Domani è un altro giorno

di Vincenzo Tradardi - Liberacittadinanza - 03/08/2013
Non è un sogno. Silvio Berlusconi esce veramente dalla scena politica, condannato in via definitiva con sentenza della Corte di Cassazione del 1° agosto 2013.

Il tempo dell’impunità, durato troppo a lungo, è giunto al termine. Non è solo il popolo italiano a tirare un sospiro di sollievo, è l’Europa intera, il così detto mondo occidentale. Nessuna sorpresa dunque per questa sentenza. Berlusconi era ormai una scheggia impazzita, un leader politico inaffidabile, fuori da ogni controllo.

A questo punto, dai poteri forti transnazionali, dalla Troika, è arrivato il semaforo verde. Mettere a tacere definitivamente l’uomo di Arcore era ed è ormai nell’interesse dei grandi gruppi finanziari. È così venuto meno lo scudo protettivo che ha permesso a Berlusconi per 20 lunghi anni di passare indenne attraverso i suoi mille fallimenti, i mille disastri politico-economici che hanno portato l’Italia nel baratro della recessione. Non solo dunque i tanti processi da cui è riuscito fortunosamente a sfuggire, con l’abilità e la spregiudicatezza di un giocatore d’azzardo. Inventando una nuova, inedita forma di partito, il partito-azienda. Giocando la carta di un populismo sguaiato e straccione e tuttavia capace di abbindolare masse vaste di elettorato. Semaforo verde dunque.

E il super presidente Giorgio Napoletano (che ci aveva già provato con Mario Monti con una strategia rivelatasi fallimentare) questa volta ha taciuto, lui che presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, ha dimesso ogni rude “moral suasion” nei confronti dei livelli alti del potere giudiziario. Se ne è andato in vacanza in Val Pusteria. I giudici della Corte di Cassazione, una volta tanto liberi di esprimersi secondo coscienza, questa volta hanno applicato la legge, quella “uguale per tutti”. E Berlusconi è stato condannato. Per frode fiscale, come Al Capone.

Quello che non hanno saputo fare i partiti, prima di tutto il PD dei Bersani, dei D’Alema, Veltroni, Letta e Epifani e via castando, lo ha fatto ancora una volta la Magistratura. Con buona pace di Niki Vendola che alla vigilia della sentenza non ha esitato a dichiarare: “ noi non possiamo aspettare il 30 luglio come fosse l’ora X del cambiamento. Sarebbe terribile se Berlusconi uscisse di scena non per via politica ma per via giudiziaria. Io Berlusconi voglio sconfiggerlo politicamente”. Campa cavallo! Per fortuna la Magistratura dunque, e non quella delle “toghe rosse”, ma quella aulica della Suprema Corte.

L’autonomia della Magistratura, incardinata nella nostra Carta Costituzionale si è rivelata ancora una volta un baluardo, l’ultimo, contro l’illegalità, contro la grande illegalità. Suona per questo un tantino sinistro l’accenno fatto, a margine della sentenza, da G.N., il sempiterno Presidente, secondo il quale, dopo questa sentenza, è ora di metter mano alla riforma della Magistratura. Non sembra il caso; se ne farà una ragione?

Tutta l’agenda politica, dopo questa sentenza, dovrà essere registrata e riscritta. Il governo delle larghe intese, cioè dell’inciuccio ne risulta annichilito. E ridicolizzata la sua indecente pretesa di mettere le mani cioè di manomettere la nostra Costituzione, quella Costituzione antifascista che secondo la JP Morgan dovrebbe essere invece cassata, trovando pronto ascolto.

Il PDL spaccato fra i fedelissimi e i tiepidi, cercherà di prolungare al massimo il governo Letta. È nell’interesse di Berlusconi, anche se ai domiciliari, ed è nell’interesse di tutti quei deputati pdl che non essendo più nella manica del Capo, temono come il diavolo l’acqua santa, il ritorno alle urne con il Porcellum. Forse è il momento giusto per modificarlo il Porcellum!

Il PD è alla deriva, nave senza nocchiero, anzi partito senza uno straccio di strategia alternativa. Alternativa non sulle formule ma sulle cose da fare che interessano i cittadini, il paese reale. Cercherà anche lui di prolungare il fantasma del governo Letta.

Il M5S del guru Grillo che pur ha conquistato punti con la forte opposizione in parlamento per fermare il treno della manomissione costituzionale, manifesta tutta la sua immaturità, non è in grado di esprimere egemonia e disegno generale di cambiamento.

C’è insomma un drammatico vuoto di potere, un deficit pesantissimo di rappresentanza politica , proprio in una fase in cui il paese avrebbe bisogno di una guida capace di cambiare direzione di marcia, di aprire nuovi orizzonti e nuovi, inediti scenari.

Nel paese ci sono intelligenze, capacità, passioni, competenze per produrre una svolta ma per far questo occorre un soggetto politico inedito. Non ci siamo riusciti fino ad ora. Sappiamo che è un compito molto difficile. Ce la possiamo fare? Nessuno si tiri indietro.

Vincenzo Tradardi

 

p.s. qualcuno dirà che Berlusconi non è ancora azzoppato, che ha ancora carte da giocare se ben aiutato dal PD. Ma almeno una notte immaginiamo che davvero domani sarà un altro giorno!

 

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