E' vero che l'ex premier ha una fedina penale “pulita” con alcun 
processo in corso nei suoi confronti. Ma è altrettanto vero che dei 
tanti nomi che si potevano scegliere quello di Amato è forse il più 
inopportuno in questo particolare momento politico che sta vivendo la 
nostra amata Italia. A parlare è la sua storia e non è un segreto che 
l'ex presidente del consiglio, uomo del partito socialista, sia stato 
amico (e mente giuridica) di uno dei più grandi corrotti e delinquenti 
che si ricordi come Bettino Craxi, condannato in contumacia e rimasto 
latitante. 
Si potrebbero anche discutere i suoi rapporti poco chiari nella vicenda di Tangentopoli, da cui comunque è uscito pulito. 
Per
 due volte presidente del Consiglio, chiuse la Prima Repubblica, 
alimentò la Seconda e fa capolino nella Terza. Tra il 1983 e il 1987, 
come già ricordato, fu braccio destro di Bettino Craxi a Palazzo Chigi, 
quindi presidente del Consiglio (1992 e 2000 al posto di D'Alema), 
presidente dell'Antitrust (1994-1997), ministro delle Riforme (1998), 
del Tesoro (1999), dell'Interno (2006-2008) e presidente 
dell'Enciclopedia Treccani, della Fondazione ItalianiEuropei.
Sicuramente è insoddisfacente il suo lavoro in favore della giustizia
 e della verità nel periodo storico delle stragi '92-'93. Non ricordiamo
 infatti, se non qualche cerimonia ufficiale, azioni od eventi di 
denuncia effettuati nell'arco di quegli anni che hanno profondamente 
segnato il nostro Paese. 
Un silenzio tombale da parte di un Governo che giustamente fu subissato dai fischi alla morte dei giudici Falcone e Borsellino. 
Certo
 non possiamo dire che la scelta di Napolitano non ci stupisce. 
Cos'altro avrebbe potuto fare un Presidente che, pur avendo il compito 
di rappresentare gli italiani onesti, preferisce nascondere le verità 
sotto al tappeto chiedendo conflitti di attribuzione nei confronti delle
 Procure che compiono il proprio dovere, o la cancellazione di 
intercettazioni che lo vedono al colloquio con un imputato (sepur per 
falsa testimonianza) del processo Trattativa Stato-mafia come Nicola 
Mancino?
Un presidente che non prova vergogna nel trattare 
indegnamente con un delinquente pregiudicato come Silvio Berlusconi che 
da mesi ormai minaccia di far cadere l'attuale Governo se non gli 
venisse concessa la grazia o se passi in Senato il voto sulla decadenza.
 Un uomo, Berlusconi, che ha truffato lo Stato e che è inquisito ed 
indagato per fatti altrettanto gravi. 
E il sospetto che la nomina di
 Amato rientri nel patto tra il Colle e il leader del Pdl per esentarlo 
dagli effetti della legge Severino, la quale prevede la decadenza di 
Silvio Berlusconi da senatore nonché la sua incandidabilità, c'è ed è 
ben presente. Basti ricordare che, su ordine di Craxi, il 4 febbraio 
1985 varò la prima legge ad personam in favore di B. permettendogli di 
acquisire il monopolio televisivo, (legge 4, numero 10).
Se alla fine
 il criminale di Arcore verrà accontentato ancora una volta si sancirà 
il potere della Casta e la compiacenza dei soliti “mediocri” che ci 
rappresentano. E tra questi, purtroppo, c'è anche il Capo dello Stato a 
cui non resta che suggerire un prepensionamento. Si faccia da parte, si 
dimetta, se non vuole essere ricordato come il Presidente della 
Repubblica che si è prostrato ai piedi del Potere in ogni sua forma. Dal
 mancato appoggio alla magistratura che cerca la verità sulle stragi, 
alla sempre più minacciosa riforma della Costituzione che potrebbe 
definitivamente condannare in fondo al baratro l'Italia.

    
