A volte tornano...ma per fare cosa?

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 29/09/2010
Domenica su un quotidiano isolano filo governativo è uscita una intervista con Licio Gelli, che si scaglia contro la P3 e la cricca degli affaristi. Perché fare una intervista all’ex gran Maestro della P2? E’ retrologia chiederselo, o è davvero un messaggio? E cosa vuol dire?

E’ in uso dire “a volte ritornano” quando si parla di politici - come Cirino Pomicino, o Forlani ( poi subito fortunatamente riscomparso) - che per un po’ sono spariti dalla scena (evento rarissimo!!!) e che poi ricompaiono misteriosamente.

In realtà “ A volte ritornano” è il titolo di un libro di Stephen King, una antologia dei suoi primi racconti - che uscì nei primi anni ’70 su una rivista che si chiamava Cavalier ( quando si dice il potere di un nome!) - da cui furono poi tratti films molto famosi su zombies, demoni, mostri e revenants... dunque questa traslazione sul mondo della politica non ci pare poi così peregrina.

Il punto però è un altro: ma quando tornano è per fare cosa??

Sto pensando a una intervista a Licio Gelli, uscita domenica sulle pagine di un quotidiano sardo, dopo molto silenzio. Oggi, fra l’altro sono 7 anni esatti (28 settembre 2003) dall’uscita di una famosa intervista a Gelli, sul quotidiano Repubblica, in cui il Venerabile a proposito del programma di Berlusconi diceva “Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa...

Si riferiva al suo piano di eversione della democrazia in Italia, detto “Piano di Rinascita democratica”, in cui la parola “democratica” aveva un significato preciso e subito detto addirittura al punto 1 della Premessa: “L' aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema” Buffo pensare che il mero fatto di evitare un bagno di sangue facesse pensare alla democrazia! In realtà era ugualmente il piano di una dittatura strisciante e silente, anche più spaventosa di un golpe violento. Basta leggere il piano nella sua interezza per restarne sconvolti. L’idea era quella di avere degli uomini in tutti i partiti del centro sinistra ( per il PSI si indicava Craxi, tanto per non dimenticarcelo mai!), nei maggiori giornali indipendenti, anche comprandoli - è detto con brutale franchezza, apertamente - per avere il controllo completo del paese. Leggere quel piano di espugnazione e pensare all’Italia di oggi è tutt’uno, tanto che ve lo riproponiamo qui, perché tutti lo possano leggere e meditarci sopra.

Il controllo sarebbe stato nelle mani di clubs segreti e di poche decine di persone, strategicamente posizionate nei gangli vitali del paese. La TV di stato sarebbe stata azzerata a favore di altre, private e in mano a gente fidata.

Come si sa il 17 marzo del 1981 le fiamme gialle trovarono a villa Wanda, di proprietà del Gelli, in provincia di Arezzo, tutta la documentazione riguardante queste persone, che erano già iscritte a una loggia segreta: la P2. P come propaganda. “Negli elenchi della loggia erano iscritti i nomi di quattro ministri , 44 parlamentari, tutti i vertici dei servizi segreti SISMI e SISDE, comandanti della Guardia di finanza, alti ufficiali dei Carabinieri, generali, militari, prefetti, funzionari, magistrati, banchieri, imprenditori, direttori di giornali, giornalisti... Fondati sospetti fanno ritenere che gli elenchi integrali della P2 siano rimasti nell'ombra, la piovra della P2 toccava ogni cosa e controllava l'Italia intera. Il commendatore Gelli in un intervista affermerà: " La P2  è stata un'esperienza unica e irripetibile” (www.loggiap2.com ). Fra le persone che facevano parte della P2 c’era anche Silvio Berlusconi (tessera 1816), Fabrizio Cicchitto e Maurizio Costanzo, ora tornato come il prezzemolo nella RAI. Ma guarda un po’.

Nel frattempo Cossiga aveva costituito Gladio, un corpo militare segreto, creato in funzione anticomunista.

Molte cose succedevano in quel finire degli anni ’70, principio degli anni 80: comprese stragi di stato come a Brescia, a Bologna e su vari treni, come l’Italicus.

Se si mettono insieme tutte queste cose e l’invenzione degli opposti estremismi e della strategia della tensione, si comincia a capire il ruolo reale delle BR e chi ne era il burattinaio, soprattutto per quanto riguarda il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro.

Ma torniamo all’intervista di domenica scorsa. Perché Gelli torna a parlare? E perché lo fa da un giornale poco diffuso fuori dall’Isola e poco importante? Per dire cosa ne pensa della cosiddetta P3 e di quelli che ne fanno parte. E perché forse per quello che deve dire sa che non sarebbe ospitato in altri contesti. Ma quello che dice è un messaggio forte e chiaro.

Al giornalista che gli chiede cosa ci sia in comune fra P2 e P3 risponde “Senta, potrei anche offendermi. Come si fa a paragonare una associazione massonica, e dunque seria com’era la P2, a un sodalizio tra affaristi, finalizzato solo a fare soldi?...Noi si aveva sei ministri, un’ottantina di generali, il mondo dell’economia e dell’editoria. Tutti legati da una idealità: fare il bene del Paese e cercare di regalargli istituzioni più forti. Eravamo legati dall’anti-comunismo, non dalla voglia di fare affari.” E ribatte poi con forza “...quest’associazione non può essere assimilata alla P2. Le cronache raccontano non di un sodalizio massonico, finalizzato a fare del bene. Se sono vere le cose che dicono i magistrati, questi signori pensavano solo a fare gli affari loro.” E poi continua “La politica dei giorni nostri ha perso ogni riferimento ideale. Tutti, maggioranza e opposizione, sembrano più tesi a fare i propri interessi, quelli della propria famiglia e del proprio gruppo di potere. Si pensa a soldi e potere. E si trascura che il paese affonda...”

E alla domanda del giornalista che chiede se non salva proprio nessuno, nemmeno Berlusconi, che pure faceva parte della P2, Gelli risponde “Oggi mi sembra troppo incerto, alla ricerca di una sterzata che non arriva mai. E poi non mi piace questa guerra continua con la magistratura.” E quindi osserva “...vedo che oggi non si dimette più nessuno. Tutti sono indagati e fanno finta di niente. Attorno a Berlusconi c’è troppa gente che pensa agli affari propri e non all’alta politica.”

Beh, considerando che nel suo piano di rinascita aveva scritto "Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile.”, si può capire che il cavaliere e la sua cricca non gli piacciano molto. Berlusconi lo ha deluso: troppi scandali, troppe escort, troppi amici “mariuoli”, troppi interessi personali esibiti platealmente: non è più il suo delfino e vuol farlo sapere, così il Venerabile gran Maestro lo molla come una patata bollente. Del resto ormai lo stanno mollando tutti. Anche se domani avrà la fiducia, comprandosi voti e seggi, il problema della sua precarietà rimane, lui sì più saldo che mai. Perché la gente che si fa comprare resta sempre in vendita e domani può essere ricomprata da altri. E’ solo questione di tempo.

 

Berlusconi Gelli

« Con la P2 avevamo l'Italia in mano. Con noi c'era l'Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia. »

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