Fermare l’ulteriore estensione delle trivellazioni davanti alle coste della provincia di Ravenna

di Vincenzo Balzani - 28/03/2016
Lettera aperta di Vincenzo Balzani Professore Emerito di Chimica, Università di Bologna

Lettera aperta

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi

al Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi

al Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gianluca Galletti

al Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini

al Sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci

Egregi signori, siamo il gruppo di docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di ricerca di Bologna che nell’ottobre scorso scrissero al Presidente del Consiglio e ai ministri interessati chiedendo, con uno spirito di leale e piena collaborazione, di aprire un dibattito sulla Strategia Energetica Nazionale. Incredibilmente, non abbiamo ricevuto neppure un cenno di risposta. Abbiamo anche messo in rete un appello sul sito energiaperlitalia.it al quale hanno aderito molte centinaia di docenti e ricercatori, oltre a numerosissimi cittadini.

Come già sottolineato nella precedente lettera e nell’appello, bisogna rendersi conto che la fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e che, in ogni caso, ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli impatti dei cambiamenti climatici. La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta già avvenendo in tutti i Paesi del mondo. In particolare, l’Unione Europea ha messo in atto una strategia basata sul noto Pacchetto Clima Energia 20 20 20 e sull’Energy Roadmap che si pone come obiettivo un contributo dell’80% da parte delle energie rinnovabili nel 2050. Le energie rinnovabili, infatti, non sono più una fonte marginale di energia, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale e più del 40% in Italia, dove il fotovoltaico da solo genera energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari. La Strategia Energetica Nazionale, che il Governo ha ereditato da quelli precedenti, non segue la strada della transizione energetica. In particolare, col decreto Sblocca Italia il Governo ha facilitato e addirittura incoraggiato le attività di estrazione delle residue, marginali riserve  di petrolio e gas in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni fatte in sedi internazionali di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti, potrebbero addirittura compromettere un’enorme fonte di ricchezza certa per l’economia nazionale: il turismo.

Purtroppo, il Governo continua ad incoraggiare la dissennata ricerca di combustibili fossili nei mari italiani. Ministero dello Sviluppo Economico, con decreto n. 38 del 16 febbraio pubblicato sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse del 28 Febbraio 2015,  ha infatti autorizzato la società petrolifera Po Valley Operations PTY LTD (permesso di ricerca A.R94.PY) ad ampliare le attività di ricerca di gas e petrolio in mare entro le 12 miglia dalla costa, nonostante una legge del 2010 vieti tali attività entro questi limiti. L’area in cui la società australiana potrà trivellare passa da 197 a 526 chilometri quadrati.

Con la presente, sosteniamo con forza il ricorso fatto da Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano e WWF presso il TAR del Lazio contro i ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente, delle Infrastrutture e dell’Agricoltura e chiediamo al Presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini e al Sindaco di Ravenna Matteucci di opporsi fermamente ad attività che minacciano coste, spiagge, aree protette e luoghi di grande valore turistico e pregio paesaggistico.

Ribadiamo che l’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l'economia e l'occupazione, diminuire l'inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell'energia,  ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri Paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l'incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico e sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy. Nella speranza che si possa aprire un costruttivo dibattito sul problema energetico, sia in sede nazionale che regionale, auguriamo a voi tutti un proficuo lavoro per il bene dell’Italia.

 

Il Comitato

Vincenzo Balzani (coordinatore), Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università

Nicola Armaroli, Istituto ISOF-CNR

Alberto Bellini, Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi”, Università

Giacomo Bergamini, Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università

Enrico Bonatti, ISMAR-CNR

Alessandra Bonoli, Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, dell’Ambiente e dei Materiali, Università

Carlo Cacciamani, Servizio IdroMeteoClima, ARPA

Romano Camassi, INGV

Sergio Castellari, INGV

Daniela Cavalcoli, Dipartimento di Fisica ed Astronomia, Università

Marco Cervino, ISAC-CNR

Maria Cristina Facchini, ISAC-CNR

Sandro Fuzzi, ISAC-CNR

Luigi Guerra, Dipartimento di Scienze dell’Educazione «Giovanni Maria Bertin», Università

Giulio Marchesini Reggiani, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università

Vittorio Marletto, Servizio IdroMeteoClima, ARPA

Enrico Sangiorgi, Dipartim. di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informaz . “G.Marconi”Università

Leonardo Setti, Dipartimento di Chimica Industriale, Università

Micol Todesco, INGV

Margherita Venturi, Dipartimento di Chimica “G. Ciamician”, Università

Stefano Zamagni, Scuola di Economia, Management e Statistica, Università

Gabriele Zanini, UTVALAMB-ENEA

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