Il poco
onorevole parlamentare dovrebbe rappresentare la sovranità del popolo. Il
nominato rappresentante del popolo, rappresenta l’interesse di un corruttore impunito
che da venti anni ha in ostaggio il Pese.  Banalizzare la drammatica realtà vede
indifferenti, vili e complici. L’art. 49 della costituzione recita:
“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per
concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. 
Il
metodo democratico vuol dire, sezioni, organismi dirigenti, congressi. Il
metodo democratico costituisce la differenza fra partito e organizzazione criminale.
Un partito che non opera nell’interesse del bene della nazione dovrebbe
rispondere di sovvertimento degli ordinamenti dello Stato costituzionale di
diritto. Le istituzioni di vigilanza hanno fallito. La realtà certifica
incontrovertibilmente, il
 fallimento istituzionale italico.
Il fallimento economico italico, è prima di tutto istituzionale. 
Nessun 
paese veramente
democratico avrebbe permesso una simile bestialità. Le motivazioni della
 sentenza
di Palermo raccontano che la mafia ha avuto una funzione rilevante 
nell’attività
imprenditoriale del padrone del Pdl. Questo signore continua a detenere 
emittenze
televisive, controllare informazione e proventi della pubblicità. Con la
 proprietà del partito arriva ai massimi vertici dello Stato. Con il 
controllo del
partito ha il potere di nominare falsi rappresentanti del popolo nel 
luogo in
cui si esercita la sovranità. 
Questo pregiudicato ha nelle sue mani le 
palle
del governo che si dice abbia assunto l’ingrata responsabilità di 
raddrizzare i
conti pubblici. Il patto definito “larghe intese” nomina una trentina di
 “saggi”
che studiano la riforma della carta costituzionale. Sic! Il Paese 
degrada nella
classifica delle competitività. La perdita costante di posti di lavoro 
toglie
diritto a milioni di cittadini. Le riforme strutturali da mettere in 
agenda del
governo dovrebbero consentire di risalire le statistiche della 
competizione.
Quelle riforme non sono nell’agenda del governo che continua 
imperterrito a
difendere la “roba” dei parassiti che hanno portato il paese nel vicolo 
cieco. 
La
perdita di lavoro colpisce il paese reale, azzera il diritto di chi non 
ha speculato
con il debito pubblico, non ha acquistato immobili, non ha speculato in
operazioni finanziarie. Trovo criminale che chi non ha avuto 
responsabilità nella
crisi debba pagarne il prezzo. L’informazione servile, cancella ogni sua
 responsabilità
nell'aver raccontato che il liberismo avrebbe assicurato benessere per 
chi fatica. Il
sistema di potere tace che il liberismo ha portato ai massimi vertici 
dello
Stato il padrone del Pdl. Il liberismo ha affascinato una parte non 
secondaria
del sindacato, ex confederale, diventato corporativo, portato ad 
occupare gli
spazi del tradizionale sindacalismo “giallo”. La violazione sistemica 
dell’art
39 della carta costituzionale imporrebbe una seria riflessione. 
Se ai 
lavoratori può
essere attribuita una responsabilità, è quella di aver sostenuto 
passivamente le
linee del sindacato ex confederale, nella politica di “concertazione” 
che ha operato
la ridistribuzione di reddito a vantaggio d’imprenditori che si sono 
guardati
bene dal reinvestire nelle aziende. Le indagini statistiche dicono che 
quelle
risorse sono state investite nelle speculazioni immobiliari e 
finanziarie, se
non depositati nei paradisi fiscali. La condizione che vive il mondo del
 lavoro
è una conseguenza di una politica di classe perseguita lucidamente. La 
“concertazione”
è e resta subalternità a un modello di sviluppo fallimentare del 
capitalismo straccione italico. I teorici di quel
modello sfuggono da responsabilità che ha nome e cognome. 
I lavoratori 
hanno il
dovere di uscire dalla subalternità difensiva e ritrovare la capacità 
della contrattazione.
La crisi divide sempre di più il mondo del lavoro. Il rischio palese di 
una
lotta fra poveri con il caos sociale che consentirebbe al sistema di 
ridurre ogni spazio democratico. Dobbiamo pretendere che il sindacato 
esca dal
consociativismo della concertazione con un progetto di riunificazione 
fra chi
lavora lo ha e chi il lavoro lo cerca. Il sindacato deve tornare ad 
essere
confederale e rappresentare gli interessi di lavoratori e disoccupati. 
La
democrazia fuori dai cancelli non ha fatto comodo solo ai vari 
Marchionne, ma
ha fatto il comodo del sindacato consociativo che ha contribuito a 
reticolare
il sistema di potere. Si può uscire dalla crisi recuperando spazi di 
democrazia
avendo chiari gli obiettivi. I nemici della democrazia etichettano, 
radical-massimalista
se non pericolosi sovversivi chi difende la carta costituzionale 
chiedendone la
sua concreta applicazione. Il paese continua a essere governato da 
politiche di
penta-spartito. Il capo dello Stato deroga i compiti di prima
vigilanza. I moderati, detti riformisti, difendono il sistema che ha
determinato le disuguaglianze sociale in una distribuzione iniqua della
ricchezza. 
Il governo degli irresponsabili attende decisioni 
dall’Europa. Ma la
crisi italica poco dipende dall’Europa, molto dall’arretratezza 
istituzionale
di uno Stato che resta feudale. Chi sostiene che la crisi del governo
aggraverebbe la crisi economica, è in mala fede. Il governo delle larghe
 intese
rappresenta gli interessi patrimoniali e parassitari che sono l’origine 
della
crisi. Il governo non ha rimosso e non rimuoverà nessun vero ostacolo 
alla
politica di sviluppo. Il governo non ha nella sua agenda un modello di 
politica
industriale degna di questo nome. Il presidente del consiglio condivide
genericamente gli auspici di una detassazione del lavoro che sono in 
contrasto
con le politiche varate dal governo in difesa del patrimonio 
immobiliare. Gli atti sono
inequivocabili! 
L’ipocrisia del Pd nel dichiarare di essere condizionato
 dal
Pdl. Balle! Pd e Pdl son entrambi moderatamente espressione degli 
interessi
parassitari, patrimoniali, bancari, che da sempre hanno gestito il 
sistema di
potere italico. I dati statistici dicono che la concentrazione della 
ricchezza è
ulteriormente aggravata dalle politiche del governo che porta il 
bilancio dello
Stato temporaneamente sotto controllo con le controriforme della 
previdenza che
lascia senza reddito e pensione, migliaia di operai e operaie. Lo Stato
fallimentare ha rifiutato la separazione della previdenza 
dall’assistenza. Le
manovre costate sangue e lacrime per il popolo del lavoro, hanno 
aggravato la
disuguaglianza sociale esistenti. 
Il governo difende ad oltranza le rendite parassitarie proveniente dal patrimonio accumulato da politiche che sono all’origine della crisi. I responsabili del declino italico, continuano a manipolare lo Stato, in attesa che passi la crisi. La richiesta di cambiamento ignorata da una classe d’inetti, ipocriti al potere, che continuano a predicare moderazione che non è altro che difesa degli interessi dei parassiti.

    
