L'ipocrisia al potere

di Carmine Cocorocchio - 19/09/2013
Sulla 7/Tv, il parlamentare del Pdl contesta la sentenza di condanna di risarcimento di 541 milioni per corruzione giudiziaria. L’onorevole ripete che la sentenza è accanimento verso il capo del suo partito. L’onorevole parlamentare, difende chi gli garantisce il seggio parlamentare

Il poco onorevole parlamentare dovrebbe rappresentare la sovranità del popolo. Il nominato rappresentante del popolo, rappresenta l’interesse di un corruttore impunito che da venti anni ha in ostaggio il Pese.  Banalizzare la drammatica realtà vede indifferenti, vili e complici. L’art. 49 della costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Il metodo democratico vuol dire, sezioni, organismi dirigenti, congressi. Il metodo democratico costituisce la differenza fra partito e organizzazione criminale. Un partito che non opera nell’interesse del bene della nazione dovrebbe rispondere di sovvertimento degli ordinamenti dello Stato costituzionale di diritto. Le istituzioni di vigilanza hanno fallito. La realtà certifica incontrovertibilmente, il fallimento istituzionale italico. Il fallimento economico italico, è prima di tutto istituzionale.

Nessun paese veramente democratico avrebbe permesso una simile bestialità. Le motivazioni della sentenza di Palermo raccontano che la mafia ha avuto una funzione rilevante nell’attività imprenditoriale del padrone del Pdl. Questo signore continua a detenere emittenze televisive, controllare informazione e proventi della pubblicità. Con la proprietà del partito arriva ai massimi vertici dello Stato. Con il controllo del partito ha il potere di nominare falsi rappresentanti del popolo nel luogo in cui si esercita la sovranità.

Questo pregiudicato ha nelle sue mani le palle del governo che si dice abbia assunto l’ingrata responsabilità di raddrizzare i conti pubblici. Il patto definito “larghe intese” nomina una trentina di “saggi” che studiano la riforma della carta costituzionale. Sic! Il Paese degrada nella classifica delle competitività. La perdita costante di posti di lavoro toglie diritto a milioni di cittadini. Le riforme strutturali da mettere in agenda del governo dovrebbero consentire di risalire le statistiche della competizione. Quelle riforme non sono nell’agenda del governo che continua imperterrito a difendere la “roba” dei parassiti che hanno portato il paese nel vicolo cieco.

La perdita di lavoro colpisce il paese reale, azzera il diritto di chi non ha speculato con il debito pubblico, non ha acquistato immobili, non ha speculato in operazioni finanziarie. Trovo criminale che chi non ha avuto responsabilità nella crisi debba pagarne il prezzo. L’informazione servile, cancella ogni sua responsabilità nell'aver raccontato che il liberismo avrebbe assicurato benessere per chi fatica. Il sistema di potere tace che il liberismo ha portato ai massimi vertici dello Stato il padrone del Pdl. Il liberismo ha affascinato una parte non secondaria del sindacato, ex confederale, diventato corporativo, portato ad occupare gli spazi del tradizionale sindacalismo “giallo”. La violazione sistemica dell’art 39 della carta costituzionale imporrebbe una seria riflessione.

Se ai lavoratori può essere attribuita una responsabilità, è quella di aver sostenuto passivamente le linee del sindacato ex confederale, nella politica di “concertazione” che ha operato la ridistribuzione di reddito a vantaggio d’imprenditori che si sono guardati bene dal reinvestire nelle aziende. Le indagini statistiche dicono che quelle risorse sono state investite nelle speculazioni immobiliari e finanziarie, se non depositati nei paradisi fiscali. La condizione che vive il mondo del lavoro è una conseguenza di una politica di classe perseguita lucidamente. La “concertazione” è e resta subalternità a un modello di sviluppo fallimentare del capitalismo straccione italico. I teorici di quel modello sfuggono da responsabilità che ha nome e cognome.

I lavoratori hanno il dovere di uscire dalla subalternità difensiva e ritrovare la capacità della contrattazione. La crisi divide sempre di più il mondo del lavoro. Il rischio palese di una lotta fra poveri con il caos sociale che consentirebbe al sistema di ridurre ogni spazio democratico. Dobbiamo pretendere che il sindacato esca dal consociativismo della concertazione con un progetto di riunificazione fra chi lavora lo ha e chi il lavoro lo cerca. Il sindacato deve tornare ad essere confederale e rappresentare gli interessi di lavoratori e disoccupati.

La democrazia fuori dai cancelli non ha fatto comodo solo ai vari Marchionne, ma ha fatto il comodo del sindacato consociativo che ha contribuito a reticolare il sistema di potere. Si può uscire dalla crisi recuperando spazi di democrazia avendo chiari gli obiettivi. I nemici della democrazia etichettano, radical-massimalista se non pericolosi sovversivi chi difende la carta costituzionale chiedendone la sua concreta applicazione. Il paese continua a essere governato da politiche di penta-spartito. Il capo dello Stato deroga i compiti di prima vigilanza. I moderati, detti riformisti, difendono il sistema che ha determinato le disuguaglianze sociale in una distribuzione iniqua della ricchezza.

Il governo degli irresponsabili attende decisioni dall’Europa. Ma la crisi italica poco dipende dall’Europa, molto dall’arretratezza istituzionale di uno Stato che resta feudale. Chi sostiene che la crisi del governo aggraverebbe la crisi economica, è in mala fede. Il governo delle larghe intese rappresenta gli interessi patrimoniali e parassitari che sono l’origine della crisi. Il governo non ha rimosso e non rimuoverà nessun vero ostacolo alla politica di sviluppo. Il governo non ha nella sua agenda un modello di politica industriale degna di questo nome. Il presidente del consiglio condivide genericamente gli auspici di una detassazione del lavoro che sono in contrasto con le politiche varate dal governo in difesa del patrimonio immobiliare. Gli atti sono inequivocabili!

L’ipocrisia del Pd nel dichiarare di essere condizionato dal Pdl. Balle! Pd e Pdl son entrambi moderatamente espressione degli interessi parassitari, patrimoniali, bancari, che da sempre hanno gestito il sistema di potere italico. I dati statistici dicono che la concentrazione della ricchezza è ulteriormente aggravata dalle politiche del governo che porta il bilancio dello Stato temporaneamente sotto controllo con le controriforme della previdenza che lascia senza reddito e pensione, migliaia di operai e operaie. Lo Stato fallimentare ha rifiutato la separazione della previdenza dall’assistenza. Le manovre costate sangue e lacrime per il popolo del lavoro, hanno aggravato la disuguaglianza sociale esistenti.

Il governo difende ad oltranza le rendite parassitarie proveniente dal patrimonio accumulato da politiche che sono all’origine della crisi. I responsabili del declino italico, continuano a manipolare lo Stato, in attesa che passi la crisi. La richiesta di cambiamento ignorata da una classe d’inetti, ipocriti al potere, che continuano a predicare moderazione che non è altro che difesa degli interessi dei parassiti.

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