NO OIL – StopSeadrilling

di Legambiente Ravenna - 18/06/2015
un impegno comune per il futuro del mar Adriatico

Ecco una importante mobilitazione promossa a Ravenna da Legambiente, a cui anche il Comitato in Difesa della Costituzione ha aderito (vedi allegato). A seguire, un documento con importanti informazioni.

 

Sono 36.823 i kmq del Mar Adriatico croato suddivisi in 29 macro aree da investigare per la ricerca di idrocarburi. Un’attività che andrebbe ad aggiungersi alle 9 le piattaforme di estrazione di gas in acque croate e a quelle presenti nelle acque italiane. Qui le aree interessate da attività di ricerca petrolifera ammontano a quasi 12.000 kmq. Sono 6 le piattaforme già attive per l’estrazione di greggio. Nell’Alto Adriatico italiano, invece, sono attive 39 concessioni per l’estrazione di gas, da cui si estrae il 70% del metano prodotto in Italia. La strada intrapresa da alcuni Paesi, Croazia e Italia in primis, giustificata secondo la logica di incrementare la propria economia e la propria indipendenza energetica nazionale, è miope, di breve durata ed anacronistica. Le quantità di idrocarburi in gioco, infatti, inciderebbe di poco sull’economia e sull’indipendenza energetica dei singoli Stati, la maggior parte del guadagno andrebbe a compagnie private, che vedrebbero incrementare le proprie casse personali mentre i rischi e i possibili danni ricadrebbero sulla collettività.

         Il Mar Adriatico è un ambiente estremamente fragile per le caratteristiche proprie di “mare chiuso” che definiscono un ecosistema molto importante e già messo a dura prova. In questo contesto si inseriscono le nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi con tutti gli impatti che comporterebbero non solo per l'ecosistema marino, ma anche per le attività che oggi costituiscono un’importante ricchezza per i Paesi costieri come la pesca e il turismo. Inoltre la questione della sicurezza delle attività estrattive è al centro della direttiva 2013/30/UE, in recepimento da parte degli stati membri.                         Un altro riferimento importante è anche la direttiva 2008/56/CE, riguardante la Strategia marina, che ha   tra gli altri l'obiettivo del buono stato ecologico del mare al 2020 e prevede di valutare anche l’impatto cumulativo di tutte le attività per una gestione integrata del sistema marino-costiero.

       Alla luce di tutto questo chiediamo che siano messe in campo azioni per uscire dal petrolio e per tutelare il mar Adriatico, al di là dei limiti territoriali nazionali, con un impegno unitario su alcuni punti:

- fermare l’estrazione petrolifera nel mar Adriatico per scegliere un diverso sviluppo economico, sociale e ambientale;

- richiedere comunque l’avvio della procedura di VAS transfrontaliera, coinvolgendo tutti i Paesi costieri, per valutare l’impatto cumulativo delle attività di prospezione, ricerca e estrazione di idrocarburi;

- promuovere un’economia fossil free per un futuro pulito, efficiente e rinnovabile, aprendo prospettive di nuovi settori produttivi e con importanti ricadute anche occupazionali, oltre che ambientali. Un’azione determinante nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, su cui chiedere un impegno forte a livello internazionale già dalla prossima COP21, che si terrà a Parigi a dicembre;

-  lanciare una vera e propria vertenza ambientale dell’Adriatico, che affonda le sue radici nella storia di una civiltà che ha visto il mare come elemento comune delle popolazioni costiere. Occorre innanzitutto ripartire dalla valorizzazione del patrimonio ambientale a beneficio delle comunità locali, del mare e del territorio;

-  la tutela della biodiversità marina passa attraverso il rilancio di un’economia legata ad una pesca sostenibile che eviti lo sfruttamento delle specie più consumate e la promozione di una nuova idea di turismo legato al mare che faccia della sostenibilità ambientale il suo punto di forza.

-  per affrontare la centralità della questione ambientale in Adriatico occorre una assunzione nuova da parte di tutti. In questo contesto la richiesta della istituzione dell’area sensibile nell’Alto e Medio Adriatico, può dare un quadro di certezza e di norme agli interventi necessari per la tutela e la valorizzazione di questa grande risorsa.

-    Per realizzare tutto questo ci impegniamo fin da subito per una collaborazione importante fra tutti i Paesi costieri, con il concorso di tutte le realtà associative, istituzionali, politiche ed economiche delle sue coste, per l’avvio di un percorso comune.

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