­clu­dere ogni sube­men­da­mento al Cocian­cich. Va infatti con­si­de­rato che gli emen­da­menti di mag­gio­ranza (quelli con­cor­dati in casa Pd) sono stati por­tati a cono­scenza dei sena­tori all’ultimo momento. Molti sono andati in Aula senza nem­meno averli visti. Il pre­si­dente ha deciso che i ter­mini per la pre­sen­ta­zione di sube­men­da­menti erano già sca­duti. Forse vero, ma le con­di­zioni reali del dibat­tito avreb­bero certo sug­ge­rito, se non impo­sto, almeno una breve ria­per­tura dei ter­mini. Appro­vato il Cocian­cich, Grasso ha anche respinto il ten­ta­tivo di sube­men­darlo attra­verso l’art. 100, comma 5, reg. sen., norma rara­mente invo­cata, che però avrebbe potuto con­sen­tire una almeno par­ziale ria­per­tura del confronto.

Il trucco c’è, e si vede. Con que­ste deci­sioni, l’approvazione del nuovo art. 55 della Costi­tu­zione si è sostan­zial­mente risolta nel voto sull’emendamento Cocian­cich, che ha pre­cluso tutti gli altri, men­tre veniva con­te­stual­mente impe­dito ai sena­tori di oppo­si­zione qual­siasi inter­vento in via di sube­men­da­mento. È stata così anche supe­rata una raf­fica di voti segreti, rischiosi per il governo. All’accusa di avere con­sen­tito l’uso stru­men­tale dell’emendamento 1.203 con­tro le oppo­si­zioni — avan­zata da molti nella seduta di gio­vedì — Grasso ha rea­gito con stizza, ma senza porre argo­menti. E nem­meno ha rac­colto le ripe­tute e insi­stite richie­ste di riu­nire la Giunta per il rego­la­mento. Non a caso. Come sap­piamo, i numeri della Giunta non sono blin­dati per il governo, e il pas­sag­gio poteva rive­larsi peri­co­loso. Ana­lo­ghe mano­vre si pre­an­nun­ciano per gli arti­coli suc­ces­sivi al primo. A quanto leg­giamo, per i sube­men­da­menti all’art. 2 il tempo con­cesso è mezz’ora.

Grasso pro­ta­go­ni­sta, dun­que. Avremmo pen­sato che il primo dovere di un pre­si­dente di assem­blea fosse nei con­fronti dell’istituzione pre­sie­duta. Dob­biamo ricre­derci. Pos­siamo forse capire l’atteggiamento tenuto verso gli 82 milioni di emen­da­menti Cal­de­roli, per cui poteva valere l’argomento che non si può mai favo­rire la para­lisi dell’istituzione. Ma que­sto era ieri. Oggi, vediamo Grasso schie­rato al fianco del governo. Erano pos­si­bili scelte diverse, e let­ture di rego­la­mento secun­dum con­sti­tu­tio­nem, più attente alla neces­sità che una Costi­tu­zione nasca da un con­fronto reale, e non per il soste­gno acri­tico di mag­gio­ranze occa­sio­nali e rac­co­gli­ticce, popo­late di anime morte e di voltagabbana.

Quanto accade ci con­ferma che la fu mino­ranza Pd ha sba­gliato facen­dosi rias­sor­bire nel grup­pone, e sostan­zial­mente scom­pa­rendo nel gorgo della rot­ta­ma­zione costi­tu­zio­nale. Un pezzo del paese non accetta la Costi­tu­zione di Renzi, senza se e senza ma per­ché quella che abbiamo è di gran lunga migliore. Il sena­tore Cocian­cich ci comu­nica in una inter­vi­sta di pre­fe­rire la pre­ci­sione e non la quan­tità come Cal­de­roli. Rispetto ad entrambi, pre­fe­riamo l’intelligenza.

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