Mafia Capitale. Ci vuole una giunta di “salute pubblica”

di Aldo Pirone - 07/12/2014
Una rottura radicale con un sistema di potere germinato con le amministrazioni di centrosinistra diventato metastasi con Alemanno. I gattopardi già all’opera

Marino è un uomo fortunato. Fino a due giorni fa stava annaspando sepolto da sondaggi desolanti, con un picco all’ingiù nel gradimento dei romani, e la rivolta delle periferie promossa e guidata da una destra ringalluzzita. Ad aspettarlo al varco c’era la gran parte del PD comunale pronta a tirargli il collo per rientrare in possesso di tutta l’amministrazione e della giunta considerate poco organiche al sistema di potere. Il segretario dei democrats romani Cosentino gli aveva dato due settimane di tempo.

Poi, all’improvviso, il cielo scuro di piombo è stato squarciato dal raggio di sole di “mafia Capitale”, l’inchiesta della Magistratura romana capitanata dal procuratore Pignatone che ha messo a nudo un sistema di potere gestito da pezzi importanti del Pd e della destra. Una fogna a cielo aperto i cui miasmi tutti sentivano da anni ma che da quale scarichi provenissero nessuno era in grado di certificare.

In un solo colpo la retata promossa dai magistrati ha politicamente azzerato la destra e anche il PD romano prontamente, si fa per dire, commissariato da Renzi nella veste di segretario nazionale di quel partito. Il “rottamatore” si è però dimenticato di commissariare il gruppo comunale che è il vero posto dove si annodavano le protezioni politiche della famigerata cooperativa 29 giugno controllante il sistema fognario del “mondo di mezzo”.

Il “marziano” Marino che era stretto nell’angolo oscuro e penoso del rimpastino ha visto all’improvviso aprirsi una strada solatìa rilegittimato dalla sua estraneità alla cloaca di Carminati, Ozzimo, Gramazio, Odevaine, Coratti, Patanè, Alemanno e, ultimo ma non per importanza, di quel Buzzi, il “gran capo” come lo chiamava Micaela Campana responsabile del welfare del PD romano, il quale, non a caso, come risulta dalle intercettazioni, invocava la cacciata di Marino dal Campidoglio. Una compagnia di giro, politicamente bipartisan, di “stampo mafioso” come la definisce l’inchiesta della Magistratura.

Ora il Sindaco ha davanti a sé un’occasione unica: mettersi in sintonia con la città e con l’opinione pubblica che chiede giustizia e pulizia, generale e a fondo, oppure pensare di cambiare le dosi del rimpastino mettendo dentro ingredienti più “mariniani”.

Sarebbe un errore madornale. Ciò che di nauseabondo sta venendo fuori a Roma è un consolidato e senza frontiere tumorale sistema di potere germinato e cresciuto durante le amministrazioni del “modello romano”, da Rutelli a Veltroni. Un sistema cancerogeno diventato metastasi incurabile con il centrodestra di Alemanno. E’ con tutto questo, non solo con l’ultimo pezzo terminale, che occorre una rottura radicale.

Se Marino vuole effettivamente essere all’altezza della situazione deve abbandonare subito la prospettiva di rimpasti e rimpastini e azzerare l’attuale giunta. Non perché in essa non vi siano anche brave e oneste persone, ma come atto politico rifondativo del governo comunale e metropolitano. Da ciò ne trarrebbe forza anche il cambio di passo politico urgente e urgentemente richiesto dalla città degli onesti con un ritorno alla coerenza di impegni elettorali che in molti settori delle politiche amministrative sono stati disattesi, per non dire negati, in questi 15 mesi di vita della giunta Marino. A cominciare da una strategia che rimetta al centro dell’azione politica e amministrativa la questione delle Periferie e della loro riqualificazione.

La situazione di malcostume e corruttela richiede, su questo piano, misure straordinarie: la formazione di una giunta di “salute pubblica” composta di persone esterne ai partiti di maggioranza, competenti, specchiate, tratte dalla società civile che in questi anni ha combattuto il sistema di potere venuto alla luce.

Una giunta straordinaria vera. Non quella che in queste ore reclama anche Rutelli immemore delle sue lontane responsabilità politiche nel germinarsi del sistema maleodorante venuto alla luce. Quella sarebbe la giunta del Principe Salina, con il marchio del gattopardo.

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