Accà nisciuno è fisso

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 04/02/2012
Il Presidente Monti parla del posto fisso come un traguardo da dimenticare e commenta “del resto il posto fisso è così monotono...”. Dopo la sparata di Martone sugli studenti sfigati, arriva anche questo commento infelice: ma questa gente dove vive?

Ah, Presidente Monti, che peccato! Stava andando così bene! Era stato così bravo, anche a rispondere con ironia a Calderoli, sulla cena di capodanno. E poi se ne esce con una frase così infelice...

Il presidente Monti ha detto che il posto fisso non esiste più e che i giovani debbono abituarsi a questa nuova realtà. Una realtà per altro a cui nessuno di noi li ha preparati, perchè tutto sommato non riuscivamo a crederci davvero nemmeno noi genitori.

A noi, a suo tempo, avevano detto “Studia, laureati in fretta, che poi trovi subito un lavoro.” Ed è stato vero. Non solo c’era il lavoro, ma potevamo anche scegliere. E così abbiamo continuato a dirlo ai nostri figli, dicendoci che la crisi era solo un momento passeggero... del resto il cavaliere non faceva altro che rassicurarci tutti sul fatto che la crisi vera non ci avrebbe nemmeno sfiorato e che lavoro ce ne sarebbe stato per tutti. Ora sappiamo fin troppo bene che non è così. La crisi potrà anche passare, ma non potrà mai più tornare la disponibilità di lavoro di un tempo. Quindi va bene che qualcuno lo dica. Che non si continui l’ipocrita commedia al capezzale del moribondo: il posto fisso è morto, è inutile cercarlo, bisogna prendere quello che c’è. Questo non vuol dire però che questo lavoro di ripiego non debba comunque essere tutelato egualmente, perchè è bene non confondersi e distinguere correttamente fra flessibilità e precariato. E nemmeno deve voler dire che i giovani diventino dei nuovi schiavi, carne da macello, manodopera a costi zero, come ai primi del ‘900.

Non è dunque questa crudezza nel togliere ogni dubbio e speranza che ci disturba, è quel commento stupidamente superficiale, quel tentativo maldestro di sdrammatizzare che ci ha inferocito: “E poi diciamolo: che monotonia il posto fisso!”

Sì, non esagero, ci ha inferocito. Perchè di storie amare di giovani senza lavoro, nè fisso nè precario, ne conosciamo purtroppo tante, tutti noi. E non abbiamo voglia di scherzarci sopra.

Ne posso raccontare alcune emblematiche, vissute in prima persona attraverso i miei giovani laureati. G.T. si laurea con 110 e lode e dignità di stampa. E’ brillante, ha una mente analitica, sottile, una vera passione per la ricerca, capacità e motivazioni. Partecipa a qualche convegno come relatore, con risultati che mi inorgogliscono. Non ci sono borse di studio disponibili all’Università, comincia dunque la ricerca di una supplenza nelle scuole. Dopo due anni di brevi incarichi in sedi a dir poco disagiate e senza riuscire a inserirsi in una graduatoria che sembra cambiare ogni minuto, grazie ai continui ritocchi di un ministro demente, passa il mare e lavora per un anno in un autogrill sull’autostrada, in terra romagnola. Torna distrutto, fa il muratore, l’imbianchino, l’ambulante. Poi un giorno mi telefona: è felice! Ha fatto il concorso per vigile urbano e lo ha vinto. Ora ha un lavoro che gli consentirà di vivere la sua vita senza pesare sui suoi. Gli faccio i miei auguri e complimenti. Chiudo il telefono e mi metto a piangere.

T.Z. è una ragazzina talentuosa, piena di iniziativa, innamorata della materia. Fa un Erasmus a Barcellona, torna, si laurea e riparte subito per la Spagna: preferisce far la cameriera lì, che aspettare all’infinito un posto che qui non avrà mai. Oggi dirige un ristorante a Barcellona.

A.M. è davvero l’allieva che tutti vorrebbero avere: intelligente, sensibile, colta, piena di passione e di idee. Si mantiene agli studi facendo la “make up artist” in un grande magazzino. Dopo la laurea lotta disperatamente per fare il mestiere per cui ha studiato, ma invano. Prende una seconda laurea e fa incetta di master: ha un elenco di titoli lungo un braccio. Inutilmente. Oggi è nello staff direttivo di quello stesso grande magazzino.

A.G. era borsista, ma secondo le nuove direttive la sua borsa di studio non è stata rinnovata. Nemmeno quella di sua moglie. Sono senza lavoro e hanno il mutuo della casa da pagare e un bimbo di pochi mesi.

M.V. fa l’operatore ecologico, R.C. coltiva la campagna del nonno, W.T e D.P. sono andati all’estero... centinaia di storie come queste. Talenti sprecati, intelligenze sottoutilizzate, ma soprattutto esseri umani avviliti, mortificati, frustrati nelle loro capacità, nelle loro aspirazioni, nei loro sogni e nei loro sacrosanti dirittti.

Perchè uno che studia storia, o diritto, o medicina, o quel che volete, deve poi avere il diritto di costruire il proprio futuro usando le proprie competenze, non inventandosi qualcosa, giusto per campare. Perchè un domani che società sarà mai questa? Istituzionalizzeremo l’arte di arrangiarsi? Ognuno diventerà un analfabeta tuttologo e tuttofare? Chi insegnerà ai nostri nipoti? Gli accozzati figli di papà che vincono i concorsi perchè gli altri si ritirano? E ogni riferimento a un sottoministro molto fortunato è puramente casuale.

Dunque, commenti sfigati a parte, gentile Presidente Monti per favore ci eviti altre brutte sorprese: lasciamole al cavaliere le infelici battute sul lavoro che non c’è. Non vorremmo proprio che anche lei dicesse un giorno a una bella ragazza disoccupata, di trovarsi un marito ricco. Questo film lo abbiamo già visto e non ci è piaciuto nemmeno la prima volta. Grazie.

 

Barbara Fois

Ps. Tutti i ragazzi di cui ho parlato in questo articolo, non uno escluso, si sono laureati PRIMA dei 28 anni. Ma sono egualmente sfigati. Forse perchè nessuno di loro ha un padre con amici potenti.

Pps. Chi volesse saperne di più su Martone, si legga il pezzo di Travaglio. Dopo averlo letto gli dedicheremmo volentieri “ Ragazzo fortunato” di Jovanotti. Perchè non solo qui nessuno è fisso, ma nemmeno fesso.

http://www.primadanoi.it/news/524502/Martone-la-biografia-di-Travaglio-%C2%ABaiutato-a-sua-insaputa%C2%BB.html

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