Renzi l’accentratore e il passepartout delle riforme

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 03/07/2014

Il “ghe pensi mi” di Renzi procede imperterrito in Italia con Italicum e Senato dei non eletti come in Europa, dove la pretesa di imporre la Mogherini, in forza della comprovata inesperienza e della morbidezza nei confronti di Putin, alla carica di Alto Rappresentante per gli affari Esteri preoccupa comprensibilmente i paesi dell’Est ed indebolisce ulteriormente la credibilità del nostro paese.

A sottolineare il rischio che comporta il decisore unico che si circonda di solo di fedelissimi e tiene accuratamente alla larga personalità competenti che gli potrebbero fare ombra, per una volta, non sono stati i soliti “detrattori” per professione e per passione, ma l’ha fatto dalla prima pagina de il Corriere della Sera un’insospettabile “riformista” per vocazione e curriculum come Antonio Polito.

Renzi rassicurato dai consensi in Italia che lo danno al 43% di gradimento nei sondaggi e della benevolenza internazionale, in Francia è stato definito “il cocco d’Europa”, nel suo discorso di inaugurazione del semestre di presidenza italiana oppone l’orgoglio ed il coraggio (il suo) al “volto della noia, della stanchezza e della rassegnazione dell’ Europa se facesse un selfie”.

In un Parlamento europeo dove i partiti dei suoi omologhi, con l’esclusione della Merkel, sono stati brutalmente penalizzati dagli elettori Renzi si fa forte del suo risultato alle Europee e del suo “cronoprogramma” per le riforme. Benché naturalmente, al di là delle valutazioni, l’Europa si aspetti riforme di ben altra natura, in primis economiche, e nessuno gli abbia mai chiesto né auspicato una riforma istituzionale zoppa, sbilenca e irrispettosa della Costituzione, come si profila quella del Senato, a cui bisogna opporsi non solo nelle aule parlamentari, dove i numeri sono quelli che sono. 

In Italia sia lui che le belle statuine che ha schierato nello streaming con il M5S in forza delle preferenze ottenute alle Europee, chiudono la bocca a qualsiasi obiezione su Italicum e Senato dei non eletti scudati dall’immunità, con lo slogan“le riforme ce le chiedono l’Europa e undici milioni di elettori” e dunque non c’è tempo da perdere con chi si mette di traverso.

L’arroganza è tale che dopo Grillo e il M5S , con i quali Renzi tiene astutamente aperto un canale a fini  mediatici mentre quello politico è saldamente ancorato al tandem Berluscon-Verdini, il grande sabotatore è diventato Corradino Mineo, reo di non arrendersi al dogma del Senato dei sindaci/consiglieri, dell’immunità per dei non eletti, e dell’esclusione assoluta delle preferenze in una legge elettorale che riproduce i vizi del Porcellum.

Quanto sia prioritario l’accordo del Nazareno e preziosa l’immunità, su cui i partiti e il Pd al suo interno si sono esibiti in un palleggio di responsabilità tragicomico, l’ha riconfermato a 48 ore dalla riunione congiunta capigruppo in Fi il “tifo” esibito di Pier Silvio per il decisionismo di Matteo, comunicatore eccezionale, secondo solo a papà.  

Ma l’allievo ha buone possibilità di superare il “maestro”.

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