LA TV PUBBLICA NEL NOSTRO PAESE: POTERE CENTRALE A ROMA E POTERE DEI SATRAPI TELEVISIVI REGIONALI

di Lino D’Antonio Napoli - Liberacittadinanza - 16/10/2013
Credo che sia ormai un dato acquisito e noto ai più il fatto che il servizio pubblico televisivo italiano sia un grave problema. Non in quanto pubblico, ma da un punto di vista di una rilevante caduta democratica, per l’essere preda e stazionamento del potere politico da troppi anni

Questa politica nostrana, che, per fini non di certo nobili, ma in nome del più mero opportunismo, ha digerito ed accantonato definitivamente il macroscopico conflitto di interessi, che ancora investe una delle parti in causa dello scenario politico. Sto parlando di Berlusconi magnate dei media. Ma chi ne parla più? Per un lunghissimo periodo la RAI è stata al servizio delle “grisaglie” democristiane, così come terra di conquista di craxiani ed affini. Fino all’ultimo ventennio, con l’occupazione militare di essa da parte dei berluscones e con spazi considerevoli nelle disponibilità del centrosinistra. Una vera e propria letteratura è venuta su a riguardo, per lo più indignata e recante la richiesta impellente di un mutamento di rotta. Invano!

Per effetto del risultato elettorale della consultazione di febbraio 2013, alla presidenza della Commissione di Vigilanza RAI, dopo la deludente gestione Zavoli della precedente legislatura, è stato nominato un esponente del Movimento 5 Stelle, Roberto Fico. La qual cosa ha fatto sperare, sulle prime, che potesse realizzarsi un reale rinnovamento. Ma, al momento, a parte la comparsata di Grillo sotto e dentro la sede RAI di Roma, nulla è accaduto di innovativo e si presume che nulla accadrà. Incapaci, politicamente, i 5 Stelle di incidere su di una situazione incartapecorita di potere trasversale. Oppure, adeguandosi essi ad un sistema, che si poggia esclusivamente sugli interessi di parte. O addirittura di fazione.

In un simile contesto, alla presenza, dunque, in RAI di un potere sommo ed incontrastato, pochi fanno caso o poco ci si occupa del potere dei satrapi televisivi locali. Qualche volta, sulla stampa nazionale, si è parlato di una qualche sbavatura nei TG regionali qua e là per l’Italia. Personalmente posso porgere testimonianza diretta sul TG della regione Campania, in cui vivo ed il cui responsabile è il dott. Antonello Perillo.

Questo telegiornale, al tempo della gestione di Massimo Milone (conclusasi nel febbraio di quest’anno), non è stato esente da critiche ed addirittura oggetto di una denuncia penale da parte dell’ex deputato dell’IdV, Francesco Barbato, sotto forma di esposto alla Procura della Repubblica di Napoli (procuratore Francesco Greco – 20 febbraio 2013). Azione legale a seguito dell’interrogazione presso la Commissione di Vigilanza, presentata dal suddetto onorevole, unitamente al senatore Francesco Pardi. Tale interrogazione si concludeva con una domanda indirizzata ai dirigenti di Viale Mazzini: “La Rai quali iniziative e provvedimenti intende assumere se non sostituire il capo – redattore Massimo Milone dal ruolo ricoperto attualmente di responsabile del TGR della Campania, per ripristinare in seno alla testata i principi di pluralità di informazione, obiettività, par condicio e i criteri di reclutamento, promozione ed accesso professionale di democratica espressione, quale si addice ad un organo di servizio pubblico”.

Un clima di scontri, di divisioni, di camarille e di favoritismi al TGR della Campania, è stato riportato anche da alcuni organi di stampa. Mentre, a riguardo, continuano le indagini della Magistratura, Milone, proprio a febbraio 2013, lasciava il suo incarico di Capo redattore, elevato alla carica, a Roma, di responsabile di Radio Vaticana. Del TGR da lui gestito, rimangono famose le continue interviste all’allora sottosegretario Antonio Martusciello; in tono minore ma frequenti quelle a Cosentino e Landolfi, sostituite nel tempo (dal 2010) a quelle frequentissime del governatore della Campania, Stefano Caldoro. Anche se il protagonista assoluto del TGR “miloniano” è stato il cardinale Crescenzio Sepe: con dati aggiornati all’estate 2011, ci sono stati 1.332 servizi sul cardinale di Napoli, a fronte di 1.820 giorni di arcivescovato. Molto meglio di Radio Maria!

Purtroppo nulla è cambiato al TGR della Campania con il successore Antonello Perillo, accreditato dalla stampa come sodale e continuatore della linea editoriale di Milone. Solo si è verificato un ridimensionamento del cardinale Sepe, a favore di una sovraesposizione esagerata del governatore Stefano Caldoro.

Vorrei poter dire al dott. Perillo che io, da contribuente, non gli ho conferito alcun mandato per usare i miei soldi a favore di una propaganda continua, pressante a favore del governatore in perfetto stile Minzolini. Non se ne può più di simile arroganza ed impudicizia. Ancor più grave, in quanto, come già sottolineato, proveniente dal servizio pubblico. E, tra l’altro, trattasi di un’informazione non aderente alla realtà, perché in Campania si vive male ogni giorno di più.

Vorrei chiarire che non ho niente di personale verso il governatore Caldoro, se non una sostanziale differenziazione politica, che mi separa inevitabilmente, del tutto, da questo esponente politico, il quale si dichiara socialista mentre rimane fedelissimo di Berlusconi e per la sua elezione ha usufruito anche dei voti della destra estrema. Ma se il TGR della Campania indirizzasse alla vasta platea di spettatori una informazione normale, corretta, senza l’abituale enfasi che la contraddistingue, si comprenderebbe molto di più la complessa realtà che stiamo vivendo. E quali difficoltà enormi incontrano le amministrazioni locali, siano esse di destra o di sinistra.

Su di una informazione televisiva con poche regole e non sempre rispettate, tace la politica e tacciono le istituzioni di garanzia. In tale scenario, il cittadino comune viene lasciato a se stesso e si consuma invano nell’indignazione e nell’impotenza, non essendo stata garantita a tutti la fruibilità del servizio, mediante l’esercizio di una forma di esclusione assai poco democratica. 

Spesso, in questo nostro paese, si addebita alla Magistratura il fatto che essa si arrogherebbe compiti non dovuti e di farsi supplente, inopinatamente, in tanti casi. Ma mi chiedo, riferendomi a quel cittadino comune nel quale a pieno titolo mi configuro e che si sente defraudato nel non ricevere, tra le altre cose, anche una corretta informazione per cui paga, cosa fare per ottenere un minimo di chiarezza e di giustizia. Visto che mancano le dovute risposte istituzionali, forse è il caso, come estrema ratio, di rivolgersi proprio ai giudici, per riportare tutto ad una condizione di normalità democratica.
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