Caso restituzioni M5s, gli impresentabili indignati per le mele marce di Di Maio

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 23/02/2018

Nella campagna elettorale peggiore della storia repubblicana, a quattro giorni dal divieto di diffusione dei sondaggi che il 14 febbraio confermano il M5S prima forza politica nel paese, ha fatto irruzione il caso delle irregolarità delle restituzioni e del relativo tradimento di valori costitutivi del movimento da parte di un numero di eletti che è andata definendosi. Ai cinque confermati dal gruppo di comunicazione del M5S impegnato nei controlli si sono aggiunti, secondo quanto diffuso dalle Iene sempre grazie alla loro “fonte anonima”, altri cinque nomi che includono anche una parlamentare nota come Barbara Lezzi, accusata di aver saltato un solo bonifico.

Le modalità e l’entità degli “ammanchi” sono tuttora in corso di verifica da parte del Movimento e Luigi Di Maio ha fornito per il momento una lista di 8 irregolari accertati (in cui non compaiono Barbara Lezzi né Giulia Sarti) definiti in modo chiaro “persone che per noi si autoescludono dal Movimento”.

E se – come hanno rilevato i sondaggisti – dopo lo scandalo per la mancata restituzione di ciò che i partiti con la bava alla bocca contro i grillini mentitori-truffatori-scrocconi si tengono ben stretto, il M5S continua a mantenere il suo patrimonio di preferenze al 27/28% non è solo perché può contare sulla “impermeabilità” del suo zoccolo duro “acritico” e “beota”, secondo la vulgata partitico-mediatica, ma soprattutto perché, come spiega la Ghisleri, è una forza che espelle facilmente chi sbaglia e quindi capace di una pronta auto-ripulitura.

In effetti se è ancora da verificare come sostiene Beppe Grillo che “alla fine il caso delle mancate restituzioni ci favorirà perché tutti si renderanno conto che sono stati restituiti i soldi ai cittadini”, è impossibile negare come in tutto questo scandalo il M5S sia obiettivamente parte lesa dal comportamento sleale e/o truffaldino di quella che per ora risulta una contenuta minoranza.

Naturalmente secondo i retroscenisti e i bene informati, come Jacopo Iacoboni della Stampa, alla sede delle Iene sta arrivando “una pioggia” di altre segnalazioni di “ammanchi grillini di altri big” e ci sarebbe materiale per altre due puntate, anzi si tratterebbe di un work in progress che sarà “centellinato” (ci azzardiamo di prevedere fino alla vigilia del voto), dato che come sottolinea con enfasi l’autore nel darci la sorprendente notizia “a Mediaset non hanno nessuna intenzione di fermare il lavoro delle Iene”. Ma non basta perché da Mediaset, se non sbaglio sempre saldamente nelle mani di Berlusconi Presidente & family, fanno sapere, si badi bene, “in maniera del tutto neutrale senza compiacimento né dispiacere”, come ci rassicura Iacoboni, che è stato aperto “un vaso di Pandora” ovviamente senza fondo, e ci mette sull’avviso che non si tratta di una questione di rimborsi ma di “politici che mentono”, nel caso che da soli non l’avessimo capito, senza farci mancare la sottolineatura d’obbligo che per un politico si tratta di “una suprema colpa”.

Quanto sia grave la colpa e quanto vada ad incidere nel caso specifico sull’identità del M5S l’ha spiegato molto chiaramente Peter Gomez, indicando con precisione le strade da seguire: dall’espulsione, alla richiesta di risarcimento per il danno di immagine fino alla denuncia penale per truffa là dove si possano ravvisare gli elementi oggettivi e soggettivi della fattispecie, tenuto conto che i casi e le situazioni degli “irregolari” sembrano tra loro differenti.

Sul fatto che la menzogna sia “una suprema colpa” per un politico siamo, credo, tutti d’accordo. Solo che l’indignazione dei grandi giornali, della stragrande maggioranza dell’informazione televisiva e dei politici “moderati” e “antipopulisti” scatta solo quando quando la difformità tra dichiarazione e comportamento riguarda un esponente del M5S. Quanto siano credibili, al di là dei punti deboli del M5S incapace di effettuare un controllo incisivo sulle restituzioni, gli attacchi virulenti di quei partiti che i mentitori seriali li hanno come capi, e le “mele marce” e gli impresentabili li cercano invece di cacciarli, in quanto voto et pecunia non olet, lo decideranno tra breve gli elettori.

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